Intervista a Giovanni Zaccaro

 Valentina Stella Dubbio 24 febbraio 2024

 

“Amnistia e indulto per i reati minori e le pene detentive di breve durata”: è questa la proposta lanciata ieri dalla corrente progressista della magistratura, AreaDg. Ne parliamo con il Segretario, Giovanni Zaccaro.

 

Dopo Magistratura democratica e Magistratura Indipendente, anche AreaDg ieri si è pronunciata sul tema del carcere. Una rincorsa tra correnti della magistratura?

 

I magistrati di Area democratica per la giustizia seguono la questione carcere da sempre. Ha un gruppo di lavoro che segue la materia dell’esecuzione penale e della magistratura di sorveglianza molto attento e molto attivo. Penso a colleghi del valore di Cristina Ornano, Chiara Gallo, Fabio Gianfilippi e tanti altri. Cercano di lavorare negli uffici e facendo buona giurisdizione nel rispetto della Costituzione.  Nessuna rincorsa, anzi sono contento che l’emergenza carceraria sia al centro dell’attenzione della magistratura associata e sono certo che Magistratura indipendente insieme a noi porti l’ANM tutta ad una presa di posizione, dura ed unitaria, su questo scandalo nazionale.

 

Qual è il quadro delle carceri che emerge dalla vostra analisi?

 

Le condizioni e la salubrità delle carceri italiane non sono mai state buone e manca da sempre, nonostante tante buone proposte, dagli Stati generali del Ministro Orlando in poi, una seria politica dell’esecuzione penale. I tribunali di sorveglianza, carichi di sempre nuovi incombenti, non hanno personale e risorse sufficienti, addirittura sono tra i pochi uffici giudiziari a non avere beneficiato dei fondi PNRR. Ma oggi l’emergenza è il sovraffollamento arrivato a livelli quasi pari a quelli che anni fa ci costò una condanna dalla CEDU. Ogni anno aumenta il numero dei suicidi. Il sovraffollamento impedisce i percorsi trattamentali individuali che soli possono realizzare la funzione educativa della pena. Impedisce la cura della salute in carcere, soprattutto ora che le carceri ospitano detenuti, con dipendenze o con patologie psichiatriche, che dovrebbero scontare la pena altrove. Rende impossibile ristrutturare le strutture più fatiscenti perché non si saprebbe dove trasferire i detenuti che sono ristretti fra mura ammuffite e senza riscaldamento.  Rende più difficile il rispetto della legalità all’interno del carcere, favorendo la sopraffazione dei detenuti comuni da parte di quelli che provengono da famiglie mafiose. Insomma un fallimento per lo Stato, i detenuti e pure la polizia penitenziaria ed i civili che lavorano in carcere in condizioni disastrose.

 

Quali sono le soluzioni politiche che proponete?

 

Se la politica pensa che il sovraffollamento sia oggi il problema, è inutile pensare solo a costruire nuove carceri che saranno pronte chi sa quando. La questione dell’edilizia penitenziaria deve essere affrontata ma ha tempi inevitabilmente lunghi.  L’unica soluzione immediata, se si vuole essere coerenti con i proclami che si fanno ogni giorno, è adottare provvedimenti clemenziali come l’amnistia e l’indulto, per i reati minori e le pene detentive di breve durata, che consentano di svuotare parzialmente le carceri, in modo da migliorarne le condizioni strutturali e da dare senso alla funzione costituzionale della pena.

È urgente però anche indagare sul motivo di così tanti ingressi in carcere e capire che la causa sono le politiche, proprie di questa maggioranza, di aumento delle pene. Per esempio, il decreto Caivano, aumentando il massimo della pena per il piccolo spaccio, ha reso obbligatorio l’arresto in flagranza per casi di poca gravità ed ha determinato il record di detenuti minorenni.

Per questo, mi preoccupa sentire certi uomini politici che un giorno si preoccupano per le condizioni delle carceri, e il giorno dopo votano per aumentare le pene ed i casi di custodia cautelare.

 

Non teme che questa posizione ‘pannelliana’ con la soluzione strutturale di amnistia e indulto possa rendere impopolare la sua corrente all’interno della magistratura?

 

Non spetta alla magistratura legiferare. Spetta dare un contributo tecnico a fronte di problemi evidenti. Se si chiede come risolvere oggi il problema, la risposta è quella di adottare provvedimenti clemenziali, altrimenti si rinvia la soluzione alle calende greche, con ulteriore peggioramento del quadro. Sembra una sconfitta dello Stato, ma forse è maggiore la sconfitta che ogni giorno lo Stato subisce quando non funziona il sistema dell’esecuzione penale. Spetta però al Parlamento assumersi la responsabilità di scegliere.

 

Cosa pensa della proposta del deputato di Italia Viva Giachetti e della presidente di Nessuno Tocchi Caino Bernardini sulla liberazione anticipata speciale?

 

Per ora è l’unica proposta concreta in campo. È un evidente palliativo. Deve però sapersi che, se non si creano sistemi automatici per il riconoscimento del beneficio e non si danno risorse alla magistratura di sorveglianza, tale misura ingolferà gli uffici e rallenterà tutte le altre attività giurisdizionali, a cominciare dalle misure alternative. Potrebbe essere un rimedio quasi peggiore del male.

 

Secondo alcuni osservatori la popolazione carceraria non diminuisce ma anzi aumenta non a causa delle nuove leggi del Governo ma per la mancanza dell’applicazione delle misure alternative. Concorda?

 

Le pene sostitutive della pena detentiva sono state un’ottima idea per costruire un sistema penale non fondate sul carcere. Per funzionare, però, hanno bisogno di risorse, di assistenti sociali, di educatori, di mediatori, di psicologi. Invece gli uffici per l’esecuzione penale sono sempre sotto organico. Allo stato beneficiano di quelle misure gli imputati che, per condizioni familiari od economiche, hanno le risorse e la mentalità per potervi accedere. Una beffa perché si tratta proprio di quei cittadini che meno avrebbero bisogno di sostegno da parte dello Stato.

 

Il sottosegretario Ostellari ha dichiarato: “La sinistra pensa agli sconti, noi abbiamo un’idea diversa. Il sovraffollamento non si risolve con gli svuota carceri, perché chi esce oggi senza aver aderito a un percorso trattamentale, domani rientrerà nel circuito penale”. Che ne pensa?

 

Certo, fare uscire chi non è “rieducato” significa favorire la recidiva, ma se il carcere è pieno come si fa a procedere alla rieducazione? Non è questione di destra o di sinistra, le condizioni carcerarie sono una vergogna nazionale.

 

Non può sembrare paradossale che la politica vuole chiudere le carceri e la magistratura aprirle?

 

La magistratura individua le responsabilità penali, commina le pene e vigila sulla loro esecuzione nel rispetto della Costituzione. Non si tratta di aprire le carceri, si tratta di comminare ed eseguire pene giuste, non inumane, in condizioni non degradanti e che mirino alla rieducazione del condannato.

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