Intervista ad Enrico Costa

 Angela Stella 30 dicembre 2023


Ieri per la prima volta ha parlato in una lunga intervista il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia in merito all’emendamento del deputato di Azione Enrico Costa che vieterà la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare. La commentiamo con il diretto interessato.

Onorevole Costa, per il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia il suo emendamento “impedirebbe una conoscenza compiuta e corretta di ciò che è accaduto”, ha detto a Repubblica. Come replica?
Preferisco non parlare di casi specifici, anche perché il dibattito su questo emendamento è acceso, ma prescinde da singoli procedimenti penali. Tengo invece al fatto che si discuta giuridicamente della modifica e del tema che ho posto. Sempre riguardo all’intervista al dottor Santalucia non condivido diverse cose, ma apprezzo che abbia fatto una ricostruzione corretta.
In che senso?
A differenza di suoi molti colleghi ha ammesso che il contenuto delle ordinanze potrà continuare ad essere reso pubblico, che c’era una diversa disciplina prima e ne ha spiegato le ragioni.
Cosa non condivide invece?
Il fatto che lui ritenga che questa innovazione del 2017 dell’ex Ministro Orlando sia a tutela dell’indagato: lei conosce un giornale che pubblica per filo e segno, dalla A alla Z una ordinanza di custodia cautelare e fa il contropelo al giudice? Si tratta di un macigno che viene scagliato nei confronti di chi non è stato ancora interrogato e non ha avuto ancora modo di ricorrere al tribunale del riesame.
Sempre per Santalucia “Ancora una volta il passaggio attraverso l’interpretazione del singolo giornalista, che gioco forza potrà enfatizzare alcuni passaggi, minimizzarne o addirittura ometterne altri, non significa affatto rendere un buon servizio ai diritti dell’indagato”.
Le ordinanze di custodia cautelare sono atti molto delicati, pieni di intercettazioni, di sommarie informazioni, di accuse nettissime perché devono spiegare i gravi indizi di colpevolezza. Obiettivo dello Stato deve essere quello di svolgere le indagini e offrire tutti i mezzi necessari per portarle avanti, ma anche quello di garantire che se una persona esce innocente da un’indagine o da un processo, deve essere la stessa persona che era quando è entrata nell’ingranaggio giudiziario. Oggi non è così. L’emendamento è il miglior bilanciamento possibile per garantire il diritto all’informazione salvaguardando la presunzione di innocenza.
Alcuni procuratori stanno dicendo: “faremo obiezione civile e continueremo a fornire le ordinanze”. Ma la sua norma non vieta questo.
C’è una norma per cui chiunque abbia un interesse può ottenere copia di determinati atti. Il punto è capire se si tratti di un interesse nell’ambito del procedimento oppure, come dicono alcuni procuratori, si tratta di un interesse molto più ampio e anche esterno al procedimento penale. Questo emendamento va riletto anche in combinazione con il recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza, che spesso non è rispettata.
Ieri c’è stata bagarre in Aula. De Raho del M5S, Serracchiani del Pd e poi Bonelli di AvS hanno chiesto una informativa al Ministro Salvini sul caso del figli di Verdini  perché sarebbero coinvolte persone del suo dicastero. Lei si è opposto? Perché?
Quando si parla di processi in aula, non bisogna confondere quella del Tribunale con quella del Parlamento. Noi siamo perché le inchieste ed i processi si svolgano in Tribunale, non sulla piazza, sulla stampa o alle Camere. Non è che ogni volta che c’è un procedimento penale si deve scatenare il tifo da stadio in Parlamento. Avrei detto le stesse cose pronunciate ieri alla Camera anche a parti invertite: non conta la casacca politica di chi è coinvolto, ma i principi costituzionali. La mia tesi è monotona: la politica deve fare le norme, il Parlamento e la politica devono approvare le leggi, non commentare, né rafforzare né indebolire le inchieste. Purtroppo tanti, troppi politici sono sono garantisti con gli amici e forcaioli con gli avversari.  Occorre riportare le questioni nel perimetro costituzionale: i politici devono evitare di commentare le sentenze e i magistrati non devono interferire con l’iter normativo.
Lei ieri ha fatto un tweet o meglio un X ironico sul Fatto Quotidiano che ha pubblicato sul sito il pdf dell’ordinanza cautelare. Ci spiega meglio?
Ha pubblicato l’ordinanza con nomi, cognomi, intercettazioni e tutti i dettagli, ma ha sbianchettato luogo e data di nascita degli indagati. Il rigorosissimo rispetto della privacy: si comincia dalle basi (dice ironicamente, ndr) speriamo che piano piano evolvano anche loro.
Lei ha dedicato un X anche all’ex presidente dell’Anm Eugenio Albamonte che al Dubbio ha rilasciato una intervista dal titolo “«Con la “norma Costa” le persone spariranno nel nulla come in Cina»”. Come replica?
Albamonte è una persona simpatica e considerato anche un magistrato equilibrato. Ogni tanto quando fa politica di corrente si lascia un po’ prendere dalle estremizzazioni. Vorrei dirgli che vengo da Cuneo e non dalla Cina (chiude sempre ironicamente, ndr).

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