Intervista a Livia Rossi

 Valentina Stella dubbio 12 febbraio 2024

 

Sei avvocato, sei donna, difendi un presunto stupratore: la gogna pubblica è assicurata. Ne parliamo con la nota penalista romana Livia Rossi, già tesoriere della Camera Penale di Roma.

 

 

Avvocato ci può raccontare alcuni casi in cui lei ha difeso imputati accusati di reati sessuali?

 

Nel corso degli anni ho avuto modo di occuparmi di diverse vicende, piuttosto diverse le une dalle altre anche se accomunate dall’utilizzo della violenza – fisica o psicologica – a fini sessuali. Ricordo un caso relativo ad un fatto avvenuto all’interno del bagno di una discoteca: la ragazza sosteneva di essere stata abusata da un coetaneo che a suo dire, in parte con la forza ed in parte approfittando del suo stato di ebbrezza alcolica, l’aveva costretta a subire rapporti sessuali di varia natura. Il giovane sosteneva invece che si era trattato di un rapporto consenziente. Un altro caso riguardava una asserita violenza di gruppo ai danni di una giovane ragazza da parte di tre suoi coetanei durante un falò estivo sulla spiaggia. Anche in questo caso si trattava di accertare se si fosse trattato di rapporto consapevolmente consensuale o di abuso del consenso. Il caso più spinoso ha riguardato un’ipotesi di abuso sessuale su minori molto piccoli da parte di un cittadino straniero che lavorava presso la loro abitazione. In questo caso si trattava di vagliare l’attendibilità di quanto riferito dai piccoli e di verificare l’assenza di condizionamenti esterni. In un’altra occasione la presunta violenza si sarebbe consumata tra un gruppo di adulti omosessuali, in questo caso la vittima affermava di essersi trovata in uno stato di sudditanza psicologica.

Si tratta di vicende processuali conclusesi tutte con l’assoluzione dei diversi imputati, ma sempre all’esito di un percorso lungo e difficile.

 

Lei è stato consentito di effettuare un controesame sereno?

 

Ho avuto spesso la fortuna di imbattermi in organi giudicanti che mi hanno consentito di esercitare correttamente il diritto di difesa. Tuttavia ho sempre avuto la netta percezione, specie all’inizio delle rispettive vicende processuali, di una sorta di diffidenza dipinta sulle facce dei giudici. In un’occasione ero in codifesa con un collega uomo che mi ha pregato di essere io a rivolgere le domande più “scomode” alla vittima, per evitare le ormai consuete accuse di maschilismo, mancato rispetto della parità di genere ecc.

 

A partire dal caso Grillo, si parla molto di vittimizzazione secondaria. Sembra che alle presunte vittime sia vietato fare alcune domande. Qual è la sua esperienza in merito?

 

Un fatto avente ad oggetto un’ipotesi di violenza sessuale deve essere accertato esattamente come qualunque altra ipotesi di reato. La richiesta di ricostruire l’episodio nei suoi dettagli, seppur a volte dolorosa, è un’esigenza processuale che si impone per accertare l’effettiva responsabilità dell’imputato.

Personalmente, quando ho ritenuto ve ne fosse bisogno, ho approfondito il controesame con domande che potevano apparire “sconvenienti” ma che costituivano invece espressione del pieno esercizio dei diritti garantiti dalla legge. L’importante è che si utilizzino sempre, sia nei contenuti che nei toni della domanda, il garbo e la sensibilità necessarie ad assicurare il rispetto dell’interlocutore.

 

Come avvocato donna che problemi ha riscontrato? Molto spesso il Tribunale social vilipende le legali che ‘osano’ difendere certi mostri. 

 

È il problema dei nostri giorni. I reati sessuali, come quelli di violenza intrafamiliare, sono in balìa delle emozioni di piazza, dove il rispetto delle regole processuali e le garanzie del diritto di difesa sono esigenze che non vengono comprese né tollerate.

Se poi il difensore è donna diventa immancabilmente un “mostro” al pari del proprio assistito e, ben che vada, le viene augurata la stessa sorte subìta dalla vittima. Personalmente ho imparato a farmi scivolare addosso il (pre)giudizio “sociale”, ma è una situazione pesante, che può condizionare non poco specie le colleghe più giovani

 

Nell'immaginario collettivo la donna ha sempre ragione e l'assoluzione è uno scandalo. Come risponde?

 

Si tratta di un atteggiamento frutto del pregiudizio che si è stratificato negli anni e dal quale scaturisce il rifiuto di porre in discussione un fatto di abuso denunciato da una vittima (il più delle volte donna) così come riportato dalla cronaca. L’unica conclusione possibile, quindi, deve essere quella di una condanna “esemplare”, che soddisfi le aspettative dell’opinione pubblica prima ancora di quelle della vittima.

 

Quanto pesa il processo mediatico in questi casi, anche in base alla sua esperienza personale?

Pesa tantissimo e fa la differenza. Il processo mediatico, il più delle volte, condiziona purtroppo l’esito del giudizio. L’organo giudicante si sente pressato dalle aspettative dell’opinione pubblica, i testimoni vengono necessariamente condizionati, nel bene o nel male, dalle luci della ribalta, gli avvocati stessi subiscono spesso il peso di una situazione difficile da gestire più fuori che dentro l’aula. Si tratta di una realtà parallela che spesso si abbevera a suggestioni, a fatti e circostanze estranei al processo reale che non possono e non devono farne parte. Non è diritto di cronaca bensì una sorta di “fiction” ispirata a un’idea di processo intesa come strumento di contrasto a fenomeni sociali.

 

È capitato che il collegio che ha assolto sia stato minacciato anche verbalmente dalle parti offese o dai suoi sostenitori? 

 

Personalmente mi è capitato di assistere a reazioni con insulti e improperi, ma non a vere e proprie minacce. Tuttavia, specie negli ultimi tempi, capita con sempre maggiore ed allarmante frequenza.  È la conseguenza del fenomeno di cui dicevo prima: il pregiudizio sociale, da una parte, e il bombardamento mediatico, dall’altra, fanno sì che nell’immaginario collettivo non vi sia possibilità di concepire una sentenza di assoluzione, che sottrarrebbe il colpevole dall’accertamento delle sue responsabilità e dalla “certezza della pena”.  


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