Ucpi contro decreto intercettazioni

 Valentina Stella Dubbio 9 agosto 2023

«Con il Decreto 7 agosto 2023 il Governo ha inteso ulteriormente estendere la disciplina speciale per le intercettazioni. Da ora in poi sarà più facile per le Procure intercettare, disporre il “pedinamento elettronico” delle persone e acquisire immagini e comunicazioni tramite il captatore informatico. Intanto il DAP limita le telefonate dei detenuti e la possibilità per i difensori di trasmettere gli atti del processo per via informatica alle persone in carcere. L’Unione denuncia l’intervento illiberale e invita il Parlamento a fermare la nuova legislazione “emergenziale”»: è questo il durissimo prologo del lungo documento firmato dalla Giunta dell’Ucpi, guidata da Gian Domenico Caiazza. Secondo i penalisti con le pronunce Scurato e Cavallo, la Corte Suprema aveva inteso «individuare un limite alla compressione del diritto alla segretezza e inviolabilità delle comunicazioni prevedendo, secondo il dettato normativo, una qualche rigidità dei presupposti e un freno all’utilizzo delle intercettazioni in procedimento diverso da quello nel quale sono state predisposte. L’intervento del Governo travolge dunque quei limiti aggirando i riferimenti della Giurisdizione, così realizzando i desiderata di alcune Procure oramai aduse a fondare quasi esclusivamente sulle intercettazioni l’impianto probatorio a sostegno dell’azione penale». L’Unione dunque chiede «alle forze di ispirazione liberale presenti in Parlamento un impegno straordinario nel percorso di conversione affinché la nuova norma, certamente contrastante con principi costituzionali e pronunce della Corte EDU, sia radicalmente modificata». Ma non finisce qui la critica dell’Ucpi: «il DAP sta procedendo a limitare la possibilità per le persone detenute di ricorrere ai colloqui telefonici. La misura si era dimostrata in grado di attenuare i gravissimi disagi della condizione carceraria soprattutto nel periodo estivo che notoriamente determina condizioni, se possibile, più drammatiche della vita in carcere. Il Ministero intende anche limitare la possibilità per i difensori di trasmettere agli assistiti detenuti gli atti dei relativi processi per via informatica». Si tratta di «misure irragionevoli, inutilmente punitive, assunte proprio mentre si chiede all’avvocatura di utilizzare i soli strumenti informatici per procedere al deposito degli atti difensivi. Non sono queste le riforme e gli interventi necessari al processo penale» che l’Ucpi sperava che il Ministro della Giustizia Nordio mettesse in campo. Anzi Via Arenula fa oramai «sistematicamente seguire alle condivisibili dichiarazioni garantiste del Ministro, disegni, atti e proposte che vanno in altra direzione». «L’avvocatura penale – conclude il documento - saprà individuare le forme più adeguate per dar voce alla protesta e richiamare alla coerenza con gli impegni assunti tutti gli attori istituzionali». 

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