Ammazzateli di botte

 di Valentina Stella Il Dubbio 9 febbraio 2022

«Ammazzateli di botte», «speriamo che gli fanno fare la fine di Cucchi», « ci vogliono lasciare mezz’ora in stanza con loro a noi di Farnese ché siamo in tre»: sono alcuni messaggi inquietanti contenuti nelle chat whatsapp intercorse tra diversi carabinieri nel momento in cui, il 26 luglio 2019, il giovane americano Gabriel Natale Hjorth veniva accompagnato all'interno della caserma Farnese, dopo essere stato preso in custodia perché sospettato di aver ucciso il vice brigadiere Mario Cerciello Rega. Tali conversazioni sono tra le prove documentali ammesse ieri nella prima udienza del processo a carico di Fabio Manganaro, carabiniere accusato di abuso di autorità contro arrestati o detenuti, avendo bendato l'indagato all'interno della caserma di via In Selci. Come ha spiegato l'avvocato di parte civile Francesco Petrelli «si tratta di acquisizioni rilevanti atte a descrivere la situazione nella quale ci si venne a trovare nel momento in cui Natale Hjorth venne accompagnato all'interno della caserma. Nelle chat si ricostruisce in maniera molto efficace l'atmosfera che si visse in quei drammatici momenti». Nella stessa caserma l'altro indagato, Finnegan Lee Elder, in base al racconto fatto al suo avvocato, sarebbe stato «buttato a terra, mi hanno dato calci, pugni, mi sono saliti sopra, mi hanno sputato addosso». Se davvero fosse accaduto tutto questo, e se davvero quelle chat non avessero altra interpretazione che quella che ci arriva istantaneamente nel leggerle, ci troveremmo dinanzi ad una gravissima sospensione dello Stato di Diritto in un luogo che dovrebbe rappresentare e garantire legalità, ossia una caserma dei carabinieri. Come se appunto il caso Cucchi non ci avesse insegnato nulla. Prossima udienza il 5 aprile. A testimoniare ci sarà anche Natale Hjorth.  


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