Intervista a Francesco Urraro

 di Valentina Stella IL Dubbio 4 giugno 2021

Come vi abbiamo raccontato in questi ultimi due giorni il sesto quesito del pacchetto referendario promosso dal Partito Radicale e dalla Lega riguarda il 'Voto per i membri non togati dei Consigli giudiziari'. In pratica l’abrogazione dell'attuale norma darebbe la possibilità agli avvocati e ai professori universitari membri dei mini Csm istituiti in ciascun distretto di Corte d’appello di esercitare il diritto di voto sulle valutazioni professionali dei magistrati. Approfondiamo il tema con il senatore della Lega Francesco Urraro, già Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Nola, che sottolinea: «L'iniziativa referendaria promossa insieme al Partito Radicale è ad adiuvandum alle riforme della Guardasigilli e alla magistratura, non di certo ad opponendum».

Senatore, il referendum offre la possibilità a molti cittadini di scoprire forse per la prima volta che la professione forense ha anche un peso istituzionale.
Certamente. Si tratta di una grande opportunità per dar seguito ad anni di impegno dell'avvocatura quale difensore e custode dei diritti dei cittadini, che sono risultati compressi e compromessi da questa pandemia. Chiaramente è un percorso lungo ma è anche importante perché con l'istituto referendario chiediamo al popolo di esprimersi. Come ex presidente del Coa di Nola mi sono reso conto in prima persona del lavoro incessante dell'avvocatura per l'attività di trasparenza della gestione degli uffici giudiziari, per le indicazioni per le valutazioni professionali dei magistrati, per la conoscenza soprattutto dei dati in merito all'organizzazione degli uffici. A ciò si aggiunge anche il monitoraggio condotto dal Consiglio Nazionale Forense che già nel 2009 raccolse in un Libro bianco una analisi sull'effettiva partecipazione e sull'esperienza maturata dall'avvocatura nei Consigli giudiziari. Tutto questo mi porta a dire che gli attori protagonisti del sistema giustizia  - magistrati e avvocati  - non possono non funzionare se non in piena sinergia tra loro che va a beneficio dell'esercizio della giurisdizione in ossequio ai principi costituzionali.

Il diritto di voto per i non togati può essere il primo argine alle derive del correntismo.
Assolutamente. La presenza e il voto degli avvocati possono rappresentare un valore aggiunto per i magistrati in chiave di trasparenza e di meritocrazia.

Secondo Lei all'interno della magistratura c'è un pensiero unico contro il diritto di voto?
No, non credo affatto. Anzi, penso che una buona parte della magistratura sia favorevole alla presenza degli avvocati. Sono consapevoli che il diritto di tribuna e voto degli avvocati in merito alle valutazioni di professionalità non rappresentano degli strumenti per andare contro la magistratura. L'avvocatura nutre un profondo rispetto per l'attività della magistratura sana che davvero compie un lavoro enorme in condizioni spesso proibitive, se pensiamo alle gravi carenze di organico in diverse distretti o alle criticità relativa all'edilizia giudiziaria.

I sei referendum sono un sabotaggio all'iter in Parlamento della riforma Cartabia?
Direi proprio di no. Rientrano in un percorso di stimolo più ampio che prescinde dalla riforme parlamentari e del Governo. Chi sostiene che sia un sabotaggio non ha né approfondito la riforma della giustizia della Ministra Cartabia né ha letto analiticamente i sei quesiti. Si tratta di due strade diverse da percorrere ma che insieme possono incidere strutturalmente sul nostro sistema giustizia. L'iniziativa referendaria promossa insieme al Partito Radicale è ad adiuvandum alle riforme della Guardasigilli e alla magistratura, non di certo ad opponendum. Quindi da un lato saremo chiamati a fare la migliore sintesi tra le proposte delle Commissioni del Ministero della Giustizia e quelle emendative dei partiti secondo le tempistiche imposte dall'Europa, dall'altro lato intraprenderemo un percorso insieme ai cittadini. La giustizia ha bisogno di riforme il più presto possibile, soprattutto perché temo che con la fine dell'emergenza il sistema potrebbe non reggere l'impatto della ripresa.

L'onorevole pentastellato Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera ha commentato: «Il referendum sulla giustizia nelle forme in cui viene proposto è una evidente arma di distrazione. Dai quesiti si comprende solo che si vorrebbe imbrigliare la magistratura, vecchio tema caro alle forze politiche che fanno del garantismo opportunista un cavallo di battaglia per limitarne l’indipendenza».

Si tratta di una considerazione eccessiva. Il referendum per definizione non può essere un'arma di distrazione; è invece uno degli strumenti di più alta espressione democratica che deve essere tutelato e valorizzato, come Costituzione prevede. Il referendum è uno strumento sacro del nostro ordinamento che chiama in causa in prima persona i cittadini. Ormai stiamo assistendo anche ad aperture garantiste, come quella del Ministro Di Maio: quindi quale occasione migliore per condividere insieme principi di civiltà giuridica e farli valere in tutte le sedi.

Sul fronte del Pd sembra esserci una spaccatura. Goffredo Bettini e Andrea Marcucci da un lato, Franco Mirabelli dall'altro con questa dichiarazione: «Proporre oggi i referendum sulla giustizia rischia di rimettere indietro le lancette dell'orologio e riportarci al clima che da almeno 20 anni ha impedito in Italia la ricerca di risposte e soluzioni alle tante cose che non funzionano». Non crede che si stia strumentalizzando politicamente il referendum, nonostante sui temi ci possa essere una convergenza trasversale?

Certo, questi sono i rischi: strumentalizzazione e divisione. Invece, come ha detto Salvini, l'appello a sostenere i referendum è a tutti i partiti. Siamo in una fase molto delicata e abbiamo la grande responsabilità di portare avanti le riforme senza commettere errori. Le divisioni non giovano al raggiungimento di questi obiettivi. È invece essenziale creare e rafforzare un fronte comune di tutti i partiti sia per il lavoro in Parlamento sia per il pacchetto referendario.

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