I diritti in gioco nel caso Vannacci

 Valentina Stella Dubbio 19 agosto 2023


Il generale Roberto Vannacci è stato rimosso dalla guida dell'Istituto geografico militare di Firenze. Da domani gli subentra un altro generale, Massimo Panizzi senza alcuna cerimonia di avvicendamento, vista la delicatezza della situazione. Lui verrà trasferito in forza extra organica al Comfoter «a disposizione del comandante area territoriale per incarichi vari», scrive l’Adnkronos. La sua sede resterà Firenze. Dietro la decisione molto probabilmente c’è la bufera di critiche scatenate dalla pubblicazione sulla stampa di alcuni stralci del libro “Il mondo al contrario”, scritto e autoprodotto dallo stesso Vannacci. «Riguardo le decisioni che sono state prese riguardo il mio servizio – ha detto su Rete 4 -  non replicherò in quanto ritengo siano decisioni gerarchiche per le quali risponderò nelle sedi e secondo i tempi che saranno giudicati opportuni e che mi verranno indicati dalla mia catena di comando». Il generale, un passato nella Folgore con ruoli di responsabilità nelle forze speciali in molte missioni all’estero, nelle oltre 300 pagine del testo (che ancora non abbiamo letto nella sua interezza ma i cui stralci non sono minimamente condivisibili) snocciola una serie di giudizi omofobi e prese di posizioni contro femminismo, migranti e ambientalismo. Lui ieri, in alcune interviste, si era difeso: «Non mi rimangio nulla» anche se «senza il contesto non si capiscono alcune cose» aveva detto a Repubblica. Due giorni fa il Ministro della Difesa Crosetto aveva subito preso posizione: «Non utilizzate le farneticazioni personali di un Generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le Forze Armate. Il Gen. Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione. Per questo sarà avviato dalla Difesa l’esame disciplinare previsto». La notizia della rimozione è stata resa nota, secondo Repubblica, con un dispaccio dello Stato Maggiore dell’Esercito. Abbiamo provato a contattare l’ufficio stampa per porre le seguenti domande: «Chi ha preso la decisione? È temporanea? Vannacci potrebbe tornare a presiedere l'Istituto? Questa decisione blocca l'accertamento disciplinare?» ma nel momento in cui chiudiamo il pezzo non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Sembrerebbe comunque, da quanto appreso da fonti del Ministero della Difesa, che la decisione non sarebbe del Ministro che «non ha poteri di impiego» ci spiegano, «se non in casi gravissimi e non sarebbe questo perché esiste la libertà di manifestare il proprio pensiero, anche se io non avrei scritto quel libro». Quindi nulla esclude che l’esame disciplinare vada avanti e in quella sede Vannacci potrà difendersi. In gioco, come al solito nelle situazioni complesse, ci sono vari diritti da bilanciare, come fanno notare diversi commentatori. In questo caso quello garantito dall’articolo 21 della Costituzione per cui «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. […] Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume» (ma la giurisprudenza non è stata ancora in grado di dare una definizione netta di buon costume). La stessa libertà di manifestazione del pensiero è sancita dall’articolo 1472 del Codice dell’Ordinamento militare: «I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare ((o di)) servizio per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione. 2. Essi possono, inoltre, trattenere presso di se', nei luoghi di servizio, qualsiasi libro, giornale o altra pubblicazione periodica. 3. Nei casi previsti dal presente articolo resta fermo il divieto di propaganda politica». C’è poi l’articolo 11 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che ribadisce che «la libera manifestazione del pensiero e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo; ogni cittadino può parlare, scrivere, stampare liberamente salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge». Accanto a queste previsioni c’è sicuramente altro da dover prevedere, come sintetizzato all’Agi da Marco De Paolis, procuratore generale militare presso la Corte militare di appello di Roma: «Premesso che prima di dare un giudizio completo bisognerebbe leggere per intero il libro, di per sé non mi sembra possibile ipotizzare profili di reato: non credo quindi, che qualche procura intervenga d'ufficio, anche perché non si può certo monitorare tutta la pubblicistica. Diverso è ovviamente se nelle pagine del testo ci sono affermazioni oggettivamente lesive di qualcuno o di qualche istituzione e se qualcuno, leggendolo, si sentisse offeso». In più c’è un problema legato all’esercizio della funzione del Generale: come dovrebbe sentirsi un militare gay o di colore sotto il suo comando? Dovrebbe temere discriminazioni da parte del superiore? In passato è accaduto? Quel generale può ancora rappresentare le forze armate italiane o va congedato? Per ora non ci sono macchie sulla divisa di Vannacci che opera nell’Esercito dal lontano 1986. Vedremo gli sviluppi di questa vicenda che ad oggi lascia molte domande aperte. Intanto il mondo militare si spacca. «L’Associazione Nazionale Incursori dell’Esercito fa quadrato attorno al Generale Vannacci», come Comandante, come Incursore e come scrittore» si legge sulla loro pagina Facebook. Mentre il Sindacato italiano autonomo militare organizzato «si pone perfettamente allineato con i principi espressi nelle dichiarazioni sia del Ministro Crosetto che in quelle dello Stato Maggiore Esercito, al fine di tutelare gli uomini e le donne dell’Esercito Italiano, senza pregiudizio di genere alcuno». 


Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue