Intervista De Simone su custodia cautelare

 di Valentina Stella Il Dubbio 28 giugno 2021

Per la dottoressa Maria Vittoria De Simone, Procuratore Nazionale Aggiunto presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, «il problema della carcerazione preventiva si risolve con l'accelerazione dei procedimenti e la rapida definizione dei processi, non con il quesito referendario promosso dal Partito Radicale e dalla Lega che rappresenta un grave rischio per la sicurezza pubblica».

Lei è d'accordo con il quesito oppure no? E perché?

Il quesito incide sulle esigenze cautelari che legittimano le misure cautelari ed esclude la custodia cautelare nei casi di pericolo di reiterazione del reato e di finanziamento illecito dei partiti. In altri termini, la custodia cautelare sarebbe limitata ai casi di pericolo che il soggetto commetta delitti con l’uso di armi o altri mezzi di violenza o diretto contro l’ordine costituzionale o di criminalità organizzata. Resterebbero fuori dalle ipotesi di applicazione della custodia cautelare – non necessariamente in carcere – i corruttori seriali, gli evasori seriali, i riciclatori di proventi illeciti e molto altro. Un tale intervento non tiene conto dell’attuale realtà criminale. L’esperienza giudiziaria degli ultimi anni ha dimostrato l’intima connessione del crimine organizzato e la corruzione, il riciclaggio, i reinvestimenti illeciti in altri termini ha mostrato il volto attuale della criminalità che non si manifesta più con l’uso delle armi o la violenza ma si è trasformata in criminalità economica, non per questo meno invasiva e pericolosa.  Una risposta affermativa al quesito referendario posto sulla custodia cautelare consentirebbe a questa criminalità di agire indisturbata reiterando le condotte criminose fino a condanna definitiva in dispregio delle parti offese e dello Stato di diritto. 

Attualmente in carcere il 30% dei detenuti non ha ricevuto una sentenza definitiva. Secondo Lei questo costituisce un problema? E se sì come risolverlo?

Il problema della carcerazione preventiva e della presenza all’interno delle carceri di un gran numero di soggetti in custodia cautelare o condannati non definitivi non si risolve  con il quesito referendario promosso dal Partito Radicale e dalla Lega che rappresenta un grave rischio per la sicurezza pubblica   ma con l'accelerazione dei procedimenti e la rapida definizione dei processi. Una riforma strutturale della giustizia in tale prospettiva non è più rinviabile ma nessuno dei quesiti referendari va in questa direzione. 

La custodia cautelare non viene affrontata dalle riforme governative. Al di là del contenuto tecnico non ritiene che comunque sarebbe importante inserire il tema nel dibattito politico e pubblico?

La soluzione alle questioni poste, ed anche al problema della carcerazione preventiva, è nella riduzione dei tempi del procedimento penale oltre che nella limitazione degli stessi poiché la durata è influenzata anche dal numero eccessivo dei procedimenti da trattare. Con questi obiettivi la Commissione Lattanzi ha proposto una serie di interventi che incidono sul diritto processuale e sostanziale, finalizzati ad assicurare la ragionevole durata del processo e il recupero di una migliore efficienza ed efficacia dell’amministrazione della giustizia, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona, dei principi del giusto processo e della funzione rieducativa della pena.

In generale che parere dà del dibattito che si è creato intorno ai referendum?

Pur condividendo l’esigenza non più differibile di un intervento legislativo in materia di giustizia, l’opzione referendaria, ambiziosamente denominata “referendum sulla giustizia”, al di là delle buone intenzioni e delle condivisibili ragioni che l’hanno determinata, non credo sia una risposta idonea a quell’esigenza – da tutti sentita – di una riforma strutturale della giustizia in linea con l’impegno assunto dall’Italia anche in sede europea. La complessità delle questioni sottese alla responsabilità dei magistrati, alla riforma del CSM, alla rivisitazione del processo penale, alla custodia cautelare è tale da non poter essere risolta con sei quesiti referendari che avrebbero come risultato solo l’abolizione e/o la sostituzione di singole norme senza tener conto delle esigenze di coerenza e sistematicità che dovrebbero essere sempre alla base di un intervento legislativo. Né i quesiti proposti incidono sul principale obiettivo di una riforma volta a rendere effettivo il principio costituzionale della ragionevole durata del processo e il recupero di una migliore efficienza ed efficacia dell’amministrazione della giustizia, nel rispetto dei diritti fondamentali della persona e dei principi del giusto processo.

 

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