Più ombre che luci sul primo anno di Nordio

 Valentina Stella Dubbio 27 settembre 2023

Il 31 ottobre, nella prima conferenza stampa del nuovo Governo, sono serviti solo due minuti al Ministro Nordio per illustrare la parte del decreto legge relativo all’ergastolo ostativo – proprio lui che si era detto contro l’ergastolo qualche giorno prima sul CorSera - , sei invece per motivare il rinvio dell'entrata in vigore della riforma del processo penale firmata Cartabia. Questo primo atto ha segnato tutto l’anno appena trascorso: un Ministro con idee liberali e garantiste, spesso costretto a rinnegare i suoi principi stretto all’interno di una maggioranza, soprattutto Lega e Fratelli d’Italia, che lo riportano sul binario securitario e giustizialista. Un altro esempio? Il decreto Cutro presentato il 9 marzo: «Morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina» è la nuova fattispecie penale introdotta ed illustrata da Nordio, nel corso della conferenza stampa: «Un intervento nell’ambito del diritto penale estremamente severo nei confronti di chi organizza promuove e finanzia in qualsiasi modo questa tratta di persone». Non è di certo lo stesso Nordio che qualche tempo prima, nelle vesti di libero pensatore, diceva: «l’errore, l’equivoco della destra, è quello di pensare di garantire la sicurezza attraverso l’inasprimento delle pene, la creazione di nuovi reati e magari con un sistema carcerario come quello che abbiamo che diventa criminogeno». Il povero Guardasigilli è stato poi travolto dalla burrascosa vicenda di Alfredo Cospito, con il suo lunghissimo sciopero della fame, il rischio di morire e con gli anarchici in mobilitazione continua. Lui ha tenuto la mano ferma confermandogli il 41 bis, ma la grana più grossa gli è arrivata dall’onorevole Donzelli (Fdi) che in Aula ha riferito i colloqui tra Cospito e alcuni mafiosi, mentre incontrava anche una delegazione del Pd, che gli erano stati detti dal suo coinquilino, il sottosegretario Delmastro. Con molta fatica ha dovuto difendere i suoi, con le opposizioni accanite più che mai. Poi ha dovuto mettere una pezza alla questione del reato di tortura. I meloniani pronto ad abrogarlo, lui che va in aula a tranquillizzare che verranno fatti solo interventi tecnici. Arriviamo al 15 giugno quando il Cdm approva il disegno di legge Nordio che punta all’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, a una maggior tipizzazione del delitto di traffico di influenze, e poi modifiche alla materia delle intercettazioni per tutelare il terzo estraneo alle indagini, dell’informazione di garanzia, della misura della custodia cautelare, con introduzione del principio del contraddittorio preventivo. Come ha commentato su questo giornale il professor Spangher « c’è un rafforzamento del ruolo difensivo mediante la modifica della disciplina dell’informazione di garanzia e, in tema di intercettazioni, della tutela della riservatezza del terzo estraneo al procedimento. In prospettiva e in filigrana si coglie un senso di maggiore tutela della persona. Naturalmente bisognerà vedere come verrà declinato». E a questo ci sta pensando la Commissione Giustizia del Senato. Intanto il 7 agosto arriva in Cdm un decreto legge, il quale sbarca oggi alla Camera dopo il passaggio in Commissione, che prevede l’estensione ad una serie di ipotesi di reato di criminalità grave degli strumenti di investigazione disciplinati dalla legislazione in materia di criminalità organizzata e specificamente si estende l’impiego delle intercettazioni anche ambientali. Tutto per «rimediare», come disse la premier, ad una sentenza della Cassazione troppo garantista per i Procuratori Antimafia. E qui è da rilevare l’ennesima contraddizione del Ministro che da sempre ha detto di voler limitare l’uso delle intercettazioni, ma ha dovuto probabilmente subire questa decisione, nata anche per far dimenticare il suo intento di rivedere il concorso esterno a pochi giorni dalla commemorazione di Via D’Amelio. Poi il 7 settembre è la volta del Dl Caivano che, tra l’altro, amplia in modo significativo la custodia cautelare e la facoltà di adottare misure pre-cautelari, attraverso l’abbassamento dei parametri edittali di riferimento e l’aggiunta di specifiche ipotesi di reato. Eppure Nordio nelle sue linee programmatiche il 6 dicembre aveva chiaramente detto: « assistiamo all’uso - e all’abuso - della custodia cautelare, come surrogato temporaneo dell’incapacità dell’ordinamento di mantenere i suoi propositi». E sulla separazione delle carriere? Sempre nelle sue linee programmatiche evidenziava la necessità di attuare assolutamente la riforma insieme a quella dell’obbligatorietà dell’azione penale « convertita in un intollerabile arbitrio» disse. Nella conferenza stampa di fine anno con i giornalisti persino la premier Meloni disse che si sarebbe attuata entro sei mesi; ma ad oggi non si vede nulla, se non un accidentato percorso in Commissione Affari Costituzionali della Camera dove oggi riprenderanno le audizioni e dove temono arrivi un dl governativo a depotenziare gli obiettivi che si prefiggono le attuali proposte di legge in discussione. Sul carcere poi Nordio aveva sempre appoggiato la linea dell’extrema ratio, ora si è convertito all’idea della destra di usare le caserme dismesse per accogliere i detenuti, invece di mettere in atto una seria politica di depenalizzazione. Inoltre voci di Palazzo dicevano che volesse Rita Bernardini nel collegio del Garante dei Detenuti, ma non sarebbe riuscito ad imporsi al Quirinale, da dove sarebbe arrivato lo stop. Insomma quello passato è stato un anno più di ombre che di luci per Nordio, che ha deluso, per motivi diversi, sia la magistratura, che si è sentita attaccata a partire dal caso Uss nella sua autonomia e indipendenza, che l’avvocatura, che ha perso le speranze per la riforma liberale della giustizia. Comunque ci sono altri quattro anni in cui Nordio potrà dimostrare di saper invertire la rotta. 


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