La consulta decide sul divieto d'amore in carcere

 An. St. Unità 5 dicembre 2023

Oggi la Corte Costituzionale discuterà sull’articolo 18 della legge numero 354 del 1975 (Norme sull’ordinamento penitenziario), nella parte in cui non prevede che alla persona detenuta sia consentito, quando non ostino ragioni di sicurezza, svolgere colloqui intimi, anche a carattere sessuale, a tutela dell’affettività, senza il controllo a vista del personale di custodia. La questione è stata sollevata da un magistrato di sorveglianza di Spoleto. Il caso riguarda un detenuto, recluso dall'11 luglio 2019, attualmente con posizione giuridica di definitivo, con fine pena al 10 aprile 2026, nella cui prospettiva non c’è la concessione dei permessi premio. Inoltre i locali del carcere di Terni destinati ai colloqui con i familiari appaiono comunque inidonei ad assicurare l'esercizio della affettività, ivi compresa la sessualità, in condizioni di privacy. Alla vigilia dell’udienza, ieri alla Camera dei deputati, è stata presentata una proposta di legge, a prima firma il deputato di +Europa Riccardo Magi, proprio in materia di tutela delle relazioni affettive intime delle persone detenute: «l’esercizio del diritto all’affettività e alla sessualità – si legge nella pdl -  potrà essere effettuato da tutte le persone autorizzate ai colloqui senza distinzione tra familiari, conviventi e “terze persone”». A tale fine, «i detenuti e gli internati hanno diritto ad una visita al mese della durata minima di sei ore e massima di ventiquattro ore con le persone autorizzate ai colloqui. Le visite si svolgono in apposite unità abitative appositamente attrezzate all’interno degli istituti penitenziari senza controlli visivi e auditivi». Su questa questione è stato lanciato un appello  nell’ambito della campagna per il riconoscimento del diritto all’affettività in carcere promossa dall’associazione la Società della Ragione insieme a Centro per la Riforma dello Stato e Associazione Luca Coscioni, già sottoscritto da oltre 200 fra giuristi, associazioni e altre personalità. «Sono 31 i Paesi europei – ha detto il costituzionalista Andrea Pugiotto, estensore e primo firmatario dell'appello - che permettono ai detenuti di usufruire di spazi per le relazioni affettive al riparo dagli sguardi della polizia penitenziaria». «Oggi in Italia – ha sottolineato Magi - viene sistematicamente violato il diritto all'affettività e alla sessualità per le persone detenute. Nella cultura italiana sembra normale, ma non lo è per la maggior parte dei Paesi europei dove c’è un’attenzione a questo tipo di garanzia. La Corte Costituzionale si dovrà esprimere a breve su questo punto e noi speriamo arrivi una pronuncia chiara e netta e che sia anche una indicazione per il Parlamento». Per Stefano Anastasia, Garante dei detenuti del Lazio, il diritto all’affettività in carcere «è una grave mancanza del nostro ordinamento. Le relazioni intime sessuali, come anche riconosciuto dalla Consulta nel 2012, rappresentano un diritto fondamentale della persona, che attiene alla pienezza della vita umana». « La cultura che si vuole imporre al carcere- ha concluso Franco Corleone (la Società della Ragione) – è quella della sessualità delle case chiuse. Infatti l’obiezione che viene portata da alcuni che abusivamente parlano a nome della polizia penitenziaria è la seguente: “ci volete far fare i guardoni”. La verità è che non prevedendo la pdl il controllo visivo anche questa ipotesi non è reale». 

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