Intervista a Migliucci su Davigo

 di Valentina Stella Il Dubbio 2 settembre 2021

Per l'avvocato Beniamino Migliucci, past president dell'Unione delle Camere Penali italiane, la soluzione per abbattere il numero esorbitante di procedimenti proposta da Piercamillo Davigo sul Fatto Quotidiano, ossia abbattere il numero degli avvocati, «è ridicola, una sciocchezza. Per lui probabilmente la macchina giudiziaria funzionerebbe meglio non con meno avvocati, ma proprio senza avvocati . Bisognerebbe invece intervenire sul panpenalismo. Ogni mattina, i cittadini italiani non sanno se quanto posto da loro in essere è una condotta lecita o illecita».

Avvocato complessivamente cosa pensa del pezzo di Davigo?

La questione del numero degli avvocati, legato al malfunzionamento della giustizia, è una vecchia fissazione del dottor Davigo. L'aveva anche quando era presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati. Non ama molto gli avvocati,  tanto è vero che è stato l'unico presidente dell'Anm che ha negato l'interlocuzione con l'Unione delle Camere Penali e con l'avvocatura in generale.

Davvero?

Sì, certo. Nei miei quattro anni al vertice dell'Ucpi, Davigo è stato per un anno, invece, al vertice dell'Anm. Non ha mai voluto interagire con noi. Questo fa capire molte cose. Per lui probabilmente la macchina giudiziaria funzionerebbe meglio non con meno avvocati, ma proprio senza avvocati. Il pezzo rileva chiaramente un pregiudizio smaccato nei nostri confronti.

Leggendolo traspare il fatto che lui ritenga gli avvocati degli azzeccagarbugli.

Emerge chiaramente questo suo pensiero, lo si capisce già dal titolo 'L'orda inutile degli avvocati', anche se, come lei sa, non lo ha fatto lui ma sintetizza perfettamente il suo pensiero. Ma basta poi guardare quante righe dedica al numero degli avvocati per capire che per lui questo è il vero problema della giustizia. Più esplicita la conclusione dell'articolo, quando scrive che la giustizia possa rappresentare per noi avvocati un ammortizzatore sociale e una sorta di reddito di cittadinanza. Questo è estramemente offensivo nei confronti della nostra categoria.  Per lui l'eccessivo numero di avvocati aumenta il contenzioso ma non è affatto così. Per il settore penale quanto sostiene è semplicemente ridicolo. Per questo, avrei da suggerire un nuovo titolo all'articolo, prendendo spunto dal fatto che lui propenda per un numero chiuso alla facoltà di giurisprudenza o in alternativa il numero chiuso delle avvocati. Il titolo potrebbe essere: 'Sì al numero chiuso delle sciocchezze'.

Perché?

I rimedi per ridurre il carico della giustizia non sono quelli individuati dal dottor Davigo. Cominci col dire che la depenalizzazione non è una illusione. Non è vero, come lui sostiene, che tutto quello che si poteva depenalizzare è stato depenalizzato. L'Italia è uno dei Paesi al mondo con il più alto numero di condotte sanzionate penalmente. Ogni mattina, i cittadini italiani non sanno se quanto posto da loro in essere è una condotta lecita o illecita. Inoltre ci sono eccessive sanzioni che sfociano nel penale; invece  in altri Stati sono di tipo amministrativo. Quindi il primo rimedio per ridurre il carico dei procedimenti è quello di ridurre il penale. E guarire dalla grave malattia di cui soffre il nostro Paese: il cosiddetto panpenalismo. Tutto diventa penale. La verità è che i partiti non hanno il coraggio di depenalizzare o di ridurre l'area del penale per ragioni di carattere elettorale. 

Davigo sostiene che occorre ridurre la perseguibilità d'ufficio e soprattutto potenziare i riti alternativi e il patteggiamento.

ll potenziamento dei riti alternativi è un problema vero che l'Ucpi ha sottolineato da tempo, ma non nel modo che lui sostiene, ossia inasprendo le pene per chi sceglie il rito ordinario. Ciò rileva una concezione autoritaria e giustizialista del processo. Per Davigo chi sceglie il dibattimento  dovrebbe essere punito. Ma questo invece è un diritto dell'imputato. Se i riti alternativi fino ad oggi sono  falliti in parte la colpa è anche della magistratura: lei pensi che per il patteggiamento e il rito abbreviato viene previsto uno sconto di pena di un terzo. Ma spesso i magistrati non concedono le attenuanti generiche perché sostengono che uno ha già beneficiato di un terzo in meno della pena. E quindi questo di certo non incoraggia a percorrere questa strada. Da quando è nato il codice di procedura penale il patteggiamento è cambiato: prima non era parificato ad una sentenza di condanna, ora lo è a tutti gli effetti. E allora può esserci poca convenienza a scegliere questa strada. Ancora: ad oggi il patteggiamento è soltanto possibile per pene fino a cinque anni, bisognerebbe invece alzare il numero.

Ma proprio l'Ucpi tempo fa rivendicò la convergenza su temi quali la depenalizzazione e il patteggiamento proprio con l'Anm.

Quando ero presidente dell'Ucpi con l'allora presidente Anm, Eugenio Albamonte, si era d'accordo su questo, così come sul rafforzamento della funzione di filtro dell’udienza preliminare.  Anche adesso l'Unione ha portato queste istanze all'attenzione della Ministra Cartabia. Se l'udienza preliminare ad oggi è fallita è anche perché ci sono delle sentenze che hanno limitato quello che il legislatore aveva previsto, ad esempio con il 425 comma ter che immaginava la possibilità di dichiarare il non luogo a procedere quando vi erano degli elementi dubbi. Ora nel 97% dei casi l'udienza preliminare porta al giudizio. Il gup è diventato un mero passacarte.

Vuole aggiungere altro?

Sì, vorrei evidenziare la contradditorietà del dottor Davigo quando da un lato stigmatizza la durata eccessiva dei procedimenti,  dall'altro critica l'improcedibilità. Cosa vorrebbe Davigo? Non basta già che un processo per corruzione può durare vent'anni? Vuole che un processo duri all'infinito? Davigo non sa che la maggior parte dei reati gravi sono già imprescrittibili?

Ma neanche una cosa giusta dice Davigo?

In effetti concordo col fatto che la nostra macchina giudiziaria è obsoleta ma poi arriva il dottor Gratteri che dice che tutti i processi vanno fatti in video conferenza quando invece in moltissime Procure e in tantissimi Tribunali non funzionano nemmeno i computer.

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