Camera penale milano contro dl Caivano

 Angela Stella Unità 13 settembre 2023

“Assistiamo all’uso - e all’abuso - della custodia cautelare, come surrogato temporaneo dell’incapacità dell’ordinamento di mantenere i suoi propositi” diceva il Ministro della Giustizia Carlo Nordio a febbraio scorso nell’illustrare le sue linee programmatiche al Parlamento. Eppure, come sottolineato da un comunicato della Camera Penale di Milano dal titolo “Ma non si doveva limitare la custodia cautelare?”, con il cosiddetto dl Caivano si è andati nella direzione opposta. Scrivono infatti i penalisti, guidati dalla presidente Valentina Alberta, “la decisione di ampliare in modo significativo la custodia cautelare e la facoltà di adottare misure pre-cautelari (attraverso l’abbassamento dei parametri edittali di riferimento, l’aggiunta di specifiche ipotesi di reato nonché l’introduzione del pericolo di fuga tra le esigenze che la giustificano), mira a una sostanziale equiparazione degli indagati minorenni (anch’essi assistiti, almeno lo si spera, dalla presunzione d’innocenza e tutelati dal “garantismo”, spesso usato come vessillo da questo Governo) a quelli maggiorenni e rischia di consegnare all’esperienza carceraria un numero crescente di giovani”. Ciò in una fase del procedimento, sottolineano i penalisti, “in cui ogni forma di detenzione dovrebbe rappresentare, per gli adulti e a maggior ragione per soggetti in fase evolutiva, l’extrema ratio, senza considerare l’interesse preminente del minore, che ha rappresentato da sempre il paradigma cui si ispira la legislazione, anche penale, minorile". Come ricordava l’onorevole di +Europa Riccardo Magi “con questo decreto si va addirittura a modificare il testo unico sugli stupefacenti, nonostante la legislazione penale italiana in materia di droghe sia già tra le più repressive d’Europa. Si aumentano le pene per i fatti di lieve entità, anche se per i fatti di lieve entità già oggi in 7 casi su 10 si va in carcere, e, cosa ancora più grave, si estende la possibilità di applicare la custodia cautelare nei confronti dei minori, anche per i fatti di lieve entità, alla faccia del garantismo”. E anche su questo si sofferma la Camera penale di Milano: “con l’aumento di pena introdotto per l’ipotesi attenuata in tema di cessione di sostanze stupefacenti, si reintroduce la possibilità della misura custodiale inframuraria anche per fatti di limitata offensività, con il rischio di determinare un ulteriore aumento della popolazione carceraria, in un momento di forte allarme per la crescita significativa dei detenuti e per l’incessante dramma dei suicidi”. Sostengono i penalisti preoccupati: “Non possiamo non essere allarmati”. Per questo auspicano che “il Presidente della Repubblica possa condividere almeno in parte le nostre preoccupazioni. Ci auguriamo in ogni caso che anche il Parlamento rifletta prima di stabilizzare norme che introducono una brusca virata rispetto ai principi di un sistema penale minorile moderno, frutto di decenni di elaborazione e di interventi di studiosi, esperti, giudici ed operatori, che anche in tempi recenti hanno censurato scelte di penalizzazione ed automatismi rispetto a tale categoria di autori di reato, non certo irresponsabile ma evidentemente particolarmente vulnerabile, sol che si consideri l’art. 31 Cost”. Pure l’Unione delle Camere minorili in un documento ha espresso diverse criticità rispetto al decreto: “un mero inasprimento del sistema sanzionatorio, precautelare e cautelare, rischia di essere inutile, in quanto limitato nella funzione in termini di deterrenza rispetto alla criminalità minorile, e miope perché non mirato a intervenire su una corretta prevenzione e sul trattamento del disagio giovanile, fondato su azioni di carattere innanzitutto socio-educativo”. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue