Caos su abuso di ufficio

 Angela Stella Unità 3 agosto 2023

Mentre il Governo si prepara a portare lunedì sul tavolo dell’ultimo Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva addirittura un decreto legge che interviene sui reati di criminalità organizzata a seguito della sentenza 34895/2022 della Cassazione, ieri finalmente il ddl Nordio ha iniziato il suo esame nella Commissione Giustizia di Palazzo Madama: la relatrice, nonché presidente della Seconda,  Giulia Bongiorno, (Lega) ha svolto la relazione illustrativa del provvedimento.  Sul testo si svolgerà un ciclo di audizioni, che partirà ai primi di settembre. Secondo quanto riferito, i primi ad essere sentiti saranno i soggetti istituzionali. Intanto l’abuso di ufficio comincia a creare malesseri sia nella maggioranza che nelle opposizioni. Forza Italia, in linea con il Guardasigilli, è pronta per l’abolizione del reato, mentre una posizione più morbida è quella della Lega e di Fratelli d’Italia. Quest’ultimi sembrerebbero voler fare un passo indietro verso una semplice revisione dell’articolo 323 del codice penale, una “tipizzazione” delle condotte penalmente rilevanti, per non scontentare l’elettorato – che non capirebbe la difesa di una battaglia impopolare accanto ai cosiddetti “colletti bianchi” - , il presidente Mattarella, la magistratura e in parte l’Europa. Anche Pd e 5 Stelle si sono spaccati: due giorni fa i pentastellati, in una risoluzione relativa alle comunicazioni sul Pnrr del ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, hanno esortato il governo “ad astenersi dall’abolire il reato di abuso di ufficio e dal ridimensionare il delitto di traffico di influenze, fattispecie eventualmente da potenziare anche per non vanificare i risultati ottenuti in Europa grazie alla legge Spazzacorrotti”. Tuttavia i dem, che hanno tutti i loro sindaci e un pezzo di partito favorevole all’abolizione per via della “paura della firma”, si sono astenuti nella votazione. Vedremo da settembre che destino avrà questo primo pacchetto di riforma. Il voto in Aula potrebbe arrivare alla fine dell’anno. “Ma se già per l’abuso di ufficio FdI scricchiola, che ne sarà della separazione delle carriere, che ha suscitato molte polemiche nella magistratura?”, si chiede il professore emerito di procedura penale Giorgio Spangher. Ieri, in un'intervista a il Sussidiario.net, il viceministro alla Giustizia e senatore di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, ha assicurato: “Si farà. È nel programma di governo, noi siamo stati eletti dai cittadini sulla base della condivisione di quel programma e abbiamo conseguentemente l'obbligo di portarlo a termine”. Siamo certo che gli azzurri vogliamo portare a casa questo risultato, che era anche un desiderio del loro leader da poco scomparso ma gli altri partiti della maggioranza? Per il deputato e responsabile giustizia di Azione, Enrico Costa, “non abrogare l’abuso di ufficio sarebbe un segnale di grandissima debolezza. Per quanto riguarda la separazione delle carriere l’unico partito davvero convinto è Forza Italia. Bisognerà vedere se avrà la capacità di imporsi e di farne una bandiera. Noi ci siamo, abbiamo per primi proposto il tema in Commissione”. Abbiamo chiesto al presidente dell’Unione Camere Penali, Gian Domenico Caiazza, cosa pensi di questo possibile passo indietro di Fdi, giustificato dal consenso popolare. Ci ha risposto: “Mi auguro di tutto cuore che non sia vero. La politica, se è degna di questo nome, guida e orienta la pubblica opinione, non si fa guidare da essa; tanto più nel raggiungimento di obiettivi politici annunciati in campagna elettorale ed approvati a larga maggioranza dai cittadini. Questa è, da 30 anni a questa parte, la vera patologia del nostro sistema democratico: una politica debole, ricattabile, impaurita, soprattutto sui temi della giustizia penale. Abbiamo riposto le speranze di un riscatto della politica in questo Ministro liberale della giustizia: la delusione sarebbe cocente, e il danno davvero irreparabile». Per Oliviero Mazza, Ordinario di Diritto processuale penale Università degli Studi di Milano-Bicocca, “la separazione delle carriere è imposta dalla Costituzione e sarebbe un tassello fondamentale dell’attuazione del giusto processo. Non vedo correlazione con il problema politico dell’abuso d’ufficio. Prima però bisognerebbe separare le funzioni che la Cartabia ha sovrapposto con la figura del giudice accusatore che concorre alla costruzione della imputazione”. 

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