Chi ha ucciso David Tobini?

 di Valentina Stella Il Dubbio 15 giugno 2021

Chi ha ucciso David Tobini, caporal maggiore dell'esercito italiano, morto a soli 28 anni a Bala Mourghab (Afghanistan) il 25 luglio 2011 durante un conflitto a fuoco con i talebani? Fuoco nemico o amico? A pretendere una risposta è sua madre Annarita Lo Mastro che, tramite il suo avvocato Paolo Pirani, ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero Sergio Colaiocco. La decisione del Gup è attesa a giorni. La dinamica dei fatti: prima dell'alba di quel maledetto 25 luglio soldati italiani e forze afghane condussero una operazione in un villaggio dove erano stati segnalati materiale esplosivo e ordigni. Dopo aver terminato "positivamente" i controlli,  furono attaccati da un gruppo di insorti che fece fuoco su di loro, uccidendo il caporal maggiore Tobini, Medaglia d'argento al valor militare, e ferendo un altro caporal maggiore. A questo seguì un secondo attacco, durante il quale rimase ferito un terzo militare italiano. Solo a quel punto  intervenne la forza aerea di reazione alleata. Ma sono ancora tanti i punti da chiarire.  Nella memoria di opposizione dell'avvocato Pirani, che si è affidato a due noti esperti come Ermanno Musco e Martino Farneti, le cui perizie sono  state utilizzate in casi celebri come quelli di Giovanni Falcone e Ilaria Alpi leggiamo: «sebbene abbiano lavorato separatamente ed autonomamente» i due esperti  «sono arrivati alle medesime conclusioni: il colpo che ha attinto la testa di David è stato sparato “pressoché a contatto”». Inoltre, secondo la perizia del perito balistico Minervini, « Tobini è stato attinto da un colpo di arma da fuoco da una distanza superiore ai cm 40 (compreso) e non può essere stato colpito dalla minaccia frontale ma, avendo voltato la propria posizione verso la sua sinistra, per disinceppare l'arma (Tobini era mancino) o continuare la sua azione di fuoco, lo stesso viene attinto da un colpo calibro 5,56 NATO da sinistra verso destra, leggermente dal basso verso l'alto e dal dietro all'avanti». Tutto questo scenario porta a dire all'avvocato Pirani che «non ci sono dubbi che a colpire David sia stato il fuoco amico e che sia ancora oggi possibile, nonostante il tempo trascorso, individuare il responsabile se si procedesse ad effettuare tutti gli accertamenti richiesti e sollecitati al GIP in sede di opposizione alla richiesta di archiviazione. Le prove sperimentali balistiche del Minervini hanno confermato come sia ancora oggi possibile, oltreché necessario, eseguire sulla fascia elastica dell’elmetto di David una ricerca microscopica per vedere la presenza o meno dei residui di polvere di lancio combusta e incombusta che potrebbe essere stata catturata dalla "stoffa" nei pressi del foro balistico».  Inoltre, secondo l'avvocato Pirani, partendo dal presupposto che « Il datore di lavoro è penalmente responsabile per gli esiti infausti delle malattie cagionate da una organizzazione del lavoro in cui siano presenti rischi per la salute dei dipendenti» bisogna trovare risposte anche ad altre domande altresì per valutare profili di responsabilità in sede di Procura Militare e non solo: « i soldati impiegati per quella missione erano militarmente preparati a quel tipo di impiego? Per quale motivo i commilitoni Italiani erano stati lasciati ‘soli’ ed esposti a potenziali attacchi dei nemici? Quale era lo stato psicofisico, lo stress e le condizioni emotive alle quali i commilitoni italiani (e David Tobini) erano costretti ad operare?» Inoltre, non va dimenticato «come l’elmetto è una dotazione di protezione individuale del militare e sappiamo per certo che quello fornito a TOBINI era idoneo solo a proteggere dal solo munizionamento calibro 9 parabellum non affatto utilizzato nell’ambito di una operazione bellica. Pertanto, il dispositivo di protezione del quale era munito David nella missione che lo ha visto morire era del tutto inadeguato. Quindi se David avesse indossato un elmetto con caratteristiche similari, ad esempio a quello in dotazione ai militari americani, sarebbe morto? Anche questa attività di indagine è indispensabile non solo per acclarare la responsabilità di taluni ma anche per tutelare tutti i nostri militari italiani in missione all’estero ed evitare che in futuro possano esserci altri ‘David Tobini’», conclude l'avvocato Pirani. 


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