Sì alla sobrietà ma noi magistrati non siamo avulsi dalla società

 Valentina Stella Dubbio 27 febbraio 2024

 

Nell’ambito del convegno promosso dall’associazione di magistrati Unicost intitolato “Dialoghi sull'indipendenza del magistrato. Interpretazione della legge, social media, manifestazione del pensiero” svoltosi a Napoli sabato scorso, magistrati, avvocati, esperti hanno discusso dei rapporti fra l’ordine giudiziario e nuovi media. Ha inquadrato la questione la presidente di Unicost Rossella Marro: «Non è pensabile che il magistrato viva avulso dal contesto sociale e che non possa, da cittadino, partecipare al dibattito pubblico». Tuttavia, il magistrato «deve esprimersi con sobrietà», ispirandosi ai «criteri di equilibrio, dignità e misura». Lo stesso concetto espresso il giorno prima dall’ex presidente della Consulta Silvana Sciarra: «Qualunque giudice ha proprie opinioni, sentimenti e inclinazioni. Ma deve essere molto sobrio nell'esprimerle all'esterno. Ci vuole grande sobrietà». Sarebbe interessante sapere quale sia però il limite della sobrietà, dove termina la libertà di espressione del magistrato, viste anche tutte le polemiche sollevate qualche mese fa dal Ministro Crosetto che ha fatto passare al vaglio del suo staff le dichiarazioni rese dalle toghe ai propri congressi. La Marro è entrata poi nel vivo delle polemiche portate all’attenzione dai mass media: «Abbiamo assistito ad attività di dossieraggio nei confronti di giudici», «si scava nel passato fino a recuperare fotografie o video di partecipazioni ai tempi del liceo», «si scandaglia la vita personale del magistrato e dei familiari». «Si manifesta fastidio nei confronti dell’attività di interpretazione costituzionalmente orientata, come se l’attività di interpretazione della legge nell’ambito del più ampio contesto dei principi costituzionali e comunitari sia da bollare come attività eversiva e non come espressione dei più alti principi di una democrazia matura», ha rincarato la Presidente Unicost. Di diverso parere Ernesto Carbone, consigliere laico del Csm, indicato da Italia Viva: «mi fa sorridere sentire parlare di dossieraggi. Da sempre, in ogni manifestazione, le forze dell’ordine fotografano o riprendono chi partecipa». Forse però il Consigliere non ricorda la macchina del fango della Bestia di Salvini che aveva travolto la giudice Apostolico, dopo che il leader del Carroccio aveva pubblicato un suo video ad una manifestazione di cinque anni prima per far scendere i migranti dalla nave Diciotti e di cui non si è mai capita l’origine, e il fatto che il Ministero della Giustizia abbia analizzaro i social network della Apostolico e del marito. Carbone ha poi concluso: «sono un liberale, quindi il bilanciamento fra esercizio della libertà di espressione del magistrato e terzietà, nel caso della Apostolico, che è la faccenda che ha dato il via a queste polemiche, non può comportare la cancellazione del suo diritto a partecipare a una manifestazione contro i blocchi navali o sulle migrazioni. Solo che a quel punto il magistrato non si occupa più di tali questioni e viene spostato ad altri fascicoli, in modo da non ingenerare dubbi sulla sua terzietà». Quindi se un magistrato di sorveglianza stigmatizza in un articolo accademico le condizioni disumane e degradanti delle nostre carceri, deve cambiare funzione? 

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