Crespi libero per 4 mesi

 di Angela Stella Il Riformista 24 giugno 2021


Il regista milanese Ambrogio Crespi è stato scarcerato ieri dall'istituto di pena milanese di Opera, dopo che il Tribunale di Sorveglianza ha accolto la richiesta di differimento pena, avanzata in aula dai legali Marcello Elia e Simona Giannetti. «Sono felicissimo, è un giorno magico, la giustizia giusta esiste» ha detto l'uomo appena uscito dal carcere. Crespi si era costituito in carcere lo scorso 11 marzo dopo che la Cassazione aveva confermato la sentenza di appello che lo condannava a 6 anni di reclusione per concorso esterno dell' associazione mafiosa 'ndrangheta. L'uomo sarà libero fino al 9 settembre di quest'anno. Se entro quella data il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non si sarà pronunciato favorevolmente sulla richiesta di grazia, l'uomo dovrà tornare in carcere. Secondo il Tribunale di Sorveglianza «sussistono i presupposti per disporre il differimento della pena», in quanto «appare sussistere il fumus di non manifesta infondatezza della domanda di grazia in considerazione di quanto esposto e documentato dalla difesa in merito alla vita condotta da Ambrogio Crespi dal 2013 (quando è stato scarcerato a seguito della revoca della misura cautelare della custodia in carcere a lui applicata) in poi, e dell’impegno professionale e umano da quest’ultimo profuso nella difesa della legalità e anche nella lotta alla criminalità, ivi compresa quella mafiosa, con la realizzazione di opere che hanno ricevuto attestati di riconoscimento e che sono state divulgate anche ai fini educativi delle nuove generazioni». Inoltre, si legge nel provvedimento, « nei lunghi anni trascorsi dal fatto oggetto della condanna ad oggi, Ambrogio Crespi non solo ha condotto la sua esistenza sui binari della legalità, in una dimensione di impegno familiare, sociale e lavorativo che non ha registrato ombre (circostanza attestata anche dall’assenza di carichi pendenti) ma ha indirizzato le proprie capacità professionali verso produzioni pubblicamente riconosciute come di alto valore culturale, di denuncia sociale e impegno civile, ed efficaci strumenti di diffusione di messaggi di legalità e di lotta alla criminalità».  Proprio questo impegno «portato avanti con costanza da Crespi – sottolinea il TdS -, che lo ha portato via via ad essere identificato come esempio positivo dal pubblico delle sue opere e da chi gli ha conferito vari riconoscimenti, appare un elemento che può delinearsi come ‘eccezionale’ nella valutazione del soggetto e delle ripercussioni di una pena detentiva applicata, a distanza di molti anni, proprio per un reato riconducibile alla criminalità mafiosa». E concludono: « L’opera prestata continuativamente, con impiego di mezzi, tempo e capacità personali, appare andare oltre il tornaconto personale, la sfera del privato, e acquista una valenza (…) altamente riparativa. Va sottolineato, infine, che tale valenza riparativa appare strettamente connessa proprio ai fatti oggetto della condanna (…) poiché l’attività svolta da Crespi è stata orientata – e così è stata percepita – anche e specificatamente alla lotta alla mafia». Il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza riporta anche  il parere della Direzione nazionale antimafia, secondo cui «non possono comunicarsi elementi che depongano per un attuale pericolo determinato da collegamenti del detenuto con la criminalità organizzata e, pertanto, circa l’attuale pericolosità». Stessa conclusione, citata nella pronuncia è quella pervenuta dalla Dda di Milano, secondo la quale l’ufficio «non è in possesso di ulteriori specifiche informazioni relative all’attualità dei collegamenti tra il detenuto con la criminalità organizzata e alla sua pericolosità». Escluso altresì il pericolo di reiterazione reati e quello di fuga.  «Il Tribunale di Sorveglianza - ci dice l'avvocato Simona Giannetti - ha completamente accolto le deduzioni della difesa osservando che la carcerazione per Crespi non potesse svolgere alcuna funzione rieducativa anzi rischiava di divenire persino dannosa, come ha riferito  la stessa procura generale nel dare il parere favorevole in aula». Sebbene la DNA abbia indicato la mancata collaborazione come indice presuntivo di un percorso rieducativo non completo, l'avvocato Giannetti ha precisato invece: «Il dato interessante, oltre a quello introdotto dal Tribunale di una collaborazione che potrebbe essere 'impossibile', è che il provvedimento fa certo salvo il diritto di difesa di Crespi rispetto alla sua pretesa innocenza in un contesto di nemo tenetur se detegere: ciò, pur dando atto  che nel contempo lo stesso, con la sua attività di regista, abbia prodotto in chiave riparativa opere strettamente connesse con i fatti oggetto della condanna e orientate alla lotta alla criminalità organizzata». Tra i promotori della richiesta di grazia, l'associazione radicale Nessuno Tocchi Caino che così commenta la scarcerazione: «apprendiamo la notizia mentre con Sergio D'Elia, Rita Bernardini e Maria Fida Moro stiamo arrivando a Milano per il laboratorio Spes contra spem a Opera con i detenuti protagonisti del film capolavoro di Ambrogio Crespi. Crediamo che questo sia il modo migliore per onorare questa ordinanza,  espressione di quello stile e statura di giudici credibili come ha detto il Ministro Marta Cartabia nel ricordare il giudice Rosario Livatino ucciso dalla mafia e di recente beatificato». Soddisfazione anche dal Partito Radicale: «Ambrogio Crespi  è l'ultima  di un lungo elenco di vittime della giustizia, e ciascuna di loro e tutte loro hanno insieme, il diritto ad avere giustizia e lo Stato l'obbligo di assicurarglielo. Per farlo oggi ci sono i sei referendum che abbiamo promosso con Matteo Salvini e la Lega».

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