«Bisogna vaccinare nel rispetto dei principi della Costituzione»

 di Valentina Stella Il Dubbio 20 gennaio 2021


Giuseppe Battarino, magistrato e scrittore, si occupa da tempo di problemi giuridici della medicina, collaborando con istituzioni e società scientifiche; è autore del “Diritto dell’emergenza sanitaria” e ha collaborato alla redazione del Codice deontologico degli infermieri del 2019.

Per la copertura vaccinale è stata data priorità agli anziani. È corretta la critica di chi sostiene che si sarebbe dovuto iniziare dai lavoratori per far ripartire l'economia?

Bisogna individuare gli scopi prevalenti di una campagna vaccinale come questa che non ha precedenti. La ripartenza dell’economia è una questione rilevantissima ma forse stiamo dimenticando quale potrebbe essere ( o avrebbe potuto essere) lo scenario di un’epidemia senza controllo. Un numero elevato di contagiati mette a rischio la tenuta stessa dell’organizzazione sociale: scenari di diffusione ampia del contagio, alternativi a quelli invece verificatisi grazie a misure di contenimento, porterebbero alla disgregazione sociale e quindi all’impraticabilità di ogni altro diritto. C’è poi il tema dell’attuazione dei principi costituzionali: non solo il diritto alla salute ma i suoi presupposti di solidarietà e di eguaglianza sostanziale, negli articoli 2 e 3, secondo comma; di qui la tutela da apprestare alle persone deprivate delle condizioni di piena salute ( soggetti fragili, anziani, immunodepressi, portatori di patologie croniche, ospedalizzati per altre patologie). Tuttavia il tema non è solo la costruzione di un elenco di priorità, bensì la fonte da cui deve derivare. Si tratta dell’attuazione di principi costituzionali, di decisioni che influiscono su diritti fondamentali dei cittadini: non può essere un atto amministrativo ( come è il piano del governo) ma la legge, discussa in Parlamento o al più un decreto- legge che in Parlamento deve passare.

I detenuti dovrebbero essere inseriti nelle fasce di priorità dei vaccini?

Anche in questo caso siamo di fronte a un delicato equilibrio, in un contesto concentrazionario che per sua natura è più esposto a produrre cluster di

contagi. Torniamo al punto essenziale: non possiamo affidarci esclusivamente a dichiarazioni e allarmi pure autorevolissimi di soggetti che si occupano della realtà penitenziaria, serve inserire il tema in una disciplina normativa generale.

Cosa pensa della polemica nata dopo che il Presidente della Regione Campania si è vaccinato?

Non credo all’” esemplarità” senza regole. È razionale pensare che i decisori politici si vaccinino non per dare il buon esempio – come qualcuno sostiene e ha praticato – ma perché il mantenimento delle strutture sociali, che un’emergenza epidemiologica severa porrebbe in crisi, necessita di centri decisionali mantenuti in efficienza.

Ma poi questi criteri sono davvero così rigidi?

Criteri affidati a un atto amministrativo – è la situazione attuale – diventano aggirabili senza apprezzabile reazione giuridica. Reagire contro chi si nasconde o chi salta la fila vuol dire anche avere procedure intellegibili, garanzie di un riconoscimento specifico e chiaro del diritto di vaccinarsi, delle modalità del suo esercizio, di eventuali sanzioni, di parametri certi sulla tutela giurisdizionale nel rispetto dell’articolo 24, primo comma, della Costituzione.

Si è aperto un dibattito anche sull'ipotesi che un datore di lavoro possa licenziare un dipendente che non si vaccini.

Le discussioni in corso si basano su un complesso di norme esistenti. Il rapporto di lavoro prevede obblighi del datore e obblighi del lavoratore: una situazione come quella che stiamo vivendo non consente di escludere, per attività esposte a particolare rischio, l’adozione di strumenti di reazione estremi come il licenziamento, fermo restando la necessaria prevalenza di una logica conservativa del rapporto.

Secondo lei sono configurabili dei reati se a seguito della decisione di un medico di non vaccinarsi un paziente si ammala o muore?

Un dato certo è la trasmissione interumana del virus, e dunque l’interruzione

della trasmissione data dalle misure di contenimento, dalle cautele individuali e in prospettiva dal vaccino. Delitti contro la vita e l’integrità fisica sono ipotizzabili; altro è invece la loro dimostrabilità in concreto, con una adeguata ricostruzione del nesso causale. In un contesto simile il lavoro dei pm è delicatissimo, e c’è da augurarsi la massima prudenza e riservatezza in eventuali casi che dovessero essere oggetto di indagine.

La bozza di nuovo piano pandemico prevederebbe di scegliere chi curare se le risorse sono scarse.

In questo caso un atto amministrativo non può contraddire le acquisizioni scientifiche della medicina dell’emergenza sulla scelta di priorità in caso di scarsità di risorse. Il triage viene da sempre praticato in scenari complessi o catastrofici: non è un abbandono dei pazienti ma una scelta di priorità continuamente soggetta a revisione in base a parametri scientifici. A questo bisogna costantemente fare riferimento, con fiducia in medici e infermieri preparati a far fronte alle evenienze più estreme.

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