Chi ha rapito Nordio?

 Angela Stella Unità 9 agosto 2023

Sono trascorsi novi mesi e due settimane dal giuramento del Governo Meloni e non c’è traccia del Ministro della Giustizia Carlo Nordio. No, non siamo stati vittime di una insolazione agostana, semplicemente abbiamo messo in fila alcune circostanze e ci siamo resi conto che forse a Via Arenula c’è solo un ologramma dell’ex magistrato, ex saggista ed ex editorialista che fa tutto il contrario di quello che aveva annunciato il vero Nordio, quello garantista, liberale, contrario al panpenalismo e all’ergastolo, e fautore del carcere come extrema ratio. Partiamo dai fatti più recenti, ossia dall’approvazione in Cdm due giorni fa di un decreto legge che, per “rimediare” ad una decisione garantista della Cassazione, prevede l’estensione ad una serie di ipotesi di reato di criminalità grave - come quelli aggravati dal “metodo mafioso”, con finalità di terrorismo, reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e sequestro di persona a scopo di estorsione - degli strumenti di investigazione disciplinati dalla legislazione in materia di criminalità organizzata, quelli cioè più agili per i pm. Eppure nelle sue linee programmatiche e in altre occasioni pubbliche il Guardasigilli aveva ripetuto: “Noi interverremo sulle intercettazioni molto più radicalmente. Che questa sia una barbarie che costa 200 milioni di euro l’anno per raggiungere risultati minimi è sotto gli occhi di tutti”. Come si può pensare che Nordio porti a termine la separazione delle carriere se appena i pm antimafia alzano la voce gli prepara un dl ad hoc? Sempre nello stesso decreto legge si innalza la pena edittale minima prevista per l’ipotesi di incendio doloso: da quattro anni a sei anni di reclusione; per l’ipotesi di incendio colposo, da uno a due anni di reclusione. Inoltre si aggiunge a quella già esistente  un’ulteriore circostanza aggravante. “E di certo – disse il presidente Anm Giuseppe Santalucia ad aprile - i pochi interventi visti non sono assolutamente rappresentativi di un Nordio liberale, basti pensare al decreto anti-rave party”. Non scordiamoci che all’interno di quel decreto era anche contenuta la nuova norma sull’ergastolo ostativo che impone, come specificato da molti giuristi, una prova diabolica al detenuto non collaborante per chiedere il beneficio della liberazione condizionale. Fu lo stesso Nordio a presentarlo nella prima conferenza stampa del Governo, proprio lui che in più occasioni, tipo una intervista al CorSera, disse che l’ergastolo andrebbe abolito. E che dire del Decreto Cutro che “prevede un aumento delle pene per il traffico di migranti e l’introduzione di una nuova fattispecie in relazione alla morte o alle lesioni gravi in conseguenza al traffico di clandestini”? Nordio entrando nel merito del provvedimento disse che è “un intervento estremamente severo nei confronti degli scafisti”. Dov’è finito quel Nordio che rifletteva così, come ricordato dal Foglio tempo fa: “La sicurezza va garantita in modo preventivo e quindi attraverso il controllo del territorio, il potenziamento delle forze dell’ordine e di tutte quelle attività di prevenzione utili, da utilizzare a patto che restino segrete, come le intercettazioni. E l’errore, l’equivoco della destra, è quello di pensare di garantire la sicurezza attraverso l’inasprimento delle pene, la creazione di nuovi reati e magari con un sistema carcerario come quello che abbiamo che diventa criminogeno”? Ecco, lui si è candidato proprio con quella destra che criticava e che però lo ha fatto nominare convintamente Ministro della Giustizia, ancora non sappiamo perché a questo punto, visto che lo sta snaturando mossa dopo mossa. Dov’è quel Guardasigilli che appena dopo il giuramento da Ministro davanti a Mattarella esclamò: “La velocizzazione della giustizia passa attraverso una forte depenalizzazione e quindi una riduzione dei reati”? Di questo non c’è traccia. Parliamo ora delle carceri: il Guardasigilli appena insediato aveva lodato l’operato dell’ex capo del Dap Carlo Renoldi, magistrato tra i più esperti di carcere, che in pochi mesi aveva dato importanti segnali di riforma, dalla circolare sui colloqui e le videochiamate al rinnovo delle indicazioni per la prevenzione del rischio suicidario. E poi però lo ha silurato chiamando alla guida dell’Amministrazione penitenziaria Giovanni Russo, proveniente dalla DDA. Un altro esempio: come sottolineato criticamente dal Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, il Senato bocciò gli emendamenti al dl anti rave per prorogare le licenze straordinarie ai semiliberi. In 700 sono rientrati a dormire in carcere a fine anno dopo più di 2 anni di ottima prova in libertà. Ogni appello al Ministro è rimasto vano. Un’ultima contraddizione? Prima di divenire Ministro, Nordio disse: “sono favorevole a una forte riduzione dei magistrati fuori-ruolo: credo che dei 200 attualmente distaccati ne basti solo il 10 per cento, gli altri dovrebbero tornare a lavorare nei tribunali”. E invece che ha fatto? Ha nominato una “Commissione di studio per l’esercizio delle deleghe in materia di ordinamento giudiziario”, quindi anche riguardanti i fuori ruolo, all’interno della quale ha chiamato 26 persone: tre avvocati, cinque professori universitari; il resto, quindi diciotto membri, sono tutti magistrati, di cui dieci fuori ruolo, che stanno lavorando ad una loro diminuzione, secondo fonti interne, di sole 20 unità. 

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