Barbera: nessun assalto alla Consulta

 Valentina Stella Dubbio 13 dicembre 2023

Augusto Barbera è il nuovo presidente della Corte Costituzionale: è stato eletto ieri con tredici voti a favori e una scheda bianca, la sua. Dunque una Camera di Consiglio unita, a differenza di quella precedente quando con 8 voti su 15 fu eletta Silvana Sciarra, che votò pure per sé stessa. Il neo presidente rimarrà in carica fino al 21 dicembre 2024, quando scadrà il mandato di giudice costituzionale, iniziato nove anni fa quando fu eletto dal Parlamento su indicazione del Partito Democratico.  Come primo atto ha nominato vice presidenti i giudici Franco Modugno, Giulio Prosperetti e Giovanni Amoroso. Barbera è professore emerito di Diritto costituzionale presso l’Università di Bologna. L’attività di ricerca è stata prevalentemente svolta attorno ai temi delle fonti normative, del sistema delle libertà costituzionali, dell’ordinamento regionale e locale, delle forme di governo, degli organi costituzionali e dei sistemi elettorali.  Ha svolto anche attività politica prima con il Pci e poi con il Pds: è stato eletto alla Camera dei deputati per cinque legislature, fra il 1976 e il 1994. Nel 1993 divenne ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo di Carlo Azeglio Ciampi. Si dimise, però, insieme agli altri tre ministri in polemica per la mancata concessione, da parte del Parlamento, dell’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. Molti gli argomenti affrontati durante la sua prima conferenza stampa. Alla nostra domanda se il modello di giudice che vorrebbe il governo Meloni, ossia quello alla Montesquieu come bouche de la loi, fosse superato il presidente ha risposto «sì» aggiungendo: «una disposizione approvata dal Parlamento deve essere prima interpretata e poi applicata». Durante questi passaggi «possono interferire varie culture, c'è appunto una attività di intermediazione o del giudice, o della pubblica amministrazione, o della stessa Corte Costituzionale». Tutto deve avvenire «stando attenti a rispettare le regole dello Stato di Diritto che prevedono, ad esempio, che un atto di un giudice possa essere impugnato in un grado successivo. Se poi c'è un dubbio di Costituzionalità ci si rivolge alla Consulta» come potrebbero fare a gennaio le Sezioni Unite della Cassazione chiamate a pronunciarsi sui ricorsi del Governo ai provvedimenti di disapplicazione del decreto Cutro da parte del tribunale civile di Catania.  «Mi ha ferito – ha poi detto – leggere alcuni commentatori che hanno sostenuto che dopo la vittoria della maggioranza ci sarebbe stato un assalto all'indipendenza della Corte. Nessuno può occupare con le regole vigenti» la Consulta. L’ «auspicio» dopo «che quanto prima si possa completare il collegio». Infatti manca un giudice alla Corte, che deve essere eletto dal Parlamento: «Se questa maggioranza vuole eleggere il giudice deve mettersi d’accordo con altre forze politiche o presentare un candidato che abbia un successo personale tale da spingere tutte le forze politiche a votarlo. La Corte non può occuparla nessuno». Alla giornalista di Repubblica, Liana Milella, che ha gli ha chiesto se la Corte meriti maggiore rispetto da parte delle forze politiche che mettono in atto un «mercato politico» per scegliere il nuovo giudice, Barbera ha replicato: «gradirei non usare l'espressione ‘mercato’. Sono accordi che ci sono stati tante altre volte. Le posso dire una cosa? Il ‘mercato’ politico c’è stato con me, Modugno e Prosperetti e credo che nessuno abbia portato all'interno della Corte lo stigma della provenienza. Il fatto che l'attuale maggioranza debba accordarsi con la minoranza lo considero positivo. Non è un mercato». A proposito del Governo ha sostenuto criticamente: «La richiesta del voto di fiducia è espressione di una debolezza della maggioranza. I maxi emendamenti sono obbrobriosi perché raccolgono istanze, interessi e progettini che i parlamentari non riescono nemmeno a conoscere e su cui si chiede la fiducia. Tutto questo crea problemi e la Corte costituzionale non può che essere preoccupata da questa alterazione. Stiamo attenti a non trasformare espressioni di debolezza dei governi in espressioni di prevaricazioni». Poi ha aggiustato un po’ il tiro: «Non ho condannato i maxi emendamenti ma in assenza di altre regole diventa ahimè inevitabile che vi si debba ricorrere. Con l'auspicio che sia dia più spazio agli emendamenti dei parlamentari». Non poteva mancare un passaggio sulla recente sentenza della Corte che ha permesso di celebrare il processo contro i torturatori e assassini di Giulio Regeni: una decisione «eccezionale e sofferta» l’ha definita Barbera, «che ha richiesto un equilibrio tra vari principi costituzionali. Ricordando che diversi commentatori l’avevano criticata perché avrebbe minato le garanzie degli imputati, Barbera ha ribadito che gli stessi potranno «ottenere in ogni fase e grado la riapertura del processo». Molte le domande sulla riforma del premierato. Barbera non ha risposto a quelle che entravano nel merito dei contenuti dei progetti di riforma costituzionale, però «non possiamo che rivolgere l'auspicio di seguire le strade costituzionali: la prima è quella dei 2/3. Lo dico non per escludere il corpo elettorale, ma perché il corpo elettorale è previsto come second test». Ha proseguito: «le riforme costituzionali sono come medicine. Se prendo una pillola per il mal di testa posso far male allo stomaco. Bisogna stare attenti». Sulle conseguenze della riforma sul ruolo del Presidente della Repubblica: «qualunque riforma può portare ad una accentuazione o diminuzione del potere del capo dello stato. Auspico che si faccia nel modo più condiviso». Le reazioni politiche alle elezioni di Barbera sono state tutte trasversalmente positive. « La sua esperienza all'interno della Consulta, in sinergia con la sua formazione giuridica, ne faranno un solido punto di riferimento nel confronto intorno ai principi della Carta» ha dichiarato il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. «Saprà – per la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani -  essere punto di riferimento e di equilibrio in una fase delicata per l'ordinamento della giustizia, complessa per le riforme istituzionali in discussione, difficile per la compagine sociale del Paese. Le sue prime parole da presidente della Consulta confermano le sue caratteristiche di autonomia e indipendenza, autorevolezza e saggezza». Per la deputata di Italia Viva, Maria Elena Boschi « l'esperienza di Augusto Barbera, la sua competenza, il suo autentico riformismo e la sua disposizione al dialogo e al confronto saranno garanzia di equilibrio e di tutela della nostra Carta». «Parlamentare comunista, Barbera è un costituzionalista di rango e un grande galantuomo. Fu tra i promotori della stagione referendaria che di fatto accompagnò la morte della Prima Repubblica. Sono certo che saprà interpretare il suo ruolo con alto senso dello Stato» ha affermato il vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi.

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