Ddl Nordio, sì del Senato Ok alla norma Costa sui limiti alla stampa

Valentina Stella Simona Musco 14 febbraio 2024


Sì del Senato, con 104 voti favorevoli e 56 contrari, al ddl Nordio, riguardante modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento giudiziario e al codice dell’ordinamento militare. Il ddl abolisce innanzitutto il reato di abuso d’ufficio.


Inoltre prevede una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni e una serie di novità sulla custodia cautelare. Un provvedimento al quale si associa l’approvazione – con 96 voti a favore e 56 contrari – dell’articolo 4 della legge di delegazione europea, che prevede il divieto - introdotto alla Camera da un emendamento di Enrico Costa ( Azione) - di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare.


Una norma contro la quale Pd e M5S hanno protestato, parlando di bavaglio, ma difesa da Pierantonio Zanettin, di Forza Italia: «Francamente non capiamo dove sia il “bavaglio” - ha sottolineato -.


Al bravo giornalista nulla vieta di fare un riassunto, una parafrasi, di dare conto del contenuto dell’ordinanza stessa». La seduta si è aperta con la votazione degli ultimi emendamenti, con il tentativo - fallito del Partito democratico, tramite Walter Verini, di far approvare un Fondo per la realizzazione di case territoriali di reinserimento sociale per favorire il decremento della popolazione penitenziaria. Il senatore dem ha ricordato che «da giovedì scorso ci sono stati altri due suicidi in carcere, a Terni e Latina» e di aver presentato una interrogazione «sul gravissimo fatto accaduto a Reggio Emilia dove un detenuto è stato torturato dentro una struttura dello Stato.


Queste sono le carceri». Sul carcere è intervenuto anche il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, annunciando voto favorevole al ddl: «Nelle nostre carceri c’è una situazione di emergenza fuori discussione: ieri abbiamo contato il 18esimo suicidio dall’inizio dell’anno. Tutte queste persone erano ristrette in strutture non degne di un paese civile. Il Governo si renda conto che all’emergenza non si può rispondere solo con i buoni intendimenti.


Prendo atto degli impegni, ma abbiamo un morto un giorno sì e uno no: bisogna agire e subito». Le dichiarazioni finali di voto sull’intero provvedimento sono iniziate alle 17.15, dopo l’arrivo del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Critiche le opposizioni, a partire da Roberto Scarpinato del M5S. «Si stabilisce che i cittadini saranno privi di difesa contro le forme più gravi e dolose di abuso della pubblica amministrazione - ha sottolineato


l’ex magistrato -. Pressoché tutte le norme previste in questa riforma hanno un unico comun denominatore: rendere più difficili, in un modo o in un altro, le indagini sui reati dei colletti bianchi e il loro arresto». Per la senatrice dem Anna Rossomando, «del ddl Nordio rimangono alcune norme di difficile applicazione come il giudice collegiale per le misure cautelari, l’interrogatorio preventivo che varrà solo per alcuni reati, oltre alle disposizioni sulle limitazioni all’informazione dell’opinione pubblica.


Per quanto riguarda l’abuso di ufficio i dati delle archiviazioni del 2021 e del 2022 sono anche dovuti al fatto che c'è stata modifica della norma e il gran numero di archiviazioni è riferito a procedimenti che erano nati prima».


Questo reato, ha aggiunto, «può essere migliorato, ma non è accettabile abolirlo specificando che lo si fa in attesa di migliorarlo. La paura della firma dei sindaci è eventualmente riferibile al danno erariale, sul quale già dalla scorsa legislatura abbiamo presentato un disegno di legge, così come una proposta di modifica della legge Severino».


Di questo provvedimento, ha concluso, rimane «una cultura autoritaria, illiberale, che tutela soltanto chi ha già il potere e lascia i cittadini comuni senza alcuna protezione contro gli abusi».


Favorevole, invece, il voto di Azione: «Dall’abrogazione dell’abuso d’ufficio alla revisione del reato di influenze illecite, dalla stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni alle modifiche sulle misure cautelari: si tratta di battaglie storiche di Azione, ben lontane dal populismo penale a cui talvolta ricorre questo governo - ha dichiarato in aula Mariastella Gelmini -.


Adesso però bisogna lavorare per arrivare quanto prima a una riforma complessiva della giustizia che comprenda anche la separazione delle carriere dei magistrati». Il provvedimento ora passerà all’esame della Camera per l’approvazione in seconda lettura.


Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue