Costituzionale o no? i giuristi si dividono sull’obbligo vaccinale

 di Valentina Stella Il Dubbio 5 gennaio 2021

Vaccino anti covid- 19 obbligatorio sì o no? La questione si inserisce nel più ampio dibattito sul bilanciamento dei diritti alla salute, alla privacy, al lavoro, all'istruzione, come vi stiamo dando conto su questo giornale dall'inizio della pandemia. La difficoltà in questo caso sta nel trovare una interpretazione all'articolo 32 della Costituzione che prescrive: «1. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. 2. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».


Come ricorda il filosofo Maurizio Mori nel libro Bioetica ( Mondadori, 2002) «fino al 1958 non c'era il ministero della sanità e le questioni sanitarie erano di competenza del ministero dell'interno. L'approvazione dell'articolo 32 della Costituzione ha cambiato radicalmente questa prospettiva. Tuttavia l'interpretazione di questo diritto è stata controversa ed è ancora oggi oggetto di vivaci discussioni».


Ed infattti, proprio la possibilità di dover ricorrere alla obbligatorietà del vaccino contro la Sars- Cov2, qualora non si raggiungesse l'immunità di comunità entro la fine dell'estate 2021, sta alimentando molte riflessioni.


Ad inizio dicembre il commissario straordinario all’emergenza coronavirus Domenico Arcuri durante una conferenza stampa era stato lapidario: «Voglio dire che il vaccino sarà gratuito per tutti e obbligatorio per nessuno». Ma sarà davvero così? Se il Presidente


della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno non ha avuto dubbi e ha detto «Io lo farò, è un dovere», in realtà è difficile trovare una risposta unanime e un consenso collettivo.


Noi abbiamo raccolto il parere di diversi esperti in questi mesi. Come ci ha raccontato il costituzionalista Michele Ainis, «la somministrazione può essere imposta per legge perché c’è un interesse a tutelare la salute altrui, ma la legge non violi il rispetto e la dignità della persona», mentre per Ginevra Cerrina Feroni, costituzionalista e vicepresidente Authority per la Privacy, «il carattere “obbligatorio” del vaccino si porrebbe al di là dal perimetro costituzionale. Oltre a rappresentare un pericoloso precedente per la tenuta di uno Stato democratico». La sua netta contrarietà alla somministrazione obbligatoria del vaccino l'ha espressa sempre sul nostro giornale Paolo Maddalena, giurista, ambientalista ed ex vicepresidente della Consulta: «Nella seconda parte, secondo comma, si aggiunge: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».


In questo senso il vaccino, inteso come trattamento sanitario obbligatorio, può ritenersi incostituzionale ». Arturo Maniaci, professore di Istituzioni di diritto privato presso l’Università Statale di Milano, ci aveva invece dato ulteriori spunti di riflessione: «La vaccinazione non deve danneggiare il vaccinato e non deve causare effetti collaterali permanenti. Il legislatore italiano nel 1992 ha previsto un indennizzo per i danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a seguito di vaccinazioni obbligatorie. Si tratta ad esempio dell’antipoliomelite, antiepatite B, antimorbillo, antiparotite e antirosolia.


Nel 2005 la legge è stata modificata prevedendo ulteriori indennizzi».


Anche tra gli scienziati ci sono pareri diversi. Per il presidente dell'Istituto Mario Negri, Silvio Garattini «l’obbligo della vaccinazione è insito nel fatto che stiamo vivendo una pandemia, siamo in condizioni eccezionali».


Mentre per il neo presidente dell'Aifa, il virologo Giorgio Palù, «il decisore pubblico potrebbe decidere di imporre a medici ed infermieri la vaccinazione, pena l'impossibilità di esercitare la professione perché si mette in pericolo la salute pubblica». Una posizione mediana l'aveva partecipata sempre al Dubbio la senatrice a vita e scienziata di fama internazionale Elena Cattaneo per la quale «l'aver sancito un obbligo non può rappresentare un punto di arrivo, ma semplicemente la risposta più efficace ad uno stato di emergenza. Resto convinta che il vero traguardo l'avremo raggiunto quando, informando i cittadini su questo tema, ne avremo fugato i timori, almeno quelli più irrazionali, in modo da costruire un patto di fiducia tra scienza, istituzioni e società civile». Una opinione simile ce l'aveva espressa il professor Antonio Clavenna, capo dell'unità Farmacoepidemiologia dell'Istituto Mario Negri: «renderlo obbligatorio potrebbe consentire di raggiungere più rapidamente una copertura abbastanza elevata ma ci sarebbe il rischio che diventi un boomerang. Potrebbero infatti aumentare le resistenze in chi è già contro».

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue