Intervista a Debora Serracchiani

 Angela Stella Unità 22 febbraio 2024

 

Riforme della giustizia ed esecuzione penale: ne parliamo con l’onorevole Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Partito Democratico.

È di martedì la notizia che il Governo ancora prende tempo sui pareri relativi ai decreti attuativi su Ordinamento giudiziario e fuori-ruolo. Non è paradossale che lo stesso governo sta discutendo le modifiche da fare al suo stesso decreto legislativo, svilendo il ruolo delle Commissioni?

La maggioranza è divisa e non riesce a trovare una sintesi e con essa il Governo. Questo accade spesso costringendo le Commissioni a periodi di inattività o, al contrario, a decise accelerazioni che incidono negativamente sulla qualità dell’azione legislativa. Nel merito della questione dei fuori ruolo ciò che il governo prospetta è una riduzione minimale che non utilizza gli spazi concessi dalla riforma Cartabia che consentivano la riduzione ben più significativa dei magistrati fuori ruolo. Noi, a differenza della maggioranza di destra, non abbiamo mai pensato che la funzione del magistrato fuori ruolo debba essere contrastata in sé perché quelle competenze sono estremamente utili. Ciò che va evitato è un numero eccessivo che finisce per determinare due conseguenze negative: una maggiore scopertura di organico della magistratura e una relazione troppo stretta tra politica e magistratura che invece meritano di essere distinte

Secondo il rapporto Antigone, a causa del decreto Caivano stanno aumentando i minori nelle carceri. Eppure il sottosegretario Ostellari al Foglio aveva detto che giustizia minorile non equivale al solo carcere.

I numeri sono chiari e ineludibili. Da questi non si può sfuggire: dall’inizio del 2024 sono già 500 i ragazzi detenuti nei 17 istituti di pena per minori presenti sul territorio nazionale. È il record degli ultimi dieci anni. È fuor di dubbio che con il dl Caivano si è facilitato l’uso delle misure cautelari per i minori. La previsione di nuovi reati, l’inasprimento delle pene e la spinta solamente repressiva, non solo non hanno nessun effetto deterrente come è evidente, ma stravolgono il processo penale che era un fiore all’occhiello del nostro Paese. Fino ad ora il carcere per il minore era l’extrema ratio e la rieducazione e il reinserimento sociale la priorità. Questo paradigma è stato capovolto.

Lei ha dichiarato: "La separazione delle carriere è sbagliata perché compromette l'obbligatorietà dell'azione penale con pubblici ministeri che finiranno sotto l'esecutivo. Una riforma che, nei fatti, minerà l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge". Eppure Nordio ha escluso più volte questa possibilità ma soprattutto la proposta dell’Unione Camere Penali recepite da quattro gruppi in Commissioni Affari Costituzionali esclude letteralmente questa possibilità. Allora perché questa preoccupazione?

Mi permetta di risponderle che ho pochissima fiducia nelle parole del Ministro Nordio che dichiaratosi garantista e liberale ha introdotto nell’ordinamento da quando insediatosi una decina di nuovi reati e dimostrato di poter vestire senza troppi problemi la giacchetta del panpenalista. Lo stesso Ministro Nordio, peraltro, più volte è stato smentito dalla propria maggioranza. Quanto alle Pdl depositate, nei fatti saranno sotto l’esecutivo. Del resto nei Paesi a cui spesso si fa riferimento, i pubblici ministeri sono eletti direttamente dal popolo, oppure sotto l’esecutivo o indipendenti. Una volta separati dalla magistratura indipendente ed autonoma, i pubblici ministeri non opereranno certo nell’iperuranio.

Detenuto picchiato a Reggio Emilia, molti punti oscuri sulla morte di Stefano Dal Corso, suicidi in aumento. Cosa stanno diventando le nostre carceri?

La magistratura in modo rigoroso dovrà accertare i fatti e determinare le responsabilità. Le nostre carceri, spesso fatiscenti, con spazi inadeguati e sempre più sovraffollate stanno diventando una sorta di discarica sociale e la tensione cresce. A questo si aggiunga la cronica carenza degli agenti di polizia penitenziaria, degli educatori, dei medici, degli psicologi, dei funzionari giuridico pedagogici e del servizio sociale.

L’altro giorno lei e il suo collega Gianassi avete rilasciato una dichiarazione titolata dalle agenzie “Carceri, Pd: Delmastro dà i numeri?”. Ci spiega meglio?

I posti disponibili nelle carceri italiane sono circa 47.000, a fronte di oltre 61.000 reclusi. Delmastro prima di dare numeri a casaccio, dovrebbe confrontarsi con il capo del Dap. Mentre per il sottosegretario il governo assicurerà 7.300 posti in più nelle carceri per colmare i 9.100 mancanti, per Russo l’obiettivo del Governo è realizzare 3.800 nuovi posti! I conti non tornano.

Tra l’evento al Nazareno e i numerosi emendamenti presentati al Ddl Nordio vi siete concentrati molto sulle carceri.  Non temete in vista delle Europee di portare avanti un tema impopolare?

Il carcere è nel bene e nel male lo specchio della società. Il Pd ha nel proprio dna l’attenzione agli ultimi e ai fragili, per questo il carcere è una nostra priorità. Del resto occuparsi del carcere significa occuparsi anche di sicurezza e garantirla, come dice il prof. Giostra, preoccupandosi non di “quando” esce un detenuto ma di “come” esce dal carcere. Tutto il contrario di quanto sta facendo il Governo.

Ddl Nordio: voi avete presentato diversi emendamenti. Tuttavia il contraddittorio anticipato e il gip collegiale servono a tutelare maggiormente l’indagato.

Sul contraddittorio anticipato non abbiamo sollevato obiezioni di principio, solo chiesto che ci fosse una deroga più ampia per reati particolarmente gravi. Quanto al GIP collegiale, il problema è che si tratta di una previsione del tutto inapplicabile, perché con gli obblighi di astensione soprattutto nei piccoli tribunali si rischia la paralisi dell’attività, a meno di un aumento straordinario degli organici che non è fattibile né tantomeno previsto.

 

Una giudice di Brindisi ha sospeso il fermo della Ocean Viking. Un altro buco dell’acqua del decreto Cutro, dopo le decisioni Apostolico e il rinvio delle SSUU alla Corte di Giustizia Europea.

Il panpenalismo emozionale di questo Governo produce in molti casi leggi scritte male e in modo frettoloso, spesso neppure rispettose dei principi costituzionali ed internazionali.

Quali sono al momento i rapporti tra politica e magistratura? Non ritiene che la figura del sottosegretario Mantovano, ex esponente della corrente Mi, possa condizionare la politica giudiziaria in un senso ben preciso?

La presidente Meloni aveva detto di essersi lasciata alle spalle il conflitto con la magistratura. Non è evidentemente così e i fatti parlano da soli. Ed è un fatto, altresì, che il Parlamento sia spesso esautorato della propria iniziativa e che tutto venga fatto dal Governo e da palazzo Chigi attraverso decreti legge.

Come crede che il Governo stia gestendo il caso di Ilaria Salis?

Il Governo ha iniziato ad occuparsi di Ilaria Salis con molto ritardo e solo dopo che il caso ha avuto visibilità mediatica. Sorprendenti e surreali in questo senso le parole del Ministro Tajani sulla impossibilità che Ilaria potesse essere ospitata nell’ambasciata italiana e quelle del Ministro Nordio che ha ritenuto addirittura responsabili i familiari della detenzione patita.

 

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