Martedì il voto sul ddl Nordio

 Valentina Stella Dubbio 9 febbraio 2024

 

È proseguita ieri nell’Aula del Senato la votazione degli articoli del Ddl Nordio  - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare - . Dopo l’approvazione dell’articolo 1 che abroga l’abuso di ufficio ieri sono stati approvati altri quattro articoli e bocciati gli emendamenti dell’opposizione. L’articolo due prevede, tra l’altro, di rafforzare la tutela del terzo estraneo al procedimento rispetto alla circolazione delle comunicazioni intercettate, prevedere l’interrogatorio di garanzia prima dell'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, introdurre la decisione collegiale per l’ordinanza applicativa della custodia in carcere, ridisegnare il potere di impugnazione del pubblico ministero relativamente a reati di contenuta gravità. Dalle opposizioni sono arrivate inizialmente due critiche. Per il Pd ha parlato Alfredo Bazoli: «È un principio corretto, che però deve essere declinato nel modo giusto.  Noi abbiamo proposto una serie di emendamenti, anche sulla scorta delle indicazioni che ci sono venute da autorevoli figure, come il procuratore nazionale antimafia, il dottor Melillo, che suggeriva di escludere dall'applicazione di questa norma almeno alcune fattispecie di reato»; mentre il pentastellato Roberto Scarpinato ha sottolineato come «introduce un trattamento privilegiato nella procedura di applicazione delle ordinanze di custodia cautelare per i reati tipici dei colletti bianchi».  Invece poi Ivan Scalfarotto di Italia Viva, che appoggia il ddl, ha provato ad estendere l’inappellabilità per il pubblico ministero delle sentenze di assoluzione per qualsiasi tipo di reato: «Se un tribunale della Repubblica, nonostante la preponderanza di mezzi dell'accusa, ha prosciolto un imputato in primo grado, come si può considerare una eventuale condanna in appello “oltre ogni ragionevole dubbio”? Il dubbio rimarrà sempre. Si dice: “un magistrato può sbagliare in un senso o nell'altro”. Ma perché il prezzo dell'errore di primo grado deve pagarlo l'imputato? In questo modo si carica il peso dell'inefficienza della giustizia sul cittadino, mentre il giudice che incorre in errori marchiani non incorre in nessuna sanzione. Noi crediamo che un cittadino proclamato innocente da un tribunale debba poter tornare alla sua vita». Poi si è passati all’articolo 3, relativo alla composizione del nuovo gip collegiale. Collegato a questo l’articolo 4, destinato ad un incremento del ruolo organico della magistratura di 250 unità, da destinare alle funzioni giudicanti di primo grado. Il concorso per l’assunzione dovrà essere indetto a inizio 2024, quindi si presume appena approvato il provvedimento. Infine l’articolo 5 (Norma di interpretazione autentica dell'articolo 9 della legge 10 aprile 1951, n. 287) per cui «il requisito dell'età non superiore ai 65 anni deve essere riferito esclusivamente al momento in cui il giudice popolare viene chiamato a prestare servizio nel collegio ai sensi dell'articolo 25 della medesima legge». Si evita così il rischio che siano ritenute nulle, per difetto di capacità del giudice, le sentenze pronunciate - in procedimenti per gravissimi reati di criminalità organizzata e terrorismo – da Corti di Assise nelle quali un giudice popolare abbia superato i 65 anni nel corso di svolgimento del processo. A maggio dello scorso anno infatti era stata annullata con rinvio la sentenza con la quale la Corte d’Assise d’appello di Palermo aveva azzerato un processo, che riguardava un omicidio aggravato dalla modalità mafiosa, perché un giudice popolare aveva compiuto 65 anni. Il ministro Nordio non era presente in Aula dall’inizio dei lavori e questo ha suscitato la dichiarazione ironica della senatrice dem Anna Rossomando: «Diamo il benvenuto finalmente al ministro della Giustizia che assiste ai nostri lavori, come diamo il benvenuto per pochi minuti agli studenti. Speriamo che sia una durata maggiore di quella che in genere riserviamo agli studenti che assistono ai nostri lavori, considerato che stiamo discutendo di una riforma che porta il suo nome». La vice presidente di Palazzo Madama aveva presentato anche un emendamento per incrementare il fondo destinato alle case famiglia, al fine di contribuire alla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori nonché per incrementare l'accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case-famiglia. La relatrice Bongiorno sostenendo che «questo è un tema che sta a cuore alla maggioranza ed è oggetto di riflessione» ha proposto di trasformare emendamento in odg, previsione accettata dalla dem. L'Aula poi ha terminato il voto sugli emendamenti ma dichiarazioni di voto e voto finale sul testo arriveranno solo la prossima settimana, precisamente martedì 13 febbraio. Lo ha confermato lo stesso ministro della giustizia Nordio intercettato dai cronisti in Senato. Un commento su quanto accaduto ieri in Aula è arrivato anche da Giovanni Zaccaro, Segretario di AreaDg: «Mentre esultava per l'abolizione dell'abuso di ufficio, scelta dal valore simbolico preoccupante, il Senato ha introdotto la norma sulla composizione collegiale del gip, che imporrà di usare tre giudici per fare quel che finora faceva uno solo, con difficoltà enormi per gli uffici con pochi magistrati».


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