Colpo di scena in Cassazione: nessun ok ai referendum

 di Valentina Stella Il Dubbio 4 novembre 2021

Colpo di scena: la Corte di Cassazione non ha dato nessun via libera ai referendum 'giustizia giusta' promossi dalla Lega e dal Partito Radicale. Fonti interne di Piazza Cavour ci hanno infatti spiegato che non c'è ancora una ordinanza che ufficialmente accoglie la richiesta dei consigli regionali di Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto, come invece scritto in un comunicato della Lega lo scorso venerdì. Avremmo voluto leggere l'ordinanza nella pagina internet della Cassazione dedicata proprio ad elezioni e referendum ma ci hanno quindi evidenziato come al momento il procedimento non è ancora concluso e pertanto non è stato ancora pubblicato nulla, avendo gli atti, finora intercorsi tra gli uffici della Cassazione e i delegati dei singoli Consigli regionali, "carattere meramente interlocutorio e non decisorio". Che significa questo? Che non avendo depositato le firme, se malauguratamente la Cassazione non deliberasse favorevolmente, non ci sarebbe alcun referendum. Si tratta di una ipotesi remotissima, che ci auguriamo non si verifichi, ma che in teoria potrebbe accadere. Questo tassello si aggiunge al paradossale modus operandi che il Carroccio sta assumendo in materia referendaria. Prima non deposita le firme, pur dichiarando di averne raccolte più di 700mila per ogni quesito referendario, senza fornire una logica spiegazione, con ciò rinunciando ad un rafforzamento del risultato politico, per non parlare dei rimborsi elettorali. A questo punto, anche alla luce di quanto annunciato in apertura, si rafforza il sospetto che non fossero tutte firme «certificate dopo mesi di accurati controlli» come annunciato dalla Lega. Ieri, addirittura, in Commissione Affari Costituzionali della Camera il partito di Salvini ha presentato un emendamento al decreto legge proroghe, uguale a quello di Fd'I,  soppressivo della norma approvata nel Consiglio dei Ministri lo scorso 27 settembre con la quale è stato consentito anche a chi ha depositato quesiti referendari dopo il mese di giugno di depositare le firme entro il 31 ottobre. In quell'occasione i Ministri della Lega avevano lasciato l'incontro senza votare. Che fine ha fatto il Matteo Salvini che nella conferenza stampa di giugno, in cui ha lanciato insieme al Partito radicale i referendum giustizia, diceva: «io penso che il referendum sia la più bella, democratica, trasparente e partecipata forma di democrazia diretta»? Questo pensiero vale solo per i suoi di referendum? Comunque sul voto di ieri sera, dopo una giornata convulsa, la maggioranza si è spaccata nel bocciare l'iniziativa leghista: hanno votato contro l'emendamento di Igor Iezzi Pd, M5s, Leu, Iv e Azione-Più Europa, hanno votato invece a favore FdI e Lega. Forza Italia si è astenuta, a dimostrazione della frattura interna che esiste nel partito di Berlusconi tra quelli che ammiccano alla Lega e quelli leali a Draghi. All'esito del voto l'onorevole di +Europa Riccardo Magi, co-promotore del referendum cannabis, ha commentato: «è stata sventata una vera porcata. La Lega ha tentato di modicare a posteriori le regole, annullando la volontà popolare di 630 mila cittadini che hanno fatto una richiesta di referendum. In gioco c'era anche la stabilità del diritto e la credibilità del Governo che aveva emanato un decreto per evitare una discriminazione tra diverse proposte referendarie». Soddisfatto anche il costituzionalista dem, l'onorevole Stefano Ceccanti: « Il voto della Commissione Affari Costituzionali ha confermato la scelta corretta del Governo di non discriminare tra un quesito referendario ed un altro, consentendo a tutti di depositare le firme entro il 31 ottobre. Il tentativo strumentale della Lega, che aveva già ottenuto una proroga per i referendum che condivideva, di smentire una scelta del Governo di cui fa parte solo perché non era d’accordo nel merito con uno dei quesiti depositati è stato quindi battuto. I referendum che non si condividono si affrontano in campo aperto davanti ai cittadini. Altra cosa sono le regole che devono essere uguali per tutti». Per la deputata Vittoria Baldino, capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Affari Costituzionali, « il tentativo di Lega e di Fratelli d'Italia di far saltare il referendum sulla Cannabis è stato vergognoso. Un sabotaggio fortunatamente sventato.  Presentare un emendamento per sopprimere di fatto la proroga approvata in CdM è un chiaro agguato alla democrazia diretta, nonché uno schiaffo alla volontà di moltissimi cittadini. Proroga che avevano richiesto anche Lega e Fd'I». Durante la giornata anche il Partito radicale si era appellato a Salvini affinché ritirasse l'emendamento, ma evidentemente in tema di referendum i compagni di viaggio sono sempre più lontani. 

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