I gemellini della mamma rom non nasceranno in cella

 di Angela Stella Il Riformista 12 novembre 2021

La detenuta in attesa di due gemelli, della quale vi avevamo parlato qualche giorno fa, non partorirà in carcere. A dare la notizia è stata la Garante di Roma Capitale, Gabriella Stramaccioni, dalla sua pagina Facebook:  «Una buona notizia. Il Magistrato di Sorveglianza di Rebibbia Femminile ha appena firmato per l'accoglienza in comunità per la signora in attesa di due gemelli. Ieri è arrivato il definitivo per il suo procedimento e quindi è passata di competenza al Tribunale di Sorveglianza di Roma. A nome mio e del Garante Regionale Stefano Anastasia un sincero apprezzamento per la velocità con la quale il Magistrato ha risolto questa delicata vicenda a rischio». Come ci spiega proprio la garante comunale Stramaccioni «la donna, di circa 38 anni, aveva già una condanna definitiva per furto a Roma e il magistrato di sorveglianza, il dottor Marco Paternello, le avevo già concesso l'affidamento in una comunità; ma c'era un altro procedimento a Milano che prevedeva la custodia cautelare. Per fortuna è arrivato il definitivo anche per questo secondo caso di furto e la competenza è tornata al Magistrato di Sorveglianza di Roma che nel giro di due giorni, essendo stato allertato ed avendo una grande sensibilità, ha predisposto il trasferimento nella comunità, specializzata proprio nell'accoglienza di donne incinte. Questa donna ha bisogno di essere monitorata perché la gravidanza è a rischio e al primo segnale dovrà essere trasportata in ospedale».  Purtroppo, ci spiega la garante Stramaccioni, «queste donne rom hanno diversi cumuli di pena ma non per reati non gravi o contro la persona».  Per il garante Anastasia, riconfermato da poco portavoce della Conferenza dei Garanti territoriali,  «è stato un bel risultato. Nelle settimane scorse la collega comunale ed io avevamo scritto al giudice per le indagini preliminari a Milano, rappresentandogli appunto le condizioni della signora e quindi anche il pericolo che potesse partorire in carcere. Gli abbiamo chiesto di verificare cosa potesse essere fatto. In realtà non  speravamo che si definisse il procedimento, saremmo stati soddisfatti anche di una attenuazione delle misure cautelari per essere trasferita in una struttura in attesa della decisione di merito. Invece è arrivata la definizione del procedimento e tutto si è risolto per il meglio, evitando di ripetere quanto accaduto quest'estate a Rebibbia quando a partorire in carcere fu una giovane rom che aveva solo rubato 40 euro da un portafoglio». Quest'ultimo dettaglio porta il Garante Anastasia  a muovere una critica alla normativa attuale, ossia l'articolo 275 comma 4 cpp («Quando imputati siano donna incinta o madre di prole di età non superiore a sei anni con lei convivente, ovvero padre, qualora la madre sia deceduta o assolutamente impossibilitata a dare assistenza alla prole, non può essere disposta né mantenuta la custodia cautelare in carcere, salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. Non può essere disposta la custodia cautelare in carcere, salvo che sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, quando imputato sia persona che ha superato l'età di settanta anni»): «la norma che vieta di disporre le misure cautelari per le donne incinte di fatto è largamente disattesa. Frequentemente ci sono donne in gravidanza nei nostri istituti penitenziari, mentre in termini generali il nostro ordinamento lo vieterebbe. La tendenza è quella di rilevare spesso la 'eccezionale rilevanza', legata non tanto alla gravità del fatto, quanto alla storia di queste donne che entrano ed escono frequentemente gli istituti penitenziari, trattandosi di rom che spesso si rendono protagoniste di furti». Per questo, conclude il Garante, «visto che il Ministero della Giustizia ha istituito la commissione per l'innovazione del sistema penitenziario, nella relazione finale si dica chiaramente che la custodia cautelare in carcere non si applica alle donne incinte, mentre l'eccezionale  rilevanza può essere immaginata per reati di particolare gravità, come quelli offensivi per la persona, non certo per un furto di 40 euro».

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