Giustizia, riforme al palo Il referendum è la strada

 di Angela Stella Il Riformista 18 giugno 2021

«Visto che la corda della giustizia, a forza di tirare, si è spezzata  e che il Presidente della Repubblica tace a fronte di un CSM indecoroso, ben vengano i referendum» promossi dal Partito Radicale e Matteo Salvini. A fare la sintesi dell'incontro "Le ragioni dei sei referendum per la riforma della giustizia" tenutosi  ieri in Senato è l'ex parlamentare Fabrizio Cicchitto: « dal '90 in poi sostanzialmente il ramo requirente della magistratura si è impadronito del potere in questo Paese; non di quello giudiziario ma di quello politico, avendo potuto distruggere cinque partiti e ricattare quelli che erano sopravvissuti. Oggi poi tutti hanno scoperto il sistema Palamara: ebbene la magistratura invece di ammettere l'errore e di fare autocritica, si limita a far fuori Palamara e andare avanti». Gli fa eco la senatrice di +Europa Emma Bonino: «Abbiamo poco da spiegare ma molto da fare. Credo che, al di là delle buone intenzioni della Ministra Cartabia che magari riuscirà a farà qualche passo in avanti in tema di riforme della giustizia che io appoggerò comunque, i referendum possano essere l'occasione, se non verranno assorbiti dalle future riforme, di condurre i cittadini a confrontarsi su questi temi, sperando che il servizio pubblico televisivo promuova un dibattito serio. Mi dispiace se anche la parte più garantista del Pd o di altri partiti si tace o peggio si esprime contro. Non hanno mai amato il referendum però in questa situazione una pecetta qualunque non basta». Ad intervenire anche l'onorevole di Italia Viva Roberto Giachetti che in apertura ha ricordato come il dibattito si sia tenuto «non a caso a 38 anni esatti dall'arresto di Enzo Tortora. La giustizia dovrebbe essere riformata strutturalmente nel nostro Paese, noi invece ora abbiamo la riforma Cartabia che è molto limitata e, per essere chiari, è finalizzata soprattutto al recepimento dei fondi europei.  In questo contesto i temi referendari, salvo che per la riforma del Csm, non hanno nulla a che vedere con le proposte di riforme di cui discuterà il Parlamento. Quindi chi sostiene che paralizzano la riforma della giustizia lo fa strumentalmente, forse allo stesso modo di un segretario di partito che ha ben pensato di dire che sostenere i referendum significa buttare la palla in calcio d'angolo. Se questi sono i presupposti della guida di un partito che si dice democratico..... ». Per ora Giachetti parla a titolo personale ma non è detto che il suo partito possa prendere una posizione favorevole sui referendum, date le parole di qualche settimana fa di Matteo Renzi «Spero che il Parlamento legiferi prima del referendum, ma se ci saranno voterò a favore». Il segretario del Psi, Enzo Maraio, ha aggiunto:  «Non abbiamo avuto nessun imbarazzo a sostenere subito i referendum sulla giustizia. Anzi, la pluralità delle forze politiche che li sostengono è un buon segno».  Riccardo Nencini ha concluso: «Usciamo da un periodo in cui si era verificato un connubio terribile: un ministro della giustizia si definiva populista e poi i fatti  accaduti nel Csm e narrati da Palamara. Di fronte a tutto questo possiamo essere critici rispetto alla forma di alcuni quesiti ma ne condividiamo l’impianto generale. Bisogna andare alla sostanza dei referendum e non perdersi nelle sottigliezze dei singoli quesiti».  Al di là dei contenuti dei quesiti è chiaro che i referendum possano essere un apporto alla riforma, soprattutto se quella Cartabia non decollasse come sperato. E gli indizi ci sono tutti al momento. Ieri  l'Unione nazionale delle Camere civili ha espresso «ferma contrarietà» agli emendamenti del Governo sul processo civile, preannunciando «lo stato di agitazione, riservandosi di segnalare all’Unione europea il rischio di provocare ulteriori ritardi della giustizia civile, e di proclamare l’astensione, nel rispetto del codice di autoregolamentazione». Due giorni fa il presidente della commissione giustizia alla Camera, l'onorevole del M5s Mario Perantoni, ha annunciato « che la data del 28 giugno per l'inizio dell'esame in aula del ddl penale non potrà essere rispettata» e che «audiremo il professore Lattanzi come chiesto da quasi tutti i gruppi». Una mossa bizzarra considerato che alcuni membri della Commissione ministeriale, compreso il Presidente Lattanzi, a maggio avevano incontrato proprio i capigruppo per illustrare la riforma. Sembrerebbe che il Movimento Cinque Stelle, non riuscendo ad accettare che occorre superare la riforma Bonafede e tendere a quella della Cartabia, stia facendo uno ostruzionismo non solo sulla prescrizione ma anche sulle indagini preliminari per le quali, come ci ha detto il professor Vittorio Manes, sono state avanzate «soluzioni tutte pervase dallo sforzo di rispettare le direttrici – e dunque anche le garanzie – costituzionali».  A tutto ciò si aggiunge, infine, che proprio nelle conclusioni della proposta di riforma sull'ordinamento giudiziario, presieduta dal professor Massimo Luciani, abbiamo letto: « La Commissione ritiene che la soluzione dei molteplici problemi che riguardano l’organizzazione della magistratura e il funzionamento del Csm possa essere trovata solo all’interno di un più complessivo sforzo di analisi e di riforma, che tuttavia richiederebbe tempi assai lunghi, incompatibili con le esigenze di rapidità connesse all’attuale crisi pandemica e all’attuazione del PNRR».

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue