Accordo raggiunto sulle intercettazioni

 Angela Stella Unità 22 settembre 2023


Alla fine, dopo la tempesta, è tornato un apparente e forse momentaneo sereno nella maggioranza. Dopo la giornata convulsa di mercoledì quando Governo, Lega e Fratelli d’Italia si sono opposti ad alcuni emendamenti troppo garantisti di Forza Italia presentati nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera al dl 105/2023 -  quello che estende la disciplina dell’uso delle intercettazioni per reati di criminalità organizzata anche ad altri tipi di delitti, come il traffico illecito di rifiuti e sequestro di persona a scopo di estorsione – ieri la partita si è chiusa con Forza Italia che, nonostante tutto, si dice soddisfatta del risultato finale. In una nota il presidente dei deputati di Forza Italia, Paolo Barelli, assieme ai componenti azzurri delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali ha dichiarato: “Le nostre proposte votate sono in linea con il 'giusto processo'.  La prima mette la parola fine alle  intercettazioni "a strascico": il giudice dovrà d'ora in avanti motivare il ricorso alle intercettazioni telefoniche autonomamente e con argomenti concreti.  La seconda prevede che la polizia giudiziaria, nel trascrivere le intercettazioni, dovrà limitarsi a quelle rilevanti per le indagini e dovrà riportare anche quelle a favore dell'indagato.  La terza introduce  il divieto di trascrivere conversazioni personali, che non abbiano alcuna attinenza col processo”. Gli azzurri sono stati invece costretti a soccombere in merito agli emendamenti che abrogavano la retroattività della norma e limitavano l’uso del trojan. Su quest’ultimo punto è stata loro offerta una via di uscita come ha spiegato sempre Barelli: “c’è una presa di posizione precisa del ministro Nordio di presentare, da qui a breve, una proposta che rielabora l'utilizzo delle intercettazioni e dei mezzi di captazione in modo adeguato. Noi su questo abbiamo aderito ed abbiamo accettato di espungere altri emendamenti per essere promotori di una riforma più complessa che il ministro Nordio ha dichiarato di presentare, a breve, in Parlamento”. Passato anche un emendamento di Enrico Costa di Azione per cui il pm  dovrà indicare quanto spende per ogni intercettazione. Ma è da rilevare lo scontro tra il Pd e il sottosegretario alla giustizia Sisto. Il capogruppo dem in Commissione Giustizia della Camera Federico Gianassi aveva chiesto al governo di specificare se la retroattività della norma sulle intercettazioni (“La disposizione del comma 1 si applica anche nei procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto”) riguardava anche quelle assunte nei processi in corso o solo quelle che saranno assunte in futuro sempre nei procedimenti già iniziati. Sisto non risponde e si limita a dire di aver “già dato tutti i pareri necessari”. “È evidente a questo punto – ha osservato Gianassi - che lei è in difficoltà nel rispondere...”. Come riferito dall’Ansa, Sisto ha scosso la testa, ma quando il deputato del M5S Colucci lo ha accusato di essere “omertoso” il vice ministro della Giustizia ha ribattuta con forza: “E no, il termine omertoso non lo accetto. Ritiri subito questa frase”. Al di là degli screzi, la questione è fondamentale perché mette in gioco i diritti di indagati: la retroattività della norma è stata fortemente richiesta dalle procure antimafia per salvare i processi in corso i quali altrimenti sarebbero finiti in un nulla di fatto a causa, o grazie, alla sentenza della Cassazione a cui, come ha detto la premier, “si è rimediato” con questo dl, che avrebbe potuto mettere a rischio alcuni processi di mafia, lasciando impuniti delitti gravi di cui non emerge nettamente il collegamento con la criminalità organizzata. Diversi giuristi, anche magistrati, sostengono non solo che questa previsione è l’ennesima prova che il Governo non è garantista ma ipotizzano anche profili di incostituzionalità. Una risposta chiara del Governo sarebbe stata utile.


 

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