Intervista a Marco Campora

 di Valentina Stella Il Dubbio 5 giugno 2021

Come vi abbiamo già raccontato il caso della bozza di sentenza trovata dall’avvocato Gerardo Rocco di Torrepadula sopra il fascicolo di un processo in Corte d'appello a Napoli ha smosso gli equilibri non solo tra penalisti e magistratura ma tra le stesse Camere Penali del distretto di Corte d'Appello di Napoli. Proviamo a fare chiarezza con l'avvocato Marco Campora, Presidente della Camere Penale napoletana.

Perché la Camera Penale di Napoli ha deciso di non proclamare più l’astensione?

Le Camere penali del Distretto hanno congiuntamente aderito al formale invito inoltrato dal Presidente della Corte di Appello di Napoli ad un incontro, unitamente alla Giunta distrettuale dell'ANM.  Era chiaro che né l’ANM né il Presidente della Corte di Appello avrebbero potuto mai ammettere che quell’atto rinvenuto nel fascicolo di udienza era a tutti gli effetti una sentenza. Avrebbero dovuto ammettere un grave illecito disciplinare se non addirittura un reato. Ma, francamente, che quell’atto sia a tutti gli effetti una sentenza è un dato chiarissimo sia per noi che per tutta l’opinione pubblica che ha avuto ampia conoscenza dell’accaduto. Da questo punto di vista, un risultato era già stato perseguito senza che fosse necessario indire l’astensione (che, come tutti sanno, è uno strumento, per quanto negli ultimi anni depotenziato, per portare all’attenzione della pubblica opinione le gravi storture che spesso caratterizzano l’amministrazione della giustizia). Oggi molti sanno – anche grazie all’intervento della C.P. di Napoli - che, talvolta, le decisioni vengono assunte prima di sentire le parti, con disinteresse, sciatteria ed in violazione delle norme.

Cosa è accaduto nell’incontro con i vertici Anm?

A seguito dell’incontro sono successi due fatti importanti, che hanno segnato una svolta anche agli occhi dell’opinione pubblica. Il Presidente dell’ANM, con lettera pubblica, ha chiesto incondizionatamente scusa per le gravi ed offensive accuse lanciate al collega in un primo delirante comunicato. Circostanza mai, precedentemente, verificatasi da parte di un Presidente dell’ANM. Il giudice estensore di quella sentenza si è astenuto, quando fino a pochi giorni prima aveva sdegnosamente rifiutato di aderire all’invito avanzato dalla difesa. Certamente, anche dopo il risultato raggiunto avremmo potuto astenerci dalle udienze come commodus discessus e per scorciatoie del consenso, ma ciò avrebbe significato non dare il giusto rilievo ad un risultato ottenuto in poche ore.

L’avvocato Rocco di Torrepadula come ha reagito?

Il collega ha pubblicamente manifestato totale soddisfazione per il risultato raggiunto. Faccio presente che, in casi analoghi, in passato, altri colleghi che avevano “scoperto”, in altri Tribunali, sentenze precompilate erano finiti sotto procedimento disciplinare, senza ricevere formali scuse e tantomeno l’astensione del giudice.

Non crede che tale episodio si inserisca in un più generale svilimento del giudizio di appello?

È sicuramente in atto, anche nell’ultima proposta di riforma, il tentativo di trasformare il giudizio di Appello, mediante l’introduzione di stringenti principi di inammissibilità. Il tema è centrale e, sul punto, la Giunta dell’Unione delle Camere Penali ha ampiamente dimostrato particolare attenzione e sensibilità per tutelare e difendere gli irrinunciabili principi e le garanzie del processo d’appello. Ci tengo, però, ad evidenziare che la vicenda di Napoli non ha alcun collegamento con il paventato rischio di cartolarizzazione dell’appello, trattandosi di un mero, per quanto gravissimo, errore del singolo magistrato.  L’episodio si inscrive, invece, in un depauperamento della qualità della giurisdizione e, dunque, è un problema di singoli piuttosto che di norme.

Ha intenzione di assumere iniziative?

Sicuramente convocheremo, appena possibile, un incontro aperto a tutti gli iscritti per discutere, finalmente in presenza, sui temi che affliggono la giurisdizione nel nostro Tribunale.

 Cosa risponde al professor Maiello che ha criticato la sua leadership?

È stata sicuramente un’uscita infelice, figlia di una errata comprensione ed analisi degli accadimenti. Maiello non tiene, peraltro, in alcun modo conto del grandissimo apprezzamento degli iscritti -e non solo- in merito alle iniziative assunte dalla Camera Penale di Napoli negli ultimi mesi. Un leader o -chi si propone di esserlo- ha il dovere di coadiuvare e sostenere con equilibrio le nuove generazioni, invece di lanciarsi in insulse e strumentali esternazioni.

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