Il sovraffollamento torna a preoccupare

 di Angela Stella Il Riformista 22 giugno 2021

Sebbene il sistema penitenziario abbia retto nella gestione della pandemia, sia pur con momenti drammatici e di forte tensione, il sovraffollamento «torna a destare preoccupazione, e ne siamo consapevoli», ha detto la Ministra della Giustizia Marta Cartabia alla presentazione della relazione annuale del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. I numeri li ha illustrati il presidente Mauro Palma: «se il 2020 era iniziato con 60.971 presenze negli Istituti penitenziari, il 2021 è iniziato con 53.329». Il calo dei detenuti, secondo Palma, «è ovviamente dipeso dai minori ingressi dalla libertà nel periodo di chiusura sociale per il rischio di contagio e dal maggiore ricorso alla detenzione domiciliare». Un merito va dato alla magistratura di sorveglianza «piuttosto che all'efficacia dei timidi provvedimenti governativi adottati». Ora assistiamo ad una «ripresa della crescita dei numeri che determina l’attuale registrazione di 53.661 (al 7 giugno 2021) persone. La capienza è di 50.781 posti, di cui effettivamente disponibili 47.445». Per la Guardasigilli «miglioramenti potranno arrivare dagli interventi previsti sul fronte dell’edilizia e dell’architettura penitenziaria, con i fondi del Recovery plan: si prevedono ristrutturazioni e nuove costruzioni, con un ampliamento dei posti accompagnati dalla creazione di più ampi spazi per aree da destinare al trattamento. Interventi che dovrebbero migliorare le condizioni di vita per tutti». Ma al presidente Palma non interessano solo i numeri: «Il mondo dei luoghi della privazione della libertà non è luogo ‘altro’: ci appartiene e quei muri e quei cancelli indicano soltanto una separazione temporale dovuta a esigenze di tipo diverso, che possono aver determinato la restrizione della libertà». Gli ha fatto eco la Ministra Cartabia: «Curare la vita che avviene “dentro” le carceri italiane è curare la vita della società intera. C’è un riverbero positivo per tutti, anzitutto in termini di maggiore sicurezza, quando la vita dentro il carcere è ricca di proposte e di percorsi di rieducazione e reinserimento. È ormai un dato pacificamente acquisito da molti studi fatti sul campo come il tasso di recidiva si abbassi drasticamente, quando il detenuto può seguire adeguati percorsi di reinserimento». Da qui la necessità per il Garante che «il tempo di collocazione in strutture privative della libertà non sia soltanto tempo sottratto alla vita». A tal proposito la Ministra Cartabia ha sottolineato che « con sollievo oggi registriamo come la vaccinazione anti covid abbia raggiunto gran parte della popolazione detenuta, compresi i minorenni. E, naturalmente, la maggior parte anche degli agenti della polizia penitenziaria. Ora occorre riprendere tutte le attività anche dentro il carcere come, del resto, la vita sta riprendendo in tutto il Paese» e ha annunciato che « a questo proposito sono felice di poter anticipare anche che presto una circolare del Dap ufficializzerà la ripresa dei colloqui in presenza». Considerata l'importanza della funzione del Garante, la Guardasigilli ha anche esortato il Parlamento affinché si dia «attuazione a quegli impegni internazionali assunti sin dal 1993, affiancando al Garante dei detenuti una autorità indipendente con simili competenze che coprano però tutto lo spettro della tutela dei diritti umani».  Non sono mancate reazioni politiche alla relazione. «Viene di nuovo fuori il tema sovraffollamento nelle carceri. Come affrontarlo?  - si chiede Enrico Costa, deputato e responsabile Giustizia di Azione - Bisogna partire da quel 30,5% di presunti innocenti (16.362 su 53.660). 8.501 addirittura in attesa di primo giudizio. Attenzione alle garanzie e certezza della pena per le condanne definitive». Il problema era stato colto anche dal presidente della Camera, Roberto Fico: «Credo che il Parlamento debba valutare con attenzione interventi legislativi che consentano la riduzione della popolazione carceraria, favorendo in particolare il ricorso a misure alternative». Anche per Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del Pd e capogruppo dem in commissione Giustizia a Palazzo Madama «aumentare il ricorso alle pene alternative e alla giustizia riparativa, insieme al rafforzamento degli organici del personale dedicato al trattamento esterno, sono le strade indicate anche dalla ministra Cartabia che vanno perseguite per ridurre il sovraffollamento». Anche Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone, ha commentato la relazione del Garante Palma: « si deve ripartire affrontando un diverso trattamento di chi fa uso di sostanze e poi bisogna ridurre i peso della custodia cautelare. Dobbiamo iniziare veramente a non affidarci al carcere come se fosse la soluzione taumaturgica di tutti i problemi che affliggono la società. Un esempio paradigmatico è la questione delle dipendenze che necessita di un altro approccio, noi speriamo che possa arrivare dal Governo - dalle ministre Dadone e Cartabia - un segnale in controtendenza». Infine, se nella relazione dell'Autorità del Garante, leggiamo che la parola tortura «ora può essere detta nelle aule di giustizia, al di là della valutazione e degli esiti dei singoli procedimenti in corso, su cui è giusto rimanere silenti. È pronunciata: e non è poco», sebbene continui «essere negata dagli apparati di potere che pure la praticano»,  il Questore della Camera e coordinatore della Direzione nazionale di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli si è scagliato contro la Ministra Cartabia: «È sconcertante che il Ministero della Giustizia si sia costituito parte civile al processo per gli episodi di violenza verificatisi nell’ottobre 2018 nel carcere di San Gimignano (Siena) ponendosi, di fatto, contro gli agenti della Polizia Penitenziaria. Quando andremo al governo della Nazione, Fratelli d’Italia riformerà profondamente il reato di tortura».

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