Referendum eutanasia inammissibile

 di Valentina Stella Il Dubbio 16 febbraio 2022

 

Il primo verdetto della Corte Costituzionale è arrivato: il referendum sull’eutanasia legale è inammissibile. Questa la decisione dei giudici arrivata ieri sera alle 20, dopo oltre due ore di Camera di Consiglio.  Questa la nota ufficiale: "In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni". Il quesito sull'omicidio del consenziente era stato il primo ad essere trattato ieri mattina dinanzi ai quindici giudici della Consulta. Relatore in Corte il giudice Modugno. Per il Comitato promotore Eutanasia Legale avevano parlato gli avvocati Filomena Gallo e Massimo Clara, mentre fuori dal palazzo il leader dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, aveva ringraziato gli attivisti e gli oltre 2 milioni di persone che avevano sottoscritto il quesito ai banchetti e online. Nulla di fatto invece. In Italia non si potrà essere liberi di morire con dignità. Ma ormai la strada è segnata fa sapere l’Associazione Coscioni: “Il cammino verso la legalizzazione dell'eutanasia non si ferma. Certamente, la cancellazione dello strumento referendario da parte della Corte costituzionale sul fine vita renderà il cammino più lungo e tortuoso, e per molte persone ciò significherà un carico aggiuntivo di sofferenza e violenza. Ma la strada è segnata. L'Associazione Luca Coscioni non lascerà nulla di intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari, "dal corpo delle persone al cuore della politica". Ci rivolgeremo anche alle forze politiche e parlamentari, in questi anni particolarmente assenti o impotenti, e prenderemo in considerazione la possibilità di candidarci direttamente a governare per realizzare le soluzioni che si affermano ormai in gran parte del mondo democratico”.Le prime reazioni dal mondo politico. Giuseppe Conte, a quanto ha appreso l'Adnkronos, intervenendo all'assemblea congiunta dei parlamentari M5S, avrebbe detto: "La Consulta ha dichiarato il requisito sull'eutanasia inammissibile, a questo punto la questione appare superata. Ma ieri ragionavamo" che il quesito, così come posto, "creava un vuoto legislativo" poiché "il consenso poteva essere acquisito senza controllo. Su questo, ci conforta che noi, con il testo Perantoni, abbiamo un progetto normativo" sul fine vita "ben articolato. Ora quindi dobbiamo correre più decisi, sollecitare le altre forze politiche per portare avanti il nostro progetto". Matteo Salvini: “Sono dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia”. Il senatore del Pd, Andrea Marcucci su twitter: “L'inammissibilità del referendum sull'eutanasia, di cui sono dispiaciuto, non risolve il problema. Il Parlamento deve trovare la forza morale di affrontare un tema delicato e fondamentale, per troppi anni colpevolmente rinviato”.Oggi è prevista la decisione sugli altri 7 quesiti referendari: quello sulla cannabis e i sei del pacchetto 'giustizia giusta'. In particolare, per quanto riguarda i referendum giustizia, promossi da Lega e Partito Radicale, c'è da segnalare l'ottimismo del costituzionalista Giovanni Guzzetta che li ha difesi insieme al collega Mario Bertolissi, professore ordinario di diritto costituzionale presso la Scuola di Giurisprudenza di Padova:  "C'è stata una grande attenzione da parte della Corte. Siamo fiduciosi che gli argomenti a favore della ammissibilità superino i possibili dubbi. Il clima è stato molto sereno e concentrato sugli aspetti tecnici e non sui temi di merito politico che accendono il dibattito". Ricordiamo che non è intervenuto il Governo, che non ha presentato memorie. "Sembra un segno di neutralità - ha proseguito Guzzetta -  rispetto al merito da parte dello Stato. Evidentemente il Governo non considera questi quesiti in contrasto con le politiche che sta mettendo in campo in materia di giustizia".  Presente anche il senatore Calderoli, come rappresentante dei delegati delle nove regioni che hanno promosso il referendum: Lombardia, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Liguria, Sicilia, Umbria, Veneto e Piemonte. Sempre ieri il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura David Ermini, rispondendo a una domanda sul rischio che si crei una 'tempesta perfetta' tra riforme della giustizia e referendum, aveva sottolineato che "sono due strade parallele, è fondamentale che Parlamento porti a compimento la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm. I referendum possono percorrere il loro cammino". Sulla stessa scia del pensiero della Ministra della Giustizia Marta Cartabia.

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