Senato: abrogato abuso di ufficio

 Valentina Stella Dubbio 8 febbraio 2024

 

Con 99 voti favorevoli, 50 voti contrari e 8 astenuti ieri l’Aula del Senato ha approvato, a votazione segreta, l’articolo 1 del ddl Nordio che prevede l’abrogazione del reato d’abuso d’ufficio. Respinti tutti gli emendamenti delle opposizioni. Il tema, come nella giornata precedente, è stato al centro della discussione. In primis ha voluto chiarire la sua posizione la relatrice del provvedimento e presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno (Lega): «Ho espresso perplessità sul fatto che, abrogando l'abuso d'ufficio, ci possano essere dei pm che, pur di indagare, contestano dei reati più gravi, come corruzione o turbata libertà degli incanti? Sì, l'ho fatto. Ho detto anche che ci sono vuoti di tutela possibili? Sì, l'ho fatto. Ma, attenzione, in Commissione abbiamo fatto una serie di audizioni e non c'è stato un audito, uno solo, che abbia detto che la norma va bene così com'è. Cosa avevamo davanti come alternativa? O non fare nulla e lasciare una norma che tutte le persone che la esaminavano, di destra, di sinistra e di centro, guarda caso anche i vostri amministratori, dicevano che non va bene; oppure abrogarla e aprire un tavolo che rivedesse anche gli altri reati della pubblica amministrazione, eventualmente per colmare le lacune. Questa era l'opzione che avevamo davanti». Successivamente c’è stato un botta e risposta tra Matteo Renzi (Italia Viva) e il Partito democratico, innanzitutto con Francesco Boccia (Partito Democratico).  Il primo ha stigmatizzato la liaison politica tra Pd e M5S: «è la voce dei tanti amministratori, in stragrande maggioranza del Pd, che da anni chiedono che queste norme siano cambiate e siano rese al passo coi tempi. Il fatto che in quest'Aula il Pd abbia scelto di sostenere le tesi di Scarpinato e non dei sindaci del Partito Democratico mi impone di prendere la parola per dire che in questo Paese i tanti sindaci e assessori del PD oggi hanno una risposta positiva alle loro richieste. Peccato che arrivi dall'altra parte politica». Replica di Boccia: « Io vorrei che il presidente Renzi, così come i tanti colleghi e le tante colleghe presenti in Aula, si sforzasse di adempiere fino in fondo al proprio impegno, non personalizzando le vicende che caratterizzano il processo legislativo, perché se ognuno di noi dovesse personalizzare le norme e le leggi, finiremmo per fare ulteriori danni ai tanti già fatti nel tempo che abbiamo alle spalle (mi riferisco soprattutto al tempo recente, non a quello passato). Pertanto, signor Presidente, l'appello che rivolgo ai colleghi è quello di parlare in maniera oggettiva dei temi su cui noi ci confrontiamo, di provare a capire, ogni volta che facciamo un voto, se quel provvedimento su cui ci stiamo esprimendo migliora o peggiora la vita delle italiane e degli italiani, non la propria». Contro replica di Renzi: «vorrei rassicurare il senatore Boccia - non gli dirò di stare sereno perché non porta benissimo a quelli come lui - sul fatto che non stessi facendo riferimento alle mie vicende personali. Il senatore Boccia evidentemente ha perso qualche passaggio: le mie vicende personali non hanno mai riguardato né l'abuso d'ufficio né il traffico di influenze» e ha concluso: «Il punto è che chi non rispetta le proprie idee è il Partito Democratico. Dirlo non significa fare polemica, ma significa fare politica. Ricordo che il senatore Bazoli, quando era nella segreteria che io guidavo, aveva posizioni sul traffico di influenze e sull'abuso d'ufficio ben diverse da quelle del senatore Scarpinato». Non si è lasciata attendere la risposta di Alfredo Bazoli: «Renzi è molto bravo a semplificare, a tal punto da inventarsi anche alcune circostanze, perché io non ho mai fatto parte della sua segreteria, quindi non so dove questo l'abbia scoperto» e nel merito « i sindaci hanno tutte le ragioni del mondo a lamentarsi, l'abbiamo detto, condividiamo le loro preoccupazioni. Semplicemente, riteniamo che per risolvere il loro problema non dobbiamo togliere tutele ai cittadini italiani nei confronti degli abusi della pubblica amministrazione, questo è il punto». Polemica per l’assenza del Guardasigilli da parte dei dem, tramite le parole del Senatore Michele Fina: « L'assenza totale del ministro Nordio durante la discussione è stato un atto di presunzione, sarebbe infatti stato utile e necessario ascoltare le indicazioni del Senato della Repubblica visto che il provvedimento interviene su norme estremamente delicate, soprattutto nella parte del ddl che intende abrogare la fattispecie dell'abuso d'ufficio: un danno all'ordinamento penale e alla certezza del diritto». Di seguito è passato un ordine del giorno, già accolto dalla commissione giustizia, che impegna l’Esecutivo ad adottare «tutte le iniziative di propria competenza finalizzate a sopprimere l'istituto della sospensione dalle cariche» in conseguenza di «condanna non definitiva», nonché a disporre una revisione generale della legge Severino. L’odg impegna poi il Governo a «costituire un tavolo di lavoro per un riordino dei reati contro la pubblica amministrazione». L’esame del provvedimento riprenderà stamattina dalle 9:30, come deciso dalla conferenza dei capigruppo del Senato, per via di un impegno, ieri pomeriggio, della relatrice Giulia Bongiorno. Non è certo che si arriverà al voto finale essendo in calendario alle 12.30 le comunicazioni del ministro degli Esteri, Tajani, sul caso Salis e alle 15 il question time.


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