Intervista a Luca Palamara

 Valentina Stella Dubbio 23 settembre 2023

Riforme della giustizia e nuovo Csm: ne parliamo con Luca Palamara, ex magistrato e già Presidente dell’Anm.

La settimana che si sta chiudendo è stata piena di fibrillazioni in Parlamento in tema di intercettazioni.

Quello che è accaduto in questa settimana è la dimostrazione plastica di come la sfera politica possa invadere quella tecnico giuridica rendendo oltre modo difficile l’individuazione di un punto di compromesso da un lato tra la volontà di non dare l’idea di abbassare la guardia in tema di terrorismo e criminalità organizzata e dall’altro di mantenere fede al principio garantista al quale si sono ispirate alcune componenti politiche dell’attuale centrodestra.

Lei da che parte sta, con Forza Italia o con gli altri partiti di Governo?

Da osservatore mi ispiro ad un principio garantista perché ritengo che debba essere tutelata la funzione dell’istituto, che è quella di non essere utilizzato come una gogna contro il nemico politico di turno. Si sta ponendo un falso problema. Quello vero non è lo strumento delle intercettazioni in sé, che deve essere assolutamente preservato, ma evitare che lo stesso possa essere utilizzato ad altri fini, soprattutto nei casi della c.d. “pesca a strascico”.

Invece dal punto di vista tecnico come giudica gli emendamenti approvati di Forza Italia e Azione?

Li reputo corretti e condivisibili perché dal punto di vista tecnico giuridico rappresentano la volontà di non mettere in discussione lo strumento dell’intercettazione come meccanismo fondamentale per individuare gli autori del reato ma di evitare che le intercettazioni possano essere utilizzate per eliminare il nemico politico di turno pubblicando fatti e circostanze del tutto estranee ai fatti di indagine. Quanto all’emendamento Costa ritengo sia giusto la responsabilizzazione anche dal punto di vista contabile del pubblico ministero chiamato a svolgere le indagini. Non lo ritengo limitativo dell’indipendenza e autonomia del pm perché prima di tutto deve esserci rispetto delle regole.

Secondo Lei la magistratura come reagirà? Sono riforme tollerabili?

Dal 2016 ad oggi sul tema delle trascrizioni e degli ascolti ci sono orientamenti oscillanti all’interno della stessa magistratura associata e del Csm. Basta richiamare le circolari del Csm di quegli anni in cui era particolarmente avvertita la necessità di evitare che tramite la pubblicazione di materiale irrilevante potesse essere in qualche modo pregiudicata la sfera privata e personale di soggetti estranei alle stesse. Questa fu la linea seguita da Orlando il cui capo dell’ufficio legislativo era l’attuale presidente dell’ANM. Con l’arrivo di Bonafede e di coloro i quali lo hanno indotto ad ispirarsi ad un orientamento giustizialista tutto questo è stato buttato alle ortiche e oggi l’auspicio è che il dibattito possa ripartire da quello che a mio avviso era il corretto punto di partenza. Detto questo soprattutto sul tema delle spese, penso che la magistratura ragionerà in termini corporativi,  quindi sarà contraria ritendendo che vi possa essere una lesione all’autonomia e indipendenza del P.M.. Io invece credo che chi agisce correttamente non abbia nulla da temere. Il problema sarà per chi farà intercettazioni inutili.

È stato fatto un decreto-legge per rimediare ad una sentenza della Cassazione troppo garantista per le procure antimafia.

Un chiaro segnale politico di dire che sul tema mafia e criminalità organizzata il governo non intende in alcun modo abbassare la guardia ma anzi vuole andare oltre i pronunciamenti della magistratura.

Il Governo è succube dei pm antimafia?

È indubbio che in questo Paese sul tema dell’antimafia la politica spesso è succube delle istanze che provengono da quel mondo, soprattutto quando vi sono le audizioni di importanti procuratori nelle Commissioni legislative. C’è un problema di fondo: gli ultimi tre procuratori antimafia sono transitati direttamente in politica dalla magistratura. Penso invece che la politica debba avere una sua capacità di discernimento dei fatti e delle situazioni su cui è chiamata ad intervenire.

Secondo Lei alla fine si farà la riforma della separazione delle carriere?

Penso sia difficile fare una previsione anche perché quello della separazione delle carriere è un tema sul quale oramai si dibatte da tantissimo tempo e per farlo ci vuole grande determinazione da parte della classe politica quella. Ciò detto al di là di quello che potrà essere un eventuale esito referendario io penso si stia diffondendo tra i cittadini la volontà di maggiormente garantire il diritto di difesa assicurando la terzietà del giudice rispetto alle parti. Questi sono aspetti che oramai stanno penetrando nella coscienza civile del paese e che ripropongono con forza il tema della separazione delle carriere.

Come commenta la nomina di Gratteri a procuratore di Napoli, alla luce anche di quello che ha detto in audizione?

Ognuno su di lui può esprimere il giudizio che vuole. Posso dire che chiunque ha lavorato con lui gli ha sempre riconosciuto di aver valorizzato un metodo di lavoro ispirato alla condivisione del ruolo tra Procuratore e sostituti come facenti parte di una unica squadra. Per quanto mi riguarda è notorio che Gratteri sia inviso anche ad una parte della magistratura, soprattutto a quella parte ben pensante che non si ritrova nei suoi metodi e nelle sue dichiarazioni, che lo ha sempre osteggiato nel corso della sua carriera.

Gratteri ha aggiunto che ci sono pm depressi a Napoli.

Non posso entrare nel Gratteri pensiero, personalmente posso dire che in generale c’è una fascia di pm che tende in qualche modo a burocratizzarsi. Comunque, non mi soffermerei molto sull’ audizione di Gratteri piuttosto mi preoccuperei di alcune recenti decisioni del CSM che paiono limitare l’autonomia del sostituto.

A cosa si riferisce?

Ci sono state delle decisioni del Csm che sono andate più verso l’esaltazione del potere del Procuratore che di quello del singolo sostituto. Basta rileggere quello che ha dichiarato il componente togato di Area Maurizio Carbone in occasione della nomina di Gratteri.

La riforma Cartabia del Csm ha superato tutti i problemi che erano venuti fuori?

In genere si dice che ogni Csm sia migliore di quello che lo ha preceduto. Del mio porterò sempre dietro comunque le parole conclusive del presidente Mattarella che esaltò l’impegno del Csm presieduto da Giovanni Legnini, autore di più di mille nomine. Poi sono accaduti i noti fatti, soprattutto le cene tra magistratura e politica. Se l’obiettivo era impedire le cene e il rimedio è stato quello di aumentare il numero dei componenti del Csm possiamo dire che quell’obiettivo è miseramente fallito. Ben più coraggiosa sarebbe stata la riforma che avrebbe previsto il sorteggio, tanto temuta dai miei colleghi anche quando ero presidente dell’Anm. Invece si è preferita una soluzione gattopardesca voluta anche dalla stessa magistratura associata.

Che giudizio dà fino ad ora di Nordio?

Penso che si stia scontrando con la dura realtà della politica, soprattutto quando la politica è chiamata a fare riforme sgradite alla magistratura. Nulla di nuovo.  


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