Bossetti, ora si potranno analizzare il Dna e i reperti

 di Valentina Stella Il Dubbio 14 gennaio 2021

Alla difesa di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva per la morte di Yara Gambirasio, sarà data finalmente la possibilità di effettuare per la prima volta le analisi sui reperti. Ieri infatti la Prima sezione penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini presentato contro i provvedimenti della Corte di Assise di Bergamo che aveva invece ritenuto inammissibile la loro richiesta. Ora altri giudici bergamaschi dovranno determinare, come spiega al Dubbio l'avvocato Salvagni, «solo le modalità operative di accesso ai reperti. Infatti, affinché il risultato dei test sia utilizzabile in sede processuale, deve essere ottenuto mediante l'osservanza di una procedura. Si deve instaurare il contraddittorio e fissare un giorno in cui verrà consentirà la visione dei reperti alla presenza di tutte le parti con i consulenti». Per il legale di Bossetti «è un primo segnale positivo verso la verità dopo diversi anni di strenua lotta. All'uomo non è stata mai data la possibilità di difendersi realmente. Sicuramente ha avuto processi regolari; ciononostante l'unica cosa che sarebbe servita, ossia una perizia terza sui reperti, non è stata mai concessa. Il nostro è stato un forzato atto di fede verso il lavoro degli inquirenti». La revisione del processo non è però dietro l'angolo, tuttavia, spiega Salvagni «ora è più fattabile». Come tutti sappiamo la prova regina che ha condannato Bossetti è stata quella del Dna: «i nostri esperti ora potranno analizzare 54 campioni di Dna insieme a tutto ciò che era stato posto sotto sequestro durante la fase delle indagini preliminari, in particolar modo a noi interessa l'abbigliamento della povera Yara, dagli slip ai leggings, al giubotto». I tempi tecnici per la nuova decisione non si possono definire con certezza al momento ma potrebbero volerci al massimo un paio di mesi: «noi cercheremo di marcare stretto la Corte di Bergamo, perché già abbiamo perso un anno per inutili schermaglie» assicura Salvagni. Come è noto il caso della morte di Yara Gambirasio ha toccato e unita tutta Italia intorno al dolore della famiglia, però una grande divisione di opinione si è creata negli anni intorno alla colpevolezza del muratore di Mapello, come ci racconta sempre l'avvocato Salvagni: «siamo partiti con il tweet dell'allora Ministro dell'Interno Angelino Alfano che scrisse 'Individuato l'assassino di Yara Gambirasio' nel giorno dell'arresto del signor Bossetti, e con tutta l'opinione pubblica che chiedeva la testa del nostro assistito; poi ci sono stati i processi che hanno risentito pesantemente della gogna mediatica. Dopo, cercando di far capire alle persone come stanno realmente le cose, siamo riusciti a spostare significativamente la barra tanto è vero che adesso la maggioranza dei cittadini crede nell'innocenza di Bossetti». A proposito di questo, in passato Salvagni, anche da questo giornale, si era chiesto "Chi ha paura dell'innocenza di Bossetti?". Oggi  è questa la risposta che si dà: «secondo me è il sistema che ha paura. Evidenziare una verità diversa significherebbe far crollare un dogma, ossia il lavoro dei Ris. Il loro dato scientifico è stato definito incontrovertibile. Eppure, a nostro parere, nel caso specifico del Dna gli esami sono stati fatti dal Ris in spregio a tutte le best practices scientifiche. Abbiamo fatto mettere agli atti ben 261 anomalie che non sono state prese in considerazione». 


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