Quella maestra ha subìto una ( ver) gogna pubblica

 di Valentina Stella Il Dubbio 26 gennaio 2021

Quando nella primavera del 2018 ventotto foto e due video che la ritraevano nell'intimità vennero fatti girare in una chat del calcetto dal suo ex, una maestra d'asilo di una scuola nel torinese si è vista crollare il mondo addosso. Avvisata da una sua amica di quanto successo, chiede all'uomo di rimuovere tutto, ma lui le risponde incomprensibilmente «la nostra relazione era basata soltanto sull'attrazione fisica». Quindi una assenza di affetto nei confronti della donna lo aveva fatto sentire autorizzato a condividere quegli scatti privati.


Secondo la querela che presenterà poi la ragazza, assistita dall'avvocato Domenico Fragapane, l'ex le avrebbe anche chiesto di non denunciarlo, altrimenti «avrebbe diffuso ancora più video». Di lì a breve la maestra viene contattata dalla madre di una bimba dell'asilo, moglie di un compagno di calcetto dell'ex fidanzato, che aveva scoperto tutto attraverso la chat del marito. Secondo la giovane, la donna le avrebbe detto di non sporgere denuncia nei confronti del ragazzo, sennò avrebbe informato la direttrice dell'asilo privato, avrebbe ritirato la figlia e lei avrebbe rischiato


il posto di lavoro.


Da quel momento la maestra inizia a subire una ( ver) gogna pubblica: commenti da bar da parte dei maschietti, malignità da parte delle donne. Come se nel 2021 dovremmo ancora pentirci o giustificarci per la nostra sessualità, spinta o meno che sia. La direttrice le avrebbe detto che «non sarebbe più stata compatibile con il lavoro» e che se non si fosse dimessa l'avrebbe licenziata scrivendo nel provvedimento la motivazione “hard” e avrebbe avuto «un marchio per tutta la vita, e non avrebbe mai più trovato lavoro neanche a pulire i cessi di Porta Nuova».


Inizialmente la ventiduenne rifiuta di dare le dimissioni ma poi, secondo la sua versione, avrebbe ceduto perché la dirigente scolastica l'avrebbe convocata a una riunione con tutte le colleghe e l'avrebbe svergognata. Doveva lasciare l'asilo, per evitare che «una madre si presentasse al mattino e dicesse: io non lascio mio figlio a una puttana».


Abbiamo usato il condizionale perché la sentenza di primo grado arriverà solo giovedì 28 gennaio: rito ordinario per la direttrice scolastica e una mamma, accusate l’una di violenza privata e diffamazione, l’altra di tentata violenza privata e illecito trattamento di dati personali. Il pm ha chiesto per loro rispettivamente 14 e 12 mesi di carcere. Nello stesso giorno ci sarà il rito abbreviato per altri due imputati ( un papà e una collega). L'ex fidanzato ha invece ottenuto la messa alla prova.


Bisogna precisare, rispetto a quanto letto altrove che, come sostiene al Dubbio


l'avvocato Fragapane, che «l'espressione revenge porn è sviante dal punto di vista giuridico in quanto in questo procedimento nessuno è imputato per questo reato, essendo i fatti accaduti prima dell'entrata in vigore della nuova normativa del Codice Rosso». Se invece fossero accaduti un anno dopo, gli imputati avrebbero rischiato pene più severe, fino a 6 anni di reclusione ( 612 ter c. p.).


A prescindere dalla fattispecie giuridica, per l'avvocato Domenico Fragapane «sebbene siamo nel ventunesimo secolo le questioni che attengono alla moralità, al privato e alla sessualità sono ancora nervi scoperti. Se a parole vi è un'apertura illuminata rispetto ai comportamenti che esprimono la libertà individuale, anche nel rapportarsi con il partner, nei fatti ci si comporta spesso tradendo quei proclami.


A ciò si aggiunge molte volte una totale mancanza di solidarietà tra le donne». E conclude: «molti, al di là dei diretti interessati, hanno dimostrato di non aver capito che la mia assistita è una vittima di un grave abuso. Ho letto su alcuni giornali qualcuno dire che la colpa era di entrambi, della maestra e dell'ex ragazzo: è una affermazione assolutamente non condivisibile» . Intanto la giovane maestra chiede solo di poter tornare a svolgere in qualche asilo il suo lavoro e per l'eventuale causa civile è tutto ancora da definire, bisognerà anche vedere come andrà sul fronte penale.

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