Nordio: la galera? Un segnale politico

 Angela Stella Riformista 25 aprile 2023

Tra le dichiarazioni del sottosegretario Sisto all’Assemblea dell’Unione Camere penali e quelle di Nordio a Rai 3 sembra essere tracciato finalmente un preciso cronoprogramma delle riforme sulla giustizia. Nella prima parte del 2023, tra fine maggio e settembre, si avrà un primo pacchetto su intercettazioni, enfatizzazione della presunzione di innocenza, certezza della pena che non significa necessariamente carcere, abuso d’ufficio, traffico di influenze. Poi ci si focalizzerà su quelle riforme più impegnative: separazione delle carriere, prescrizione sostanziale, inappellabilità delle sentenze di assoluzione, riforma del Csm. Insomma un piano complesso che, come ha ribadito Sisto, dovrà vedere impegnate su uno stesso tavolo l’avvocatura, la magistratura e l’accademia. Ma sarà davvero così? Veramente il Governo punterà così in alto sulla giustizia, anzi su una giustizia di tipo liberale che piace più agli avvocati che all’Anm? Il dubbio sorge considerati questi primi mesi di Nordio a Via Arenula. Quando venne nominato Ministro cominciò a fare tutta una serie di dichiarazioni che entusiasmarono non poco coloro i quali credono in un diritto penale minimo, in una giustizia laica e nel carcere come extrema-ratio. Poi ad un certo punto silenzio: si pensò che Meloni gli avesse detto di tenere i toni bassi. Arrivò poco dopo l’illustrazione delle linee programmatiche a Camera e Senato e di nuovo esaltazione da parte soprattutto degli avvocati perché sentirono parlare nuovamente di separazione delle carriere o di norme contro l’abuso delle intercettazioni. Tuttavia il rapporto fiduciario cominciava già ad incrinarsi a partire dalla conferenza stampa in cui proprio Nordio si fece ambasciatore del provvedimento del nuovo ergastolo ostativo – lui che è contro l’ergastolo – contenuto nel decreto anti-raveparty. Ed allora si sono fatte sempre più numerose le voci di chi ha notato uno iato tra il vecchio Nordio scrittore e il nuovo Nordio Guardasigilli, fatto eleggere da Fratelli d’Italia. A dimostrazione di ciò sono arrivate le dichiarazioni rese due sere fa a Che tempo che fa dove stranamente Fazio, che non mette mai in difficoltà i propri interlocutori, è riuscito a replicare al Ministro.  Il conduttore ha ricordato a Nordio quanto scritto nel suo libricino ‘Giustizia’ (Liberilibri): “La statistica dimostra l’assenza di relazione tra la gravità delle pene e il numero dei reati”. “Lei è noto per essere un garantista – dice Fazio – Ecco le chiedo: cosa pensa allora di questi primi mesi di Governo dove sono stati promulgati il decreto per il rave party, il decreto Cutro, e quello per punire gli attivisti ecologisti? Non si va nella direzione esattamente contraria alle sue convinzioni?”. Nordio da (im)perfetto parafulmine dei pasticci del Governo ha replicato: “la pena come deterrente inefficace è una considerazione che risulta da tutta una serie di analisi storico-filosofiche”.  “E allora perché - incalza Fazio - quei provvedimenti?” “Perché molte volte il segnale che viene dal legislatore, il significato della legge penale” non ha un scopo “di deterrenza, nessuno si illude che aumentando di uno o due anni le pene per gli scafisti il fenomeno possa essere interrotto, ma ha un significato di attenzione politica, significa che la politica, in questo caso il Governo, è particolarmente attento a combattere questo fenomeno pernicioso che è il traffico di essere umani, e una di queste manifestazioni di attenzione è appunto la legge penale che viene inasprita; è un segnale politico più che di intimidazione giudiziaria”. Incredibile: Nordio che difende le leggi manifesto contro il diritto penale minimo e laico che giudica solo i fatti. Ma non finisce qui, perché lo scivolone più grande arriva nel tentativo non riuscito di difendere il cognato di Meloni, Lollobrigida e il suo timore della sostituzione etnica. “Per quanto riguarda le espressioni che ciascuno usa, questo fa parte del proprio linguaggio e molto spesso sono delle affermazioni che riflettono magari un modo di esprimersi che molto spesso non corrisponde con il mio. Però non credo siano peccati mortali su cui occorre soffermarsi più di tanto. Tante volte, quando ci si esprime, e questo lo si vede soprattutto nelle intercettazioni telefoniche, si usano dei linguaggi che poi vengono in un certo senso ripudiati”. Lo interrompe Fazio giustamente: “il caso di cui parliamo non è una intercettazione ma un discorso pubblico”. E il povero Nordio prova a difendere l’indifendibile: “Quando si parla pubblicamente, a maggior ragione, ci sono dei fattori che possono essere di emotività o anche di particolare tensione polemica per le quali si possono usare delle espressioni che altri non condividono”. Il Guardasigilli da Fazio ha risposto anche ad una domanda su Alfredo Cospito: “Le leggi, si può o no essere d’accordo, ma finché ci sono vanno applicate e i vari uffici giudiziari per lui hanno stabilito che deve rimanere al 41 bis. Ora è intervenuta la Corte Costituzionale" sulla questione dell'ergastolo, "vedremo le conseguenze. Quanto all'istituto del 41 bis, nessun partito politico vuole abolirlo, bisognerà decidere se lo si vuole solo per mafiosi e terroristi. Per ora, però, deve rimanere anche per reati gravi come quelli di Cospito”. Intanto ieri sarebbero scaduti i trenta giorni entro i quali Via Arenula avrebbe dovuto rispondere all’istanza di revoca del 41 bis presentata dal suo legale Flavio Rossi Albertini lo scorso 23 marzo. Abbiamo chiamato il Ministero ma nessuno ne sa nulla ufficialmente: vuol dire che Nordio semplicemente ha ignorato la richiesta, senza neppure motivare un eventuale rigetto? Attendiamo una risposta visto la rilevanza pubblica del caso.

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