Tutte le correnti contro Nordio

 Valentina Stella Dubbio 21 aprile 2023

Tutte le correnti della magistratura si compattano contro l’iniziativa del Ministro della Giustizia Carlo Nordio di avviare una ispezione nei confronti dei magistrati milanesi che hanno concesso i domiciliari a Artem Uss. L’ultimo gruppo ad esprimersi è stato quello di Magistratura indipendente«l'azione disciplinare non è e non deve essere uno strumento per criticare e mettere in discussione il merito dei provvedimenti giudiziari, che può e deve essere contestato soltanto con gli ordinari strumenti di impugnazione che il nostro ordinamento prevede». Per le toghe guidate da Angelo Piraino «il confine tra azione disciplinare e merito non è un mero cavillo, ma un imprescindibile paletto a difesa della giurisdizione». Le ulteriori informazioni che «si traggono dall'intervento del Ministro della Giustizia dinanzi alla Camera purtroppo non ci rassicurano sul fatto che questo confine non venga nuovamente valicato. Comprendiamo, pertanto, lo sconforto dei colleghi milanesi che si sono trovati al centro di questa spiacevole vicenda per aver esercitato le loro funzioni». Poco prima era arrivata la nota di Unicost«Desta forte preoccupazione l'iniziativa disciplinare del Ministro della Giustizia contro i giudici della Corte d’Appello di Milano». Per la corrente presieduta da Rossella Marro «L'atto di incolpazione, che ritiene il provvedimento frutto di una “grave ed inescusabile negligenza”, ricalca nella sostanza il contenuto di un atto giudiziario di impugnazione e rappresenta un'inedita forma di ingerenza nell'attività di interpretazione di norme di diritto». Infine un appello ai magistrati distaccati come fuori ruolo a Via Arenula: «L'iniziativa, gravemente lesiva del principio costituzionale di autonomia ed indipendenza, non può lasciare indifferenti tutti i magistrati, compresi quelli che ricoprono ruoli di collaborazione all'interno del Ministero, che auspichiamo assumano posizioni di netta contrarietà rispetto alla stessa, con tutte le determinazioni conseguenti». Nella giornata precedente si era fatta sentire anche Magistratura Democratica per cui l’iniziativa del Ministro « non può che destare sconcerto e viva preoccupazione, rappresentando una inedita, non consentita e pericolosa interferenza del Ministero nell’esercizio della giurisdizione». Per i magistrati capitanati da Stefano Musolino «non è prerogativa del Ministro entrare nel merito di una decisione pacificamente inserita nei binari della fisiologia giudiziaria, e anzi pregevolmente motivata nel segno del bilanciamento tra esigenze cautelari e principi di garanzia. Piuttosto, se il Ministero volesse interessarsi di questa vicenda restando nei limiti delle proprie funzioni, farebbe bene a chiedersi che cosa non ha funzionato nel meccanismo di controllo elettronico, la cui applicazione è proprio funzionale a impedire l’evasione del detenuto». Molto duramente aveva parlato anche il Segretario di Area Dg, Eugenio Albamonte: quello di Nordio «è un esercizio dell'azione disciplinare a furor di popolo, anzi di governo, che crea un precedente molto grave in termini di invadenza del potere esecutivo sull'autonomia e indipendenza della giurisdizione». E rappresenta anche «un modo per scaricare sugli altri le proprie responsabilità». Due sere fa era intervenuta anche la giunta dell’Anm che ha espresso «forte e viva preoccupazione» per quanto messo in campo dal Guardasigilli. Si tratta, scrivono, di «una grave invasione di campo nella sfera di competenza della giurisdizione, con inaccettabile intromissione sul sindacato interpretativo delle norme e sulla valutazione degli elementi di fatto sottesi alla decisione, che non possono essere oggetto di azione disciplinare, se non a costo di minare in radice l’autonomia e l’indipendenza dei giudici». Infine anche per tutti i componenti di ArticoloCentouno al Cdc dell’Anm l'azione disciplinare di Nordio «è semplicemente estranea ai binari costituzionali, tanto più che proviene da chi poteva chiedere un aggravamento del regime cautelare e non l'ha fatto». Per Andrea Reale e colleghi «è un precedente allarmante, che mette a rischio le prerogative della giurisdizione e, con esse, le libertà di tutti. La speranza è che il Ministro torni sui suoi passi ma l'Anm ha il dovere di attivarsi a supporto dei colleghi e della giurisdizione, oltre che con la scontata solidarietà verbale, con efficaci iniziative concrete».

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