Vittime in costituzione: destra-sinistra

 Valentina Stella Dubbio 29 dicembre 2023

 

«La legge garantisce i diritti e le facoltà delle vittime del reato»: è questo l’obiettivo di modifica dell’articolo 111 della Costituzione di cui si sta discutendo in Senato nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, soprattutto su impulso del meloniano Alberto Balboni.  Come ci spiega la senatrice di Fratelli d’Italia, Susanna Donatella Campione, «si tratta di un testo unificato di quattro disegni di legge presentati da quasi tutte le forze politiche» (Iannone di Fd’I, Marton del M5S, Parrini del Pd, De Cristofaro di AvS, ndr). Questo rappresenta per la parlamentare, relatrice del provvedimento, «sicuramente un elemento degno di nota». Lo scopo appunto è fornire «tutela costituzionale alle persone offese dal reato». Appare «necessaria, anche alla luce di trattati internazionali, la tutela della vittima del reato sul piano costituzionale, collocandola proprio all'interno dell'articolo 111 della Costituzione italiana, già modificato dalla legge costituzionale del 1999, nel quale sono raccolti i princìpi costituzionali che presiedono al giusto processo regolato dalla legge». Analizzando a fondo il dettato dell'articolo in questione, ci spiega la senatrice, tuttavia «si nota che tra i princìpi introdotti manca tuttora un'esplicita previsione a tutela della vittima dei reati, nonostante quella revisione costituzionale abbia voluto accentuare il contenuto accusatorio del processo penale e dunque la sua natura di processo in cui alle parti sono da assegnare condizioni di parità. Mentre all’imputato è stata riconosciuta tutta una serie di garanzie, non si è fatto altrettanto con la persona offesa che con la modifica costituzionale diverrebbe parte necessaria del processo». L'intendimento perseguito dai disegni di legge è, pertanto, «quello di colmare la lacuna, restituendo, in linea con i princìpi costituzionali di solidarietà e di uguaglianza, diritto di cittadinanza processuale alle vittime del reato». Campione ammette che la questione è delicata e lo fa anche dal punto di vista della sua professione di avvocato: «in Commissione ci siamo presi del tempo per riflettere. Siamo consapevoli che la figura centrale del processo è l’imputato. Conferendo tutela costituzionale anche alla persona offesa si vanno a produrre delle conseguenze importanti». Su piano pratico sono previsti, ad esempio, un rafforzamento dell’accesso al gratuito patrocinio e l’erogazione di un risarcimento finale garantita in ogni caso da parte dello Stato alla parte offesa qualora, nonostante gli sforzi, non sia stato possibile identificare l'autore del reato e quando l'autore del reato sia stato identificato ma non possieda mezzi sufficienti per risarcire la vittima in modo adeguato. «Stiamo discutendo del tema in sede consultiva – ha proseguito la senatrice - ma non è escluso che potremmo fare anche delle audizioni di esperti». Con la modifica costituzionale un imputato dovrebbe vedersela non solo contro l’accusa pubblica ma con una parte offesa elevata a rango costituzionale, e ciò potrebbe apparire una disparità eccessiva: «Questa modifica noi la vogliamo e la riteniamo necessaria, in primis come cambiamento culturale. Siamo comunque consapevoli di questa possibile critica e anche quella per cui la persona offesa è ampiamente tutelata. Per questo occorre fare ampie valutazioni per fare questa modifica nel miglior modo possibile».  Ad intervenire nel dibattito anche l’ex magistrato e senatore dem Felice Casson, già proponente nelle XV, XVI e XVII legislature di pdl di modifica costituzionale, che ci spiega: «i ddl sono sostenuti dalle associazioni vittime di reato, a partire da quelle del Vajont, ma anche da quelle dell’amianto, del lavoro, dello stalking, di femminicidio, di tutti i tipi di reato». Per Casson «è giusto che tutte le parti del processo abbiano gli stessi diritti e le stesse facoltà, ad esempio, di fare ricorsi, di porre domande. Per questo, come associazioni delle vittime, proponiamo di emendare la modifica costituzionale -  “La legge garantisce i diritti e le facoltà delle vittime del reato” -  inserendo “alle quali sono riconosciuti i medesimi diritti e facoltà dell'accusato all'interno del procedimento penale”». Chiediamo al dottor Casson se una tale modifica non ponga l’imputato in una situazione sfavorevole, di svantaggio in aula: «l’imputato ha giustamente tutti i diritti e le facoltà di difendersi. Il problema nel processo penale è che spesso la vittima, soprattutto quella delle grandi tragedie, come le morti da amianto, è una persona semplice, come la vedova o il figlio di un pensionato che letteralmente non sanno dove sbattere la testa. Sono davvero la parte debole e aumentare i loro diritti non può che essere positivo». Diversa in parte la proposta emendativa della Rete Dafne, presieduta dall’ex magistrato Marco Bouchard: «“La Repubblica italiana riconosce i diritti di informazione, assistenza e protezione delle vittime di reato, prima, durante e per un congruo periodo di tempo dopo il procedimento penale fatti salvi i diritti della persona indagata e imputata”». Contrario alla modifica costituzionale è il professore avvocato Ennio Amodio che al Dubbio dice: «sarebbe una legge-manifesto finalizzata solamente a ridimensionare il garantismo espresso dalla norma costituzionale sul giusto processo. Il nostro sistema processuale è tra i più avanzati nel mondo nella tutela delle vittime del reato. Oggi la persona offesa e il danneggiato possono usufruire di tre distinti canali per stare nel processo: costituirsi parte civile, intervenire in adesione all’azione penale del pm, infine chiedere che venga attivata la giustizia riparativa». Per Amodio «è quindi evidente che chi vuole elevare a rango costituzionale i diritti delle persone che hanno subìto le conseguenze del reato non mira certo ad estendere e irrobustire il ruolo delle vittime ma soltanto a restringere il campo di azione del garantismo per privilegiare il furore repressivo con il pretesto di soddisfare le esigenze delle persone offese». 

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