Un volo di Stato per Deborah

 di Valentina Stella Il Dubbio 15 gennaio 2021

«Senza il mio viaggio annuale negli USA, vado incontro a morte certa»: è il grido di allarme che una donna di Varese ha lanciato con una lettera al Ministro della Salute Roberto Speranza, al Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiedendo un volo di Stato per il suo trasferimento. Lei si chiama Deborah, ha 44 anni ed è affetta da una gravissima malattia rara (mitocondriopatia ‘deficit congenito di zinco’, altri difetti di metabolismo e del trasporto dei metalli, encefalopatia mitocondrialemiopia) curabile solo presso l’Enviromental Health Center di Dallas (USA). Come racconta in un comunicato l'Associazione Luca Coscioni, che ha lasciato l’hashtag #UnVoloPerDeborah, «lo scorso marzo 2020 – in piena pandemia – la donna ha usufruito di un volo speciale dell’Aeronautica Militare per raggiungere il centro e ricevere le cure salvavita. Ora, il prossimo 21 gennaio, deve tornare a Dallas, per la visita annuale e il periodo di terapia, ma alla sua richiesta, l’Azienda Sanitaria ha risposto di usare un volo normale, poi parzialmente rimborsabile». Si tratta di una opzione impossibile da praticare, in quanto nessuna tra le più importanti compagnie aeree di voli commerciali contattate dalla donna può  garantire il rispetto delle condizioni richieste dalla sua situazione medica, tra cui la necessità di corretta refrigerazione di farmaci per molte ore, e di ossigenoterapia. Inoltre non esistono voli diretti ma solo quelli che prevedono almeno due scali con un viaggio stimabile pari a 39 ore: ciò metterebbe a dura prova il già precario quadro clinico della donna che andrebbe incontro ad un grave dispendio di energie che la esporrebbe a numerosi pericoli infettivi e virali. A ciò si aggiunge, scrive la donna al Governo, che « la quantità ingente di medicinali, farmaci, presidi sanitari etc. da trasportare per continuare le terapie salvavita presso il mio domicilio, una volta dimessa, fino a nuovo ciclo di cure, hanno un volume ed un peso notevole (parliamo in media di circa 4 valigie grandi da stiva, diversi contenitori per mantenere la catena del freddo, per un totale di circa 100 chilogrammi minimo). Ne consegue che la movimentazione della merce nei normali aeroporti per passeggeri è difficoltosa ed innaturale». Proprio l’Associazione Luca Coscioni si è attivata per aiutare Deborah, rilanciando il suo appello alle Istituzioni per chiedere al Governo di garantire un volo sanitario tutelato, altrimenti la donna va incontro a morte certa. «Stiamo vivendo tempi particolari, delicatissimi per le vite di noi tutti,  - dichiarano Filomena Gallo e Massimo Clara, rispettivamente Segretario dell'Associazione e legale del Comitato dei Giuristi della stessa - giorni nei quali ci si batte per salvare vite, qui non dobbiamo cercare un nuovo vaccino: la signora Deborah ha diritto ad un volo sanitario di Stato perché è indispensabile per salvare la sua vita e farle avere le cure necessarie a cui da tempo si sottopone grazie all'intervento del nostro Paese che oggi gli viene negato». A queste parole fanno ecco proprio quelle preoccupate di Deborah: «qui è in gioco la mia vita, e come cittadina penso che rivolgermi a Voi chiedendoVi un intervento diretto per poter proseguire le mie cure che mi mantengono in vita sia un mio diritto in affermazione del diritto alla cura previsto dall’art. 32 della nostra Costituzione».

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