"Troppo carcere preventivo": Ucpi a Catanzaro

 di Valentina Stella Il Dubbio 12 febbraio 2022

«Tutelare la libertà del difensore per garantire l'indipendenza del giudice» è il tema al centro dell'inaugurazione dell'anno giudiziario dei penalisti italiani iniziata ieri a Catanzaro e che terminerà stamattina con l'intervento del Presidente Gian Domenico Caiazza. Il Segretario dell'Ucpi, Eriberto Rosso, aprendo i lavori, ha spiegato le ragioni sottese al luogo e al tema dell'evento: « la domanda di rigoroso rispetto delle garanzie è posta dall’avvocatura, in particolare di questi territori, che più volte ha espresso forte disagio anche per le modalità di conduzione delle investigazioni e dei tempi dei procedimenti. La detenzione dell’assistito fuori dal distretto crea gravissime problematiche nel rapporto con il difensore; la difficoltà di costruire ragionevoli percorsi di habeas corpus, laddove si tratta di resistere a migliaia e migliaia di pagine in sede di rivisitazione delle ragioni della cautela; difensori, in questo come in altri territori, oggetto di intercettazioni telefoniche utilizzate nella fase delle indagini a fronte di una interpretazione della norma di garanzia secondo la quale questa troverebbe applicazione solo nella fase del processo e non nel procedimento. Ecco perché siamo qui». Gli ha fatto eco il presidente Caiazza: « Naturalmente non sono scelte casuali: quando abbiamo deciso di parlare del problema della libertà del difensore come garanzia dell’indipendenza del giudice e quindi della giurisdizione, abbiamo pensato a Catanzaro e alla Calabria come uno dei luoghi dove questo tema è vissuto in modo più impegnativo e più estremo». Una sua ampia considerazione è stata riservata anche alla riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario: « qui ci trastulliamo con le porte girevoli per quei 4-5 magistrati che sono eletti parlamentari. Mi sembra una cosa francamente poco centrata. Così come il tema del sistema elettorale del Csm: a noi pare marginale l’illusione che modificando i sistemi elettorali si cambino la testa e le culture di un Paese». Riguardo alle aspettative in vista del dibattito in Parlamento, Caiazza ha concluso: «Quando siamo stati chiamati a dare il nostro parere, come abbiamo fatto e ci è stato chiesto di  fare con la riforma del processo penale, penso che abbiamo dato un buon contributo. Mi auguro che lo si possa dare anche su questo tema, anche se non so quale sarà il percorso parlamentare. Noi siamo sempre disponibili. Stiamo lavorando alle nostre leggi di iniziativa popolare sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e presto parleremo attraverso quelle».  La polemica sollevata dall'Ucpi è nota da tempo: non sono stati chiamati né dai membri della Commissione Luciani né dalla Ministra Cartabia a dare un loro contributo alla riforma appena varata in Cdm. E proprio la Cartabia, nel suo intervento da remoto all'assise dei penalisti, è sembrata non riuscire ad affrontare con chiarezza la questione. Se è vero che ha detto che « il ruolo degli avvocati, anche su temi importanti come le valutazioni di professionalità o l'assegnazione degli incarichi apicali, sarà valorizzato da questa riforma» dall'altra parte ha potuto solo aggiungere che « le fasi di attuazione delle riforme, che dovremmo concludere entro la fine dell'anno, vi vedono coinvolti come co-protagonisti, e saranno un terreno di confronto e di scambio». Una sorta di contentino postumo che non avrà fatto piacere all'Unione. Tra i saluti istituzionali quello del presidente del Coa di Catanzaro, Antonello Talerico: « Questa due giorni è importante per lanciare proprio da Catanzaro un ulteriore sollecito allo Stato per adottare una vera Riforma organica del Processo, poiché siamo oramai abituati alle riforme del processo fondate e generate da compromessi politici per gli equilibri di coalizione o di partito, anziché a riforme organiche in risposta alle effettive esigenze della domanda di giustizia». E poi la Presidente del Cnf, Maria Masi, che ha ricordato una importante battaglia dell'organismo che presiede: « il tema scelto ci è caro e rappresenta un principio che peraltro l'avvocatura istituzionale da un po' di tempo insegue e persegue: il riconoscimento dell’avvocato in Costituzione. Il raggiungimento di tale obiettivo certificherebbe con ancora maggior forza l’avvocatura quale presidio dei diritti di tutti e in particolare dei più deboli. Inoltre, rafforzare la posizione dell’avvocato rappresenterebbe un beneficio per la magistratura perché consoliderebbe la complessiva autonomia della giurisdizione da ogni altro potere». C'era molta attesa per l'intervento del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, con cui l'Ucpi si è spesso scontrata, seppur con uno spirito di confronto per superare le profonde diversità. Ma il magistrato ha deluso la platea perché si è limitato semplicemente a dire: « Sono qui per ascoltare le proposte di riforma viste dalla parte degli avvocati». 

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