Il copione si ripete: avvocata insultata

 Valentina Stella Dubbio 3 agosto 2023

Ecco l’identikit perfetto del soggetto da attaccare sui social: avvocato, donna, legale di un uomo che ha ucciso un’altra donna. Ormai è un copione che si ripete ogni volta. Adesso è il turno di Maria Louise Mozzarini, la quale assiste Zakaria Atqaoui, reo confesso dell'omicidio della ex fidanzata Sofia Castelli a Cologno Monzese. L’avvocato ha ricevuto delle critiche, è stata biasimata per aver intrapreso la difesa del ragazzo, prima come avvocato d’ufficio e poi confermata come  di fiducia. La professionista ha ricevuto sia pec da privati cittadini sia insulti sui social, tutti dello stesso tenore: «vorrei conoscere l’avvocato che difende l’assassino di questa ragazza. Come si fa a difendere un mostro del genere? Già, dimenticavo che i soldi fanno gola a tutti, avvocato dei miei stivali»; «Come si fa a difendere una persona del genere?»; «Questa gente non meritano avvocati!!!!»; poi quando qualcuno di buon senso prova a difenderla dicendo «il difensore non difende il delitto ma si occupa di tutelare i diritti legali del soggetto. Ma è difficile da capire» gli viene risposto «di quali diritti legali parli!?!? Uno così ha anche dei diritti!?!? Finché c'è gente come voi, i delinquenti saranno sempre in libertà»; «Andate a quel paese avvocati che arrivano a difendere queste persone»; «Come può una donna difendere x lavoro un assassino senza giustificazione?»; «Bhe una donna che difende un assassino del genere per soldi (perché alla fine son questi che contano del resto a lei frega nulla) si aspetta per caso solidarietà? Chiedo...»; «una persona con le palle e con dei valori morali rifiuterebbe il mandato» e potremmo continuare ancora ed ancora. A supportare l’avvocato Mozzarini ci ha pensato la Camera Penale di Monza con un comunicato: «Esprimiamo solidarietà alla Collega, destinataria di singolari richieste da parte di privati cittadini che la invitano a non assicurare al proprio assistito quelle garanzie processuali che spettano, per legge, a ciascun indagato. Vi è persino chi invita a non accettare l'incarico, ignorando come la difesa di ufficio non preveda, ovviamente, tale possibilità». I penalisti aggiungono: «Proprio quest'ultimo punto dovrebbe indurre a diverso ragionare. Riflettano, infatti, gli indesiderati commentatori sul fatto che l'assistenza di un difensore sia prevista come obbligatoria e irrinunciabile dallo stesso Stato titolare della funzione punitiva, in attuazione del principio di inviolabilità del diritto di difesa richiamato dalla Costituzione. Basterebbe porre mente a ciò che per molti è un'ovvietà, non per tutti, evidentemente, per comprendere come l'idea di giustizia di un moderno Stato di diritto non contempli scorciatoie di sorta a fronte di crimini efferati, i quali anzi evidenziano più di altri la necessità di un giusto processo per l'accertamento della responsabilità dell'accusato. Quanto più tale principio sarà accolto dall'opinione pubblica come connotazione essenziale della giustizia penale, tanto più - si conclude la nota - sarà possibile garantire il sereno svolgimento dell'accertamento giudiziale, unica strada per soddisfare i diritti di ciascuna parte processuale». Solo due mesi fa la stessa camera penale era stata costretta a fare un comunicato simile a tutela dell’avvocato Sebastiano Sartori, difensore di Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell’omicidio della sua fidanzata Giulia Tramontano. Tra i tanti commenti contro il legale leggemmo: «come si fa a difendere un energumeno del genere; non dovrebbe esistere nessun avvocato che anche a titolo gratuito difenda questo mostro! Come si può esercitare il potere di difesa? Sarebbe da annientare anche lui» e ancora «le chiedo di riflettere sul ruolo che sta svolgendo e sul messaggio che sta trasmettendo alla società. Difendere un individuo responsabile di una simile atrocità non solo è moralmente riprovevole ma può anche minare la fiducia della comunità nel sistema giudiziario». I penalisti di Monza replicarono: «Nulla di nuovo, purtroppo: l’identificazione del Difensore con il proprio Assistito e, dunque, con il reato commesso è una costante che trova il proprio apice proprio in occasione di crimini efferati, i più adatti ad alimentare sentimenti di ritorsione e di vendetta». Per concludere: «Stupisce infatti l’analfabetismo costituzionale che ispira certe esternazioni, e che ignora non solo la centralità della Difesa nel sistema giudiziario, ma anche gli antecedenti storici che hanno condotto a ritenere indispensabile la presenza di un Difensore a fianco dell’indagato, a prescindere dalla gravità del reato di cui è accusato».

 

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