Anm: come comunicare il no alla separazione delle carriere?

 Valentina Stella Dubbio 12 settembre 2023

“Pensare ad iniziative di dialogo esterno per comunicare ai cittadini le ragioni della nostra contrarietà al disegno di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. Ai politici parliamo già nelle sedi istituzionali, ora dobbiamo dialogare con l’esterno”: questo l’invito fatto sabato in apertura del Comitato Direttivo Centrale dell’Anm dal suo presidente Giuseppe Santalucia. La magistratura affila le armi per combattere una battaglia che forse neanche si dovrà combattere, ma è meglio tenersi pronti. Fare previsioni sul futuro è alquanto complesso e le letture della situazione da parte della magistratura e dell’avvocatura sono opposte. Intanto, da quanto appreso, le audizioni in Commissione Affari Costituzionali sulle proposte di legge in materia non termineranno prima di Natale; poi non si sa cosa avverrà. Verrà adottato un testo base o piomberà un disegno di legge elaborato a Via Arenula che annullerà, nel malcontento generale dei parlamentari, il lavoro fatto sino ad allora? Davvero la maggioranza, con la stampella del fu Terzo Polo è pronta a sfidare la magistratura? Teniamo conto che il prossimo anno ci saranno le elezioni europee e ogni mossa va soppesata dai partiti. Comunque, sia magistrati che avvocati non sono in grado di prevedere cosa accadrà. Se i penalisti sono pronti a pungolare Parlamento e Governo affinché mantengano le promesse fatte, sull’altro fronte, quello delle toghe, ci sono pensieri discordanti: alcuni sostengono che alla fine non se ne farà nulla, anche perché avrebbero ricevuto rassicurazione dal capo di gabinetto del Ministro, altri invece credono che l’ultima parola non arriverà da Via Arenula ma dalla Presidente Meloni e dal suo fidato consigliere Alfredo Mantovano, altri invece temono che l’Anm dovrà prepararsi ad affrontare il referendum. Se ciò accadesse, esiste il timore che la vittoria dei favorevoli sarà scontata per due motivi. Il primo: già in passato, benché non si sia raggiunto il quorum, chi ha votato ha detto sì alla separazione delle carriere. Secondo: lo slogan dell’Unione Camere Penali per cui «l’arbitro non può indossare la stessa maglia di una delle due squadre in campo» sarà più performante rispetto agli stili comunicativi dei magistrati. Ed è su questo ultimo punto, tra l’altro, che si è avuta una certa fibrillazione all’interno del Cdc. Che strumenti usare all’esterno per far presa sull’opinione pubblica? Quasi all’unanimità sabato è stato approvato il seguente documento, dal titolo “Cavallo di Troia”, elaborato essenzialmente da Mi con l'integrazione finale di Area, in una strana ritrovata sintonia : « L’ANM esprime grande preoccupazione per i contenuti dei disegni di legge in discussione dinanzi alla Commissione affari costituzionali della Camera di deputati che, nel riprodurre fedelmente la proposta di iniziativa popolare presentata dalle Camere Penali nella XVII legislatura, rivelano, al di là dei propositi annunciati nelle relazioni illustrative, l’intento di assoggettare tutti i magistrati, giudici e pubblici ministeri, al potere politico». E allora che fare per evitare tutto questo? «Il cdc invita tutti i magistrati associati a partecipare attivamente al dibattito pubblico sulla riforma della giustizia e invita le Ges a promuovere iniziative sul territorio, organizzando convegni aperti alla società civile e incontri con esponenti del mondo accademico, dell'avvocatura e dell'informazione. Sollecita le competenti Commissioni della ANM a predisporre schede tecniche che possano essere di ausilio anche alle attività di informazione delle Ges. Si impegna a promuovere ogni altra forma di comunicazione anche attraverso i suoi organi rappresentativi e si riserva di deliberare tutte le ulteriori iniziative necessarie a sensibilizzare l'opinione pubblica». Non hanno votato a favore quelli di Magistratura democratica e il perché lo ha spiegato Stefano Celli: «se sui principi siamo tutti d’accordo, crediamo che l’Anm con il documento approvato non individui le azioni concrete, i passaggi effettivi, efficaci per far conoscere i veri obiettivi del disegno restauratore, ma anche per far comprendere ai cittadini le concrete