Nordio fa Salvini e sfida il Colle

 Angela Stella Unità 2 febbraio 2024

 

Una sfida al Presidente della Repubblica. Così appaiono le dichiarazioni rese dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio ieri intervenendo negli spazi del teatro della casa circondariale di Civitavecchia alla presentazione del programma “Scuola esercizio di libertà”. Facciamo un passo indietro: due sere fa il Capo dello Stato ha incontrato o meglio convocato al Quirinale il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo. E da indiscrezioni sembrerebbe che oggetto della conversazione sia stata la preoccupazione di Mattarella per il sovraffollamento carcerario e i suicidi in carcere, arrivati già a 14 dall’inizio dell’anno. Se il trend rimanesse questo, alla fine dell’anno raggiungeremmo un record assoluto, ossia oltre 140 suicidi di reclusi negli istituti di pena. Forse Mattarella ha voluto parlare a nuora (Russo) perché suocera intenda (Nordio). Eppure ieri il Guardasigilli ha detto che intervenire per ridurre il numero di detenuti “sarà oggetto di polemiche”, perché “bisogna pensare all'allarme sociale determinato da certi reati e alla disperazione dei parenti delle vittime”. E già a metà gennaio, durante l’illustrazione della Relazione sullo stato della giustizia al Parlamento, arrivò a dire che i suicidi sono inevitabili come le guerre e le malattie. La linea del governo è quella dettata dalla Costituzione, ha sottolineato Nordio che sempre ieri ha chiarito: “Siamo garantisti con un'enfatizzazione della presunzione di innocenza prima del processo ma con la certezza della pena dopo la condanna”. Dov’è finito quel Guardasigilli che appena dopo il giuramento da Ministro davanti a Mattarella esclamò: “La velocizzazione della giustizia passa attraverso una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati”? e soprattutto che in occasione della presentazione del calendario della polizia penitenziaria all'Università Roma Tre, disse: “La certezza della pena, che è uno dei caposaldi del garantismo, prevede che la condanna debba essere eseguita ma questo non significa solo carcere e soprattutto non significa carcere crudele e inumano”? Sparito: attraverso un processo osmotico, il suo pensiero è stato contaminato da Fratelli d’Italia e Lega. Questa trasformazione è confermata anche da un’altra circostanza. Nordio ieri ha risposto al Question al Senato a varie interrogazioni (Azione, Forza Italia, Movimento Cinque Stelle) inerenti proprio il sovraffollamento e i suicidi in carcere. “Il sovraffollamento dipende ovviamente da due fattori – ha spiegato il Guardasigilli -  la capienza carceraria e il numero di detenuti: o aumentiamo il primo o diminuiamo il secondo. Aumentare il primo è molto difficile perché la costruzione di un carcere nuovo postula un periodo di tempo che è incompatibile con le urgenze, diminuire il numero dei detenuti spetta in parte alla magistratura e poi anche a un eventuale ricorso a misure alternative alla detenzione. Però come vedete anche dalle polemiche odierne, in relazione ad un fatto specifico, quando la magistratura in modo sovrano applica una pena detentiva”  - ma forse è un lapsus e voleva dire “alternativa” -  “si grida all’incertezza della pena”. A cosa si riferisce? Al fatto che due giorni fa il ventenne legato al collettivo youtuber dei Theborderline, che il 14 giugno scorso alla guida del suv Lamborghini travolse una Smart a Casal Palocco uccidendo un bimbo di cinque anni, ha patteggiato una condanna a 4 anni e 4 mesi. Niente carcere per lui dunque. Questa decisione ha scatenato molte polemiche nell’opinione pubblica ma il primo due giorni fa a commentare la decisione è stato il vice premier Matteo Salvini: “4 anni per aver ucciso un bimbo di 5 anni? Una riforma della giustizia è quantomai necessaria”. E che dice Nordio ieri sempre da Civitavecchia? “Ci sono state accese polemiche per quella persona che ha ricevuto una condanna a 4 anni per un omicidio colposo stradale ed è stata sottoposta agli arresti domiciliari. Bisogna sempre pensare anche all'allarme sociale che viene determinato da questi reati e alla disperazione delle vittime o dei parenti che vedono una sorta di impunità da parte di chi commette i reati. Noi siamo molto garantisti su questo, come enfatizzazione della presunzione di innocenza prima del processo ma anche di applicazione certa della pena dopo la condanna”. Il miglior esempio di populismo penale e di visione della giustizia amministrata non secondo il metodo liberale, da lui sempre professato, ma attraverso il paradigma vittimario. Come scrisse Filippo Sgubbi in “Il diritto penale totale” (edizioni Il Mulino) “La vittima è l'eroe moderno, ormai santificato. L'abuso del paradigma vittimario, frutto del diritto penale emozionale e compassionevole, ha fatto sì che lo stato di vittima sia diventato desiderabile nello Stato di oggi”. Comunque la soluzione proposta da Nordio contro il sovraffollamento è la limitazione all’abuso delle misure cautelari: “Noi cerchiamo su questo di intervenire per esempio in un primo tempo limitando la carcerazione preventiva. La riforma che passerà tra poco in Senato devolvendo la competenza della custodia cautelare a un organo collegiale impedirà quel sistema di porte girevoli che porta alla carcerazione di una persona e la sua scarcerazione magari 10 giorni dopo l'arresto, in questo caso aumentando il sovraffollamento carcerario”, ha spiegato il ministro. Per quanto concerne i suicidi ha ripetuto: “I suicidi sono un fardello di dolore, prima di tutto per noi e costituiscono un intollerabile evento al quale bisogna tutti i modi cercare quantomeno di porre rimedio, ma naturalmente per rimediare a un fenomeno occorre conoscerne le cause. Per quanto riguarda l'aumento allarmante di questo mese, che speriamo venga invece invertito, come orientamento nei prossimi, noi non possiamo avere dei dati specifici sulle ragioni di questo particolare aumento, sappiamo però quali sono le cause generali dei suicidi, che sono quelli del sovraffollamento, delle difficoltà psichiche di alcuni individui e che cosa fare”. E cioè? Varie cose, tra cui “coordinamento con le autorità sanitarie locali”, “indicazioni ai provveditorati regionali e a tutte le direzioni degli istituti penitenziari per creare i presupposti per alleviare in via preventiva le situazioni di disagio delle persone”,  “piani regionali di prevenzione”. Tuttavia ha replicato il senatore forzista Pierantonio Zanettin: “Non possiamo rassegnarci al dramma dei suicidi in carceri, trattandoli come eventi ineluttabili e imprevedibili. E certamente non possiamo affrontarli con indifferenza, come se i detenuti fossero uno ‘scarto’, per usare le parole del Papa. Dobbiamo fare tutti di più”.


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