Beati i giusti

 di Valentina Stella Il Dubbio 19 giugno 2021

"Beati i giusti" è il titolo dell'incontro organizzato ieri dall'Anm presso la Suprema Corte di Cassazione per ricordare il giudice Rosario Livatino, beatificato lo scorso 9 maggio. Ha portato il suo saluto all'evento la Ministra della Giustizia Marta Cartabia: «La preoccupazione dominante in lui, giorno per giorno, ora per ora, fu quello di “essere degno” della delicatissima funzione del giudicare che aveva accettato di svolgere. Degno di giudicare: “giudicare non per condannare ma per redimere”, come ha ricordato Papa Francesco, in occasione della sua recente beatificazione.  Degno di giudicare: nella incessante ricerca di coniugare fermezza e umiltà. Profonda, autentica umiltà. Degno di giudicare, con indipendenza e imparzialità, perché “l’indipendenza del giudice – diceva Livatino - è nella credibilità che il giudice riesce a conquistare nel travaglio delle sue decisioni e in ogni momento della sua attività”». E poi lo indica come esempio da seguire in questa fase di smarrimento della magistratura: «Per ricominciare occorre avere negli occhi un modello positivo. Possiamo modificare l’organizzazione e i sistemi elettorali dell’organo di autogoverno; possiamo cambiare le regole per le nomine e rafforzare tutte le possibili incompatibilità e i divieti; possiamo rivedere i meccanismi dei giudizi disciplinari: possiamo discutere su ogni riforma possibile - e lo stiamo facendo. E lo faremo. Ma tutto questo, dobbiamo esserne consapevoli, potrà al più aiutare a contrastare le patologie, ma nessuna cornice normativa, per quanto innovativa e radicale, potrà di per sé generare quello stile e quella statura che i cittadini si attendono dal giudice». I medesimi concetti sono stati richiamati anche dal Presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia: «Le difficoltà che la Magistratura e l'ANM stanno attraversando in questo periodo travagliato sono state ulteriore stimolo all’organizzazione di questa giornata. La crisi di credibilità di cui tutti oggi dicono non è solo questione di nuove regole e non chiama in causa soltanto il legislatore, affinché pensi e realizzi riforme che possano arginare il pericolo delle degenerazioni, ormai comunemente appellate come correntizie. È anche, se non soprattutto, una crisi culturale.  Su questo terreno, attore importante di una ripresa del necessario rigore etico è proprio l’ANM. Una reazione alla capacità diffusiva di comportamenti eticamente discutibili sta anzitutto nella riaffermazione dei valori della professione attraverso l’esempio che proviene da quanti ne hanno saputo essere interpreti straordinariamente fedeli. Il ricordo di Rosario Livatino non è dunque operazione che tende a nascondere dietro una fulgida figura i problemi e i guasti che in questo tempo sono emersi in modo dirompente. Ma è e vuole essere, oltre che un sentito tributo alla memoria di un eroe semplice, esercizio formativo per il recupero di una consapevolezza collettiva».

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