Enrico Costa: fuori i magistrati dall'Esecutivo

 di Angela Stella Il Riformista 6 novembre 2021

L'onorevole Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione, rivendica orgogliosamente il risultato ottenuto con il recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza: «la norma ora è legge dello Stato, momento storico per lo Stato di diritto, targato Azione». Ma guarda avanti: «deve finire il tempo dei magistrati che scrivono le leggi». E annuncia una sua riforma «affinché tutte le norme penali e di ordinamento giudiziario vengano votate a scrutinio segreto».

Onorevole non è stato facile arrivare a questo risultato.

I precedenti Governi si erano disinteressati del tema perché la presunzione di innocenza non era in cima alle loro priorità in tema di giustizia. Quindi arriviamo con un ritardo di cinque anni a questo appuntamento, avendo anche rischiato sanzioni da parte dell'Europa. È stato un lungo percorso partito con un mio emendamento alla legge di delegazione europea, per recepire la direttiva europea sulla presunzione d’innocenza, inizialmente respinto. Abbiamo insistito con tenacia e, grazie al fatto che si trattava di una battaglia giusta, non ideologica, siamo riusciti a convincere il Parlamento, che praticamente all'unanimità ha detto sì. Quello è stato solo il primo passo.  La svolta c'è stata con la Ministra Cartabia quando ha citato nelle sue linee programmatiche al Parlamento la direttiva europea, evidenziando la necessità del riserbo degli organi inquirenti. A ciò poi è seguito il dialogo tra il Governo e le commissioni giustizia di Camera e Senato. La norma ora è legge dello Stato, momento storico per lo Stato di diritto, targato Azione.

In generale quale sarà il cambiamento più evidente?

Con un fermo stop al processo mediatico si ripristineranno principi di civiltà giuridica che diventano regole di comportamento. Se nessuno tenterà di aggirare la norma, diminuiranno in modo esponenziale sui giornali i suggestivi nomi delle inchieste e i magistrati e gli uffici di polizia giudiziaria parleranno solo con i loro atti. Inoltre la grande novità sarà quella che l'autorizzazione per le conferenze stampa dovrà essere data con atto motivato del Procuratore della Repubblica, che non potrà essere fatta col ciclostile, ma dovrà spiegare lo specifico interesse pubblico che giustifichi la convocazione della stampa. Una prospettiva che a qualcuno non è molto piaciuta, tanto da volerla eliminare dal testo entrato nel Cdm di due giorni fa.

Ora, come diceva Lei, bisognerà vigilare sull'applicazione della norma.

Le norme sono abbastanza chiare e dettagliate. Certo, occorrerà vigilare affinché quello che è uscito dalla porta non rientri dalla finestra. Chi tenterà di aggirare le nuove disposizioni rischierà l'azione disciplinare, in quanto si configurerebbe la violazione non solo di principi costituzionali ma di diritti declinati in una norma specifica. Poi siamo ben consapevoli di che fine fanno le azioni disciplinari. Noi oggi abbiamo il Procuratore Generale di Cassazione che in pratica dice che gli arrivano troppe segnalazioni ma la legge non da margini per agire. Con la nuova norma invece le violazioni sarebbero palesi.  Noi saremo attenti a segnalare ogni violazione. Io sarò il primo a vigilare e spero che anche gli altri lo facciano, soprattutto gli avvocati.

Come interpreta il fatto che anche il Csm, pur con delle riserve su alcuni punti, abbia dato parere positivo?

Il problema del Csm è che aveva già elaborato nel 2018 delle "linee-guida per l'organizzazione degli uffici giudiziari ai fini di una corretta comunicazione istituzionale" ma non è stato in grado di farle rispettare. Le violazioni erano palesi, davanti agli occhi di tutti. Quindi credo non si siano potuti sottrarre dall'esprimere un parere favorevole alla riforma per rafforzare i rimedi alle evidenti distorsioni di comunicazione delle Procure.

Tra i contrari c'è stato però il Consigliere Nino Di Matteo che ha obiettato: 'potranno parlare i parenti di Riina e Provenzano, non lo potranno fare più il procuratore e il Questore'. Non le pare troppo suggestiva come argomentazione?

Potranno parlare solo se ci sarà un interesse pubblico. Punto. Devono farsene una ragione: è finito il tempo in cui le Procure usavamo le conferenze stampa per sbandierare le loro inchieste, a scapito della reputazione delle persone. La prospettiva dell'accusa rappresenta una campana, urlata al grande pubblico, quando invece la difesa non tocca palla. Questo scenario ha fatto sì per anni che la vera pena non fosse quella che arriva dopo la sentenza definitiva bensì quella della conferenza stampa che espone la persona indagata sui media come colpevole. La nuova norma dice basta a tutto questo perché ricorda che spesso la voce della magistratura requirente viene smentita. Però intanto lo stigma della colpevolezza si è posato sugli indagati e non si toglie più, anche se poi si viene prosciolti o assolti. Questo lo lego ai tanti casi di ingiusta detenzione: io non considero fisiologico neanche un solo caso di ingiusta detenzione o di persona sbattuta sui giornali e poi assolta. Ci sono quelli che ritengono che sia una sconfitta per lo Stato la prescrizione ma non un innocente in galera. Noi dobbiamo agire in entrambe le direzioni.

Lei qualche giorno fa ha fatto una pesante dichiarazione: non voterà la riforma del Csm se non si risolve il problema dei magistrati fuori ruolo.

Come l'Esecutivo non deve mettere becco nei Tribunali, così i magistrati a loro volta non devono mettere becco negli affari dell'Esecutivo. I magistrati fuori-ruolo stando nel cuore del Ministero, nell'ufficio legislativo, producono le norme. Al di là delle singole persone, tutte valide e preparate, il problema è l'invasione dei magistrati nelle sedi in cui si scrivono le leggi. Si incrociano dei sistemi che invece devono stare separati. Perché un magistrato deve concorrere a fare le leggi dello Stato? L'Esecutivo deve operare in assoluta autonomia ed indipendenza, la stessa che reclamano costantemente e giustamente i magistrati nel loro operato. Ma poi, ancora, perché un magistrato deve ricoprire una posizione negli uffici amministrativi?  

In Commissione Affari Costituzionali non è passata la sua proposta di prevedere un collegio di giudici per autorizzare il trojan. Cosa è successo?

Quanto è accaduto si lega alla questione appena discussa. Il Governo ha dato parere negativo adducendo la motivazione di mancanza di risorse umane. Ma se i magistrati fuori ruolo tornassero a fare il loro naturale lavoro, ossia amministrare la giustizia e non scrivere le leggi, questo problema sarebbe meno impattante. Io comunque ripresenterò l'emendamento: il trojan è uno strumento altamente invasivo ma le autorizzazioni dei gip ai pm sono solo un passaggio burocratico.  Quello che mi ha stupito è che, pur essendo quella del trojan  una storica battaglia di Forza Italia, questa  insieme alla Lega si è astenuta. Parlando con un esponente azzurro mi è stato risposto: "tempus regit actum". Ma i principi non conoscono eccezioni. Per questo ho predisposto una riforma regolamentare affinché tutte le norme penali e di ordinamento giudiziario vengano votate a scrutinio segreto: si tratta di norme di coscienza che non vanno votate per ordine di schieramento. Sono stufo di sentirmi dire dai colleghi in Aula 'bravo, hai detto cose giuste' e poi vederli votare contro i miei provvedimenti. 


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