Magistrati fuori ruolo, il governo ha scherzato: restano tutti a via arenula

 Valentina Stella dubbio 28 febbraio 2024


Il bastone e la carota: così si potrebbe riassumere l'atteggiamento adottato dal Governo e dalla maggioranza nei confronti della magistratura. Basti guardare a quanto accadrà oggi in Commissione giustizia del Senato e quanto accaduto ieri nella speculare della Camera. Stamattina a Palazzo Madama verrà il votato favorevolmente il parere non vincolante redatto dal senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin allo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di riforma ordinamentale della magistratura che introduce due ulteriori osservazioni: una valutazione non più a campione ma complessiva sulle cosiddette ‘pagelle’ per le toghe ma soprattutto l’opportunità che il Governo valuti «la possibilità di prevedere l’eventuale introduzione di test psicoattitudinali per i candidati in ingresso nei ruoli della magistratura». Sui due punti si è registrata una convergenza tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, benché sui test psicoattitudinali per i magistrati il partito di Giorgia Meloni nelle scorse settimane avesse chiesto una riflessione. Sulla proposta si erano espressi subito a favore sia Fi che il Carroccio. Per il Partito democratico si tratta di una vera e propria «provocazione, di berlusconiana memoria, che evoca l'idea che il problema della magistratura sia la sanità mentale dei giudici. Una vera sciocchezza, se non fosse che si tratta dell'ennesimo tentativo di delegittimazione della magistratura, secondo un disegno oramai esplicito volto a metterne a rischio indipendenza, autorevolezza, autonomia. Un clima inaccettabile che continueremo a denunciare e contrastare», hanno dichiarato dichiarano i senatori  Alfredo Bazoli, Franco Mirabelli, Anna Rossomando e Walter Verini. Infatti già il fondatore di Forza Italia propose i test nel 2008, ma prima di lui nel 2003 ci fu Francesco Cossiga e addirittura nel 1976 Licio Gelli. «All’Italia – ha dichiarato il segretario di Area Dg, Giovanni Zaccaro- servono magistrati preparati, seri, onesti e che diano risposte di giustizia in tempi celeri. Queste mi paiono misure utili solo a cercare di trasformare un potere dello Stato, autonomo ed indipendente dagli altri, in una burocrazia pronta ad assecondare i voleri delle maggioranze di turno». Ma ora passiamo alla Camera. Ieri la deputata della Lega Simonetta Matone ha presentato in qualità di relatrice, in ritardo di un mese, il parere non vincolante allo schema di decreto attuativo per la riforma dei fuori ruolo. Pomo della discordia con l’opposizione un dietrofront clamoroso sui magistrati fuori ruolo. Infatti nel parere si legge che il taglio da 200 a 180 delle toghe dislocate nei ministeri e negli organi costituzionali entrerà in vigore al 31 dicembre 2025. La motivazione? Evitare che, «per effetto della riduzione del numero di magistrati collocabili fuori ruolo, le amministrazioni titolari di interventi previsti nel PNRR possano subire contrazioni nella disponibilità di personale proveniente dai ruoli delle magistrature e che, in generale, quella riduzione possa comportare effetti negativi per tutte le amministrazioni e gli organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, che si avvalgono di personale proveniente dai ruoli delle magistrature, prima che sia stato possibile adeguare l’organizzazione interna di quelle amministrazioni e di quegli organi alla riduzione del numero di magistrati collocabili fuori ruolo». Era nell'aria da settimane che tale tema fosse quello principale che stava ritardando l'arrivo dei pareri perché non solo c'era -  ed è confermata da fonti parlamentari  - una spaccatura nella maggioranza tra i favorevoli al taglio, ossia Fi, e i contrari, Lega e Fratelli d'Italia. Ma sarebbe intervenuto anche il Quirinale che avrebbe sollevato preoccupazioni per un taglio dei magistrati alla presidenza della Repubblica e alla Corte Costituzionale. In più il potente sottosegretario Mantovano avrebbe avuto la meglio sul Ministro Nordio. Un simile parere verrà presentato al Senato giovedì mattina (relatore Rastrelli di FdI).  Questa previsione ha suscitato le dure proteste del responsabile giustizia di Azione, Enrico Costa che ha dichiarato: «La legge Cartabia impone di ridurre il numero di magistrati fuori ruolo. Nordio prima fa scrivere la riforma dai fuori ruolo e li riduce di un nulla, da 200 a 180, ora fa dire alla maggioranza che i fuori ruolo sono essenziali per il PNRR e rinvierà la riduzione al 2026. È una palese violazione della legge delega che faremo rilevare in ogni sede (pur consapevoli che in ogni sede ci sono magistrati fuori ruolo)». Ed infatti la domanda è proprio questa: è fattibile da regolamento procrastinare questa parte praticamente al 2026? Anche il PD si è scagliato contro il Governo attraverso le parole dei deputati Debora Serracchiani e Federico Gianassi: «Dopo molte settimane di stallo e di rinvii la maggioranza ha deciso di rimandare tutto di due anni. Se ne riparla, forse, nel 2026. Si tratta dell'ennesima retromarcia della destra che si rifiuta di attuare la legge Cartabia sulla riduzione dei magistrati fuori ruolo. La decisione di oggi (ieri, ndr) della destra è clamorosa  perché sconfessa quanto avevano sempre detto ed è la dimostrazione delle loro divisioni che stanno bloccando di fatto il Paese».  Da segnalare che sempre ieri nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia di Montecitorio è stato incardinato il ddl Sicurezza, approvato in Consiglio dei ministri il 16 novembre. Tra le previsioni più discusse quella che consente agli agenti di pubblica sicurezza di poter portare senza licenza un’arma diversa da quella di ordinanza quando non sono in servizio. Mentre al Senato è proseguito senza intoppi l’esame del disegno di legge in “materia di sequestro di dispositivi e sistemi informatici” con la presentazione dei 62 subemendamenti. 

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