Consulta: si faccia il processo per la morte di Regeni

 Valentina Stella Dubbio 28 settembre 2023

Pochi ci credevano, molti ci speravano, soprattutto la famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016: la Corte costituzionale, riunita ieri in camera di consiglio, ha esaminato la questione di legittimità costituzionale sollevata dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma in relazione alla celebrazione del processo per il sequestro e l’omicidio del ragazzo e  «ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice procede in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall’art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato, è impossibile avere la prova che quest’ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell’imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa». Dunque il processo sul sequestro, le torture e la morte di Giulio Regeni si dovrà tenere. Imputati sono quattro 007 egiziani: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. I militari non hanno mai comunicato i loro indirizzi, necessari a inviare la notifica del procedimento in corso. Contro questa situazione, e nell’incapacità della politica di farsi valere sull’Egitto, si sono battuti i genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni, con il loro avvocato Alessandra Ballerini trovando la sponda della Procura e del tribunale. Come aveva scritto il gup di Roma nell’ordinanza di invio degli atti alla Consulta, quanto agli obblighi internazionali ed alla Convenzione sulla tortura, «Tale ultima disposizione della Convenzione non solo è stata ignorata dalle Autorità di Governo e dalle Autorità giudiziarie egiziane, ma è stata “osteggiata” in modo palese. La violazione della Convenzione internazionale sulla tortura da parte dello Stato egiziano ( che ha ratificato il trattato), impedisce allo Stato italiano, a sua volta, di osservare la medesima Convenzione, e cioè di processare i presunti autori del delitto di tortura commesso nei confronti di Giulio Regeni». Ora dobbiamo attendere il deposito della sentenza. I primi commenti politici. Serracchiani (Pd): «Uno Stato di diritto difende i suoi cittadini secondo le leggi e non li abbandona all’arbitrio di poteri oscuri»; Calenda (Azione): «La decisione della Corte costituzionale restituisce fiducia e speranza. Per Giulio Regeni, per la sua famiglia e per tutto il Paese ora finalmente si cerchi verità e giustizia». Bonelli (Avs): «Presenteremo un ordine del giorno alla Camera per chiedere formalmente che l'Italia si costituisca parte civile contro gli assassini e il governo egiziano, assicurando così che la nostra nazione prenda una posizione ferma e decisa in questo grave fatto di cronaca internazionale». 


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