ricadute delle modifiche costituzionali sulla loro vita sociale, sui loro diritti, sulle loro libertà, ricadute sul breve e sul lungo periodo. Avremmo voluto sapere: domani di concreto cosa fa l’Anm? Le faccio un esempio: una cosa è dire “domani vado dal notaio e ti vendo la casa”, altra cosa è dire “domani vado in agenzia e le chiedo di vendermi la casa”». Il documento dell’Anm, con le sue provocazioni maliziose se vogliamo usare un eufemismo, ha suscitato una durissima replica della Giunta dell’Ucpi guidata da Gian Domenico Caiazza. «L’Anm ha licenziato un documento gravissimo – hanno scritto in una nota - . Per proporre le solite faziose e indimostrate critiche al progetto di riforma della separazione delle carriere dei magistrati, getta la maschera lanciandosi in considerazioni e idee pericolose per la democrazia e in alcuni spropositi culturali e giuridici». Ciò che desta maggiore allarme «non è tanto il merito delle osservazioni critiche rivolte alle varie proposte di legge, che si afferma riproducono “fedelmente la proposta di iniziativa popolare presentata dalle Camere Penali”. Si tratta in larga parte di obiezioni ben conosciute, tutte caratterizzate da una capziosa faziosità, interamente volte a dimostrare ciò che il testo di tutte quelle proposte invece esplicitamente nega, è cioè la fantomatica sottoposizione del PM al potere esecutivo». Quello che realmente ha suscitato la severa reazione dell’Ucpi è che «ora ANM gioca al rialzo, pretendendo di sostenere che la volontà della “Politica” sarebbe in realtà quella di sottoporre indistintamente giudici e pubblici ministeri al proprio indiscriminato controllo. Ciò avverrebbe, tra l’altro, perché nei due CSM conseguenti alla separazione delle carriere, la presenza dei componenti di parte politica è prevista come paritaria e non più minoritaria». Per tutto questo i penalisti auspicano che «che Parlamento, Governo e forze politiche di maggioranza e di opposizione sappiano cogliere la straordinaria gravità del documento licenziato dal CDC nazionale di ANM, sulla prospettiva della riforma costituzionale della separazione delle carriere» e si convincano «di quanto quella della separazione delle carriere sia la solo riforma davvero indispensabile per cambiare il volto della giustizia penale nel nostro Paese». Intanto ieri si è tenuto un faccia a faccia nella sede dell’Anm tra il presidente dell’Ucpi, Gian Domenico Caiazza, e il magistrato in pensione Armando Spataro, tra i 500 firmatari come lui ritiratisi, che hanno sottoscritto un appello contro la separazione delle carriere. Caiazza: «Ho letto il documento sottoscritto dai magistrati a riposo, rilevo che per lo più sono inquirenti. Nessuno di noi immagina che una riforma ordinamentale di separazione delle carriere sia una sorta di panacea che risolva tutti i problemi dell’amministrazione della giustizia e trasfiguri il processo in un processo giusto. È uno schema che appartiene alla stragrande maggioranza delle democrazie europee ed extra europea anche se in maniera diversa. A ragion veduta, una delle poche eccezioni è la Francia che conferma la regola, perché ha un sistema processuale inquisitorio.  Mentre il processo accusatorio esige invece la separazione: si tratta di dare coerenza ad un sistema in cui il giudice è equidistante da accusa e difesa.  Veniamo accusati di voler mettere il pm sotto il controllo della politica. La nostra proposta dice chiaramente altro: “L’ordine giudiziario è costituito dalla magistratura giudicante e dalla magistratura requirente ed è autonomo e indipendente da ogni potere”». Per Spataro invece « la separazione delle carriere non è un problema fondamentale della nostra giustizia. È singolare che quasi tutte le pdl siano frutto di un copia e incolla tra di loro e di conseguenza di quella dell’Ucpi. Perché allora non firmare tutti insieme una proposta? Aggiungo che non è vero che l’intera avvocatura è a favore della separazione delle carriere, come Franco Coppi». Noi ricordiamo a Spataro che anche tra i magistrati c’è chi è a favore della separazione delle carriere, come il togato del Csm Andrea Mirenda e pm di Napoli Paolo Itri. Per rivedere tutto il dibattito c’è Radio Radicale. 

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