Intervista ad Enrico Costa

 Valentina Stella Dubbio 22 dicembre 2023

 

Dopo l’approvazione del suo emendamento che vieta la pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare non si placano le polemiche su Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione. Ne parliamo direttamente con lui.

 

Il suo emendamento prevede la modifica dell’articolo 114 cpp. Come immagina che possa essere riscritto?

 

Memore delle esperienze del passato quando deleghe un po’ generiche sono state interpretate dal Governo in modo distante dal pensiero di chi le aveva proposte – penso al fascicolo di valutazione del magistrato - ho fatto in modo che il mio emendamento fosse invece molto ben perimetrato. C’è un divieto e non si può interpretare in modo diverso.

 

La FNSI dice: “È pericolosissimo che non si sappia se una persona viene arrestata o meno”. Ma nel riassunto si potrà fare il nome di chi viene arrestato?

 

Ma certo che si potrà fare. A me pare che stia sollevando una tempesta usando argomenti sbagliati. Consiglierei a tutti i giornalisti di guardare il testo della norma e verificare la convergenza con la disciplina ante 2017. Il nostro obiettivo è tutelare la presunzione di innocenza, bilanciando il diritto all’informazione con quello a non essere sbattuti in prima pagina con un atto di accusa che può essere ribaltato dal Riesame o dalla Cassazione. Inoltre serve a tutelare anche i terzi estranei alle indagini che vengono comunque inseriti nell’ordinanza. Il paradosso oggi è che l’ordinanza si può pubblicare alla lettera ma la difesa nell’interrogatorio va pubblicata per riassunto.

 

Come si risolve il problema per chi non rispetterà la norma? Nonostante i divieti, esiste il mercato nero della notizia. Dovrebbero essere previste sanzioni per i giornalisti che pubblicheranno comunque l’ordinanza ricevuta da fonti anonime?

 

L’articolo 684 cp è una norma solo sulla carta. Tuttavia a mio parere sono sbagliate le sanzioni per i giornalisti. Esse invece dovrebbero essere indirizzate a quei soggetti che guadagnano dal mettere alla gogna i presunti innocenti, e mi riferisco agli editori. Questi ultimi usano uno strumento che non dovrebbero usare per fare gossip e guadagnare sulla pelle delle persone. Poi c’è ancora altro da fare.

 

Tipo?

 

Uno dei miei prossimi passi sarà dedicato al riserbo nella fase delle indagini. La questione non si esaurisce qui. Inoltre occorrerà trovare un meccanismo per responsabilizzare i magistrati: noi oggi abbiamo tante ingiuste detenzioni che non incidono minimamente sulle carriere di chi le ha provocate.

Su diversi giornali hanno scritto che calerà il velo su inchieste di mafia, corruzione, femminicidi. Sarà così?

 

Sono tutte invenzioni e estremizzazioni per schierarsi contro la norma. Ho già vissuto queste situazioni, le barricate contro di me. È impopolare far valere dei principi di garanzia come sto facendo io e ti metti contro la magistratura e la stampa perché spezzi il cordone che li lega a doppio filo. Da un lato c’è chi mi sconsiglia di proseguire però dall’altro il conforto del Parlamento è notevole. Vorrei che ci si concentrasse anche sul fatto che dai banchi dell’opposizione, al momento del voto, diversi parlamentari hanno lasciato l’Aula pur di non opporsi. Se ci fosse stato il voto segreto i sì sarebbero stati ancora di più.

 

Non crede che paradossalmente questa modifica toglie di mezzo qualsiasi possibilità di controllo democratico e di verifica da parte della stampa rispetto alla tutela dell’indagato e all’operato della magistratura? Non mette in crisi la possibilità di verificare che dentro le carte non ci siano buone ragioni per tenere in carcere un innocente?

 

La stampa che pubblica le notizie a tutela dell’indagato? Mi vien da sorridere. Per alcuni giornalisti gli indagati non sono persone in carne ed ossa. Sono notizie.

 

E se ci fosse anche solo un giornale che voglia fare seriamente il mestiere?

 

I media vanno a cercare l’elemento piccante, non a scavare per vedere se un innocente è stato privato ingiustamente della libertà personale. Qualcuno sostiene che io voglia proteggere i potenti. Ma questi ultimi hanno tutti gli strumenti per tentare di ribaltare la narrazione colpevolista. Io porto avanti questa battaglia per quelle persone disarmate contro il fuoco mediatico che si scatena quando si viene arrestati.

 

Sul Corriere hanno riportato fonti di Azione per cui la sua dichiarazione su Repubblica su un appoggio esterno a Nordio sarebbe “inspiegabile, siamo saldamente all’opposizione”.

 

Ho visto una agenzia di fantomatiche “fonti”. Le prenderò in considerazione se e quando si manifesteranno in carne ed ossa, uscendo dall’anonimato. Poi vorrei chiarire una cosa.

 

Prego.

 

Noi abbiamo applaudito Nordio -  l’ho fatto io, l’ha fatto il mio Segretario -  e alla sue linee programmatiche illustrate in Parlamento perché ha elencato riforme che sono anche nel nostro programma. Se lui realizzerà quelle riforme noi saremo dalla sua parte e cercheremo di aiutarlo e di toglierlo dall’influenza dei magistrati fuori ruolo.

 

Ma lui è stato il primo a non opporsi al loro taglio risibile previsto dalla riforma del Csm.

 

È vero. Ma cerchiamo di stimolarlo sui prossimi obiettivi, così come avvenuto con questo emendamento.

 

Forse questo è il primo provvedimento garantista passato da inizio legislatura.

 

Esatto. E quindi se funziona questo schema possiamo proseguire.

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