Perché è così difficile morire liberi e con dignità in Italia?

 di Valentina Stella Il Dubbio 24 novembre 2021

 

«Non ho più niente della mia vita precedente. Prima dell'incidente facevo un lavoro che amavo, avevo una vita attiva, ero un ragazzo pieno di interessi, di passioni. La vita è bella e va goduta fino alla fine, ma solo fino a quando si ha la possibilità di viverla con dignità. Per me non è più così. Per me questa non è più vita, ma pura sopravvivenza. Per questo ho fatto la richiesta di accesso al suicidio assistito. E ho scelto di farla in Italia, per poter essere circondato dai miei affetti, fino alla fine.  Non riesco a muovere più nessuna parte del mio corpo. Per ogni piccola azione come lavarmi i denti, farmi la barba, mangiare, bere, lavarmi, vestirmi, ho bisogno di qualcun altro». Così raccontava Mario (nome di fantasia) al Consiglio generale dell'Associazione Luca Coscioni lo scorso febbraio. Ora Mario potrà (forse) morire in pace. Il giovane uomo, tetraplegico e immobilizzato da dieci lunghissimi anni, aveva chiesto da oltre un anno all'azienda ospedaliera delle Marche che fossero verificate le sue condizioni di salute per poter accedere, legalmente, in Italia, ad un farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze. Finalmente avrebbe ottenuto il via libera dal Comitato Etico: lo ha annunciato ieri l'Associazione Coscioni che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019 sul caso di Dj Fabo, si è battuta affinché nel rispetto delle condizioni indicate dalla Consulta, il suicidio assistito potesse essere effettuato anche in Italia. Mario è il primo malato a ottenere il via libera in Italia al suicidio assistito. Dopo aver letto il parere del Comitato Etico ha commentato: «mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni». Il prossimo passo è quello di stabilire il dettaglio delle modalità di autosomministrazione del farmaco idoneo per Mario, in base alle sue condizioni. Infatti l'ultimo gesto dovrà compierlo lui stesso, premendo ad esempio un bottone che faccia confluire nel sangue il farmaco mortale. Ma su questo è già scontro tra l'Associazione Coscioni e la Regione Marche. Quest'ultima con una nota ha fatto sapere che «sarà il Tribunale di Ancona a decidere se il paziente tetraplegico di 43 anni potrà avere diritto al suicidio medicalmente assistito». Hanno replicato Gallo e Cappato, dell'Ass. Coscioni: « La precisazione della Regione Marche, sul parere del Comitato Etico, conferma la gravità della trappola burocratica che è stata tesa contro Mario da 14 mesi. La Regione forse dimentica che, su questo, lo scorso 9 giugno, i giudici del Tribunale di Ancona si sono già espressi, con un’ordinanza immediatamente applicativa, passata in giudicato e definitiva. Ciò che la Regione non dice, nella sua precisazione, è che la responsabilità di definire delle procedure tecniche non è del malato, ovviamente, ma del Servizio sanitario, che però si rifiuta di farlo».  Molte le reazioni alla notizia della luce verde al suicidio assistito. Per la Pontificia Accademia per la Vita, guidata da monsignor Vincenzo Paglia, « è certamente comprensibile la sofferenza determinata da una patologia così inabilitante come la tetraplegia che per di più si protrae da lungo tempo: non possiamo in nessun modo minimizzare la gravità di quanto vissuto da 'Mario'. Rimane tuttavia la domanda - precisa - se la risposta più adeguata davanti a una simile provocazione sia di incoraggiare a togliersi la vita». Per le deputate e i deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Giustizia della Camera « la vicenda umana di Mario deve spingerci a un'ulteriore riflessione sul tema e ad accelerare i tempi per dare al Paese, e dunque a tutti coloro che si trovano nelle sue medesime condizioni, la possibilità di accedere a un percorso per arrivare alla morte in modo dignitoso». A tal proposito rincara l'onorevole Riccardo Magi, +Europa: « in queste ore si vota dopo tre anni un testo unificato sull'accesso al suicidio medicalmente assistito. Non si tratta di fare preghiere ma di appellarsi alla Costituzione: da qui non esca un testo che condanni i malati ad un calvario burocratico e giudiziario con una legge monca. Il compromesso basso e l'ostruzionismo devono fermarsi. Se andassimo avanti così  susciteremmo nel Paese un senso del ridicolo». Stessi toni della senatrice Monica Cirinnà, responsabile diritti per il Partito democratico: « la vicenda di Mario dimostra che la politica ha il dovere, non esito a definirlo morale oltre che giuridico, di decidere presto e bene. Mi auguro che alla Camera non si cada in quella trappola dell'ostruzionismo che ben conosco, nel gioco vigliacco del prendere tempo, decidendo di non decidere: la prova peggiore che la politica può dare». Per il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, « ora avanti con il referendum per l'eutanasia legale per una buona legge di dignità e civiltà sul fine vita».  Parla di «una conquista di civiltà e un passo molto importante per i diritti civili nel nostro Paese» il deputato di Leu Erasmo Palazzotto «ottenuto grazie alla generosità di chi ha lottato con il suo corpo, la sua mente e con il suo cuore».  Invece è critico il senatore Simone Pillon (Lega): « I radicali esultano per l'eutanasia che secondo loro sarebbe stata autorizzata nelle Marche. A me non pare sia una vittoria, ma una sconfitta per tutti. Non mi pare si possa parlare di gioia, ma di grande dolore. La vita umana è sacra e inviolabile, sempre». Contraria anche la deputata di Fd'I Carolina Varchi: « Fratelli d'Italia difende la vita, dal concepimento fino alla sua fine naturale. Nel nostro ordinamento va rafforzato il favor vitae. Siamo da sempre contrari all'introduzione dell'eutanasia e crediamo che la proposta referendaria sia ancora più preoccupante. Oggi assistiamo ad una interpretazione molto estensiva del parere del comitato etico marchigiano che non ha detto esattamente ciò che taluni semplicisticamente riportano». Stessa considerazione espressa dal centro studi Livatino di cui fanno parte giuristi, avvocati e costituzionalisti:  «Il parere del Comitato etico regionale delle Marche non ha dato alcun via libera al suicidio assistito di Mario. La versione integrale del parere non autorizza questa conclusione». Ma perché è così difficile morire con dignità e libertà in questo Paese? Di tutto questo ne parleremo stasera alle 18 sulla nostra pagina Facebook. Ospiti: Nello Rossi, già magistrato e direttore della rivista Questione Giustizia, e Francesca Re, avvocato, membro della giunta dell'Associazione Luca Coscioni. 

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