«Paragonato a Mengele, assolto dopo nove anni»

 di Valentina Stella Il Dubbio 19 gennaio 2021

Invidie lavorative, gogna mediatica e «personalizzazione» della pubblica accusa: così si rovina una eccellenza italiana. Il suo nome è Paolo Macchiarini,  pioniere dei trapianti di trachea con l’uso delle staminali: accusato nove anni fa dalla Procura di Firenze che ne ottenne l’arresto eseguito mentre operava in Ospedale, è stato definitivamente assolto dalla Cassazione il 15 gennaio 2021 . «Il mio cliente - ci dice l'avvocato Francesco Bevacqua - ha subìto due processi presentandosi davanti a due gip diversi, un Tribunale della Libertà, un Tribunale in composizione collegiale, due diverse Corti di Appello e tre diversi collegi della Suprema Corte. L'aspetto rilevante è che il pm che aveva indagato e che aveva ottenuto la misura cautelare per il mio cliente finito ai domiciliari per circa un mese, durante le indagini passate ad altro P.M., per ragioni di carriere era arrivato alla Procura Generale.  Da quella posizione per ogni 'non luogo a procedere' o assoluzione da noi ottenuta  impugnava o con appello o con ricorso per Cassazione». Per il legale vi è stato pertanto, più che un accanimento, «una personalizzazione della vicenda da parte del suddetto Procuratore, che ha acquisito anche lustro dall'inchiesta dato lo spessore dell'imputato». Infatti, ci racconta sempre il legale, «da quanto si legge nella sentenza assolutoria di primo grado nel corso del dibattimento è chiaramente emerso che Macchiarini, che all'epoca lavorava in un ospedale a Barcellona, venne chiamato dall'allora assessore alla sanità Enrico Rossi perché al Careggi di Firenze a quei tempi il reparto di chirurgia toracica vantava un primato negativo: quello di essere la maglia nera d'Italia per la mortalità intraoperatoria. Una volta arrivato al Careggi Macchiarini trovò una situazione di manifesta ostilità e antipatia da parte di alcuni colleghi che non accettavano i cambiamenti richiesti  e messi da lui in atto». Dopo, intorno al chirurgo si scatenò una forma di invidia provinciale e «venne montato un grande scandalo: aveva troppi privilegi, eccessiva autonomia, voglia di comandare pur non avendo i meriti. Il tutto proseguì con una denuncia della moglie di un paziente che, travisando completamente quello che gli aveva detto Macchiarini le cui parole furono registrate dalla signora, si rivolse ad un finanziere». Parte l'inchiesta e i pm lo accusano di aver indotto i pazienti in condizioni di minorata difesa a farsi operare privatamente  o anche all’estero versando soldi direttamente a lui, di aver modificato anche le liste operatorie, i registri operatori  e avere commesso vari abusi.  Truffa, tentata e consumata, tentata concussione, peculato, abuso d’ufficio e falso i reati che gli erano stati contestati (19 reati nel complesso). Con lui vennero indagati a vario titolo anche altri medici, una caposala e due direttori di Careggi: tutti poi assolti nel corso di questi anni. «Quello che deve essere chiaro - aggiunge l'avvocato - è che quando Macchiarini viene arrestato, come leggiamo nella sentenza del Tribunale di Firenze presieduto dal Giudice Dott. F. Gratteri, la mortalità del Careggi era quasi azzerata. L'interesse pubblico è stato dunque perseguito. Allora perché questo accanimento nei confronti di Macchiarini? Perché addirittura nel corso di una requisitoria il procuratore generale arriva a dire che il mio cliente è come Mengele, chiedendo la trasmissione degli atti per procedere per sperimentazione illecita su esseri umani?». Insomma Macchiarini è passato dall'essere il Mozart della chirurgia ad un criminale di guerra: questa narrazione, questo marchio ha rimpolpato pagine e pagine di cronaca tanto da portare a dire a Macchiarini a poche ore dall'ultima sentenza di aver subito «una gogna mediatica strategica in quanto metodica, sistematica, violenta e persecutoria». La sua carriera si è sbriciolata con il passare degli anni: « ha avuto - termina l'avvocato Bevacqua -  delle esperienze all'estero ma le vicende giudiziarie lo hanno inseguito ovunque. Praticamente ora è quasi disoccupato, anche se è stato considerato tra i dieci migliori chirurghi al mondo. Allora io mi chiedo: quanto è costato allo Stato tutto questo, tra intercettazioni, proroghe di indagini, infinite udienze e processi? Chi pagherà per questa inefficienza?».

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