6 settembre si riparte con prescrizione e separazione carriere

 Valentina Stella Dubbio 12 agosto 2023

L’ultimo atto in tema di giustizia prima della pausa estiva è stata la firma due giorni fa da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del decreto legge contenente «disposizioni urgenti in materia di processo penale, di processo civile, di contrasto agli incendi boschivi, di recupero dalle tossicodipendenze, di salute e di cultura, nonché in materia di personale della magistratura e della Pubblica amministrazione». Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 agosto, ora toccherà al Parlamento convertirlo in legge entro sessanta giorni. Non si annuncia facile il passaggio visto che già l’onorevole di Azione, Enrico Costa, ha annunciato: «il decreto intercettazioni è l’occasione per trasformare in emendamenti molte dichiarazioni passate del Ministro. Partiremo quindi da emendamento soppressivo». Chi non ricorda quando il Guardasigilli disse: «Noi interverremo sulle intercettazioni molto più radicalmente. Che questa sia una barbarie che costa 200 milioni di euro l’anno per raggiungere risultati minimi è sotto gli occhi di tutti». Detto, fatto il contrario. Ma ora fissiamo sul calendario la data del 6 settembre perché alla Camera ci saranno due appuntamenti che daranno  - speriamo – uno slancio alle riforme. Innanzitutto in Commissione Affari Costituzionali si riprenderà, grazie anche alle sollecitazioni dello stesso Costa e di Roberto Giachetti (Italia Viva), a trattare il tema della separazione delle carriere come conferma al Dubbio lo stesso Presidente della Prima, il forzista Nazario Pagano: «Come avevo assicurato prima della sospensione dei lavori parlamentari mi sono adoperato affinché il percorso delle audizioni su un tema di grande rilevanza e attualità come la separazione delle carriere riprendesse al primo momento utile dopo la pausa estiva. E a dimostrazione dell’intento propulsivo che intendo dare alla materia ho voluto coinvolgere, sin da subito, l’Anm, con il presidente Giuseppe Santalucia, l’Organismo Congressuale Forense, con il coordinatore Mario Scialla e il Consiglio Nazionale Forense, con il presidente Francesco Greco. Intendo infatti assicurare un’ampia discussione a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento aprendo le porte della I Commissione a tutti gli interlocutori che possono essere coinvolti, a vario titolo, nella riforma. L’obiettivo è arrivare a una sintesi di alto livello, quanto più condivisa possibile, per garantire alla magistratura giudicante e requirente forza, credibilità, autorevolezza e indipendenza». Se tutto andasse come dovrebbe andare, in teoria dovremmo dire che la riforma sarà approvata, a maggior ragione che la maggioranza può contare anche sull’appoggio dei renziani e dei calendiani. Tuttavia sappiamo che questa è la battaglia delle battaglie che vede schierati su due fronti completamente opposti magistratura e avvocatura. Chi l’avrà vinta? In questi decenni l’ha spuntata senza la prima, ma se non ora quando? Tema sbandierato in campagna elettorale, sponsorizzato nella forma blanda della separazione delle funzioni come apripista alla vera separazione nei referendum proposti da Lega e Partito Radicale, più volte assicurata da Meloni e Nordio, maggioranza compatta intorno ad esso: insomma i presupposti ci sarebbero tutti ma sappiamo che in politica tutto può ribaltarsi da un momento all’altro. E sappiamo anche che sul piano delle riforme costituzionali c’è anche quella del presidenzialismo, di cui non si parla però da tanto. A chi darà la precedenza l’Esecutivo? Che peso avrà l’anatema dell’Anm? Nordio in una intervista a La Stampa ha già detto che i tempi saranno lunghi per la separazione perché è di matrice costituzionale la modifica. Certo, se questo Ministro non riuscisse a portare a casa questa riforma, dopo che sta cedendo su tanto altro, prendendosi molte critiche da più parti per la sua incoerenza (vedasi anche ultime dichiarazioni del Presidente dell’Unione Camere Penali Gian Domenico Caiazza), sarebbe per lui davvero una sconfitta. Tornando al 6 settembre c’è un altro appuntamento importante, questa volta in Commissione Giustizia, dedicato alla prescrizione. Sappiamo che ci sono tre proposte di legge in esame: quelle di Costa e Maschio (Fdi) che chiedono il ritorno alla Orlando, prevedendo di lasciar correre i due orologi, quello della prescrizione e quello dell'improcedibilità, e la proposta Pittalis (Fi) che invece propone di tornare al regime anteriore a quello “Orlando” con l'abrogazione dell'improcedibilità. Ebbene, come riferito dal Fatto e confermato da nostre fonti parlamentari si andrebbe verso un testo unificato a partire da quello di Pittalis, intorno al quale convergerebbero Fdi, Fi, ex Terzo Polo. Per ora la Lega non parla ma dovrebbe unirsi al gruppo. Due soli gli articoli: uno che eliminerebbe la Spazzacorrotti di Bonafede, l’altro che cancellerebbe l’improcedibilità della Cartabia. La prescrizione continuerebbe a correre durante il processo, con la possibilità di una sospensione di 18 mesi in caso di condanna in primo o secondo grado. Nessuna sospensione in caso di assoluzione. Ovviamente il testo sarebbe emendabile ma la volontà è quella di sbrigarsi e di non aspettare Nordio che pur a febbraio, in un video messaggio inviato all’inaugurazione dell’anno giudiziario dell’Unione Camere Penali, aveva detto: «Modificheremo la legge sulla prescrizione che ha introdotto l'improcedibilità». Ma si sa, di questi tempi la sua parola non è che valga molto dicono nelle chat diversi deputati e senatori – pur costretti a fare la sua difesa di ufficio sulla stampa - , quindi meglio dare impulso alla strada parlamentare. 

